il bagnasciuga

Il mese delle rose


E siccome non c'è rosa senza spine, maggio è il mese che conficca più spine nel mio cuore.Ricordi e mancanze dolorose che in questo mese fanno più male.
Impossibile in questo mese fare in modo che nessuno dei miei familiari parli di chi non c'è più e di chi cerco di tenere fuori dalla mia vita e dai miei pensieri.Si aprono le danze il tre maggio con l'anniversario del compleanno di mio padre, che ormai festeggia in cielo da dodici anni.Poi la festa della mamma. Dopo nemmeno dieci giorni è la volta dell'anniversario del matrimonio di Lucy, giornata per me da ricordare come una delle più stressanti della mia vita. Seguita a ruota dal compleanno del principino che quest'anno, per i suoi diciotto anni, ha riunito tutta la famiglia in un pranzo che ha messo a dura prova le doti teatrali di ognuno.Tre giorni ed è la volta dell'anniversario del mio fallito matrimonio. Per quanto cerchi di non dare spazio ai ricordi non riesco ancora a controllare i miei incubi notturni.Il tempo di riprendere fiato ed è la volta dell'anniversario della morte di mamma. Pioggia fuori dalle finestre, sui vetri e dentro di me.Domenica. Nel piccolissimo paese affacciato sul lago il sacerdote dice messa solo la domenica. Come ogni anno da tredici anni, l'ultima domenica di maggio mia sorella fa dire la messa per mamma e papà. Sono stati così uniti per tutta la vita che è impossibile non ricordarli insieme.In genere la mia tribù è sempre in altre faccende affaccendata e così, quando ci è stato possibile, siamo andati solo io e Scuttle.Quest'anno non avevano niente da fare ed hanno tutti accolto con apparente entusiasmo l'invito di mia sorella a restare da lei a pranzo.Pranzo collaborativo, ognuno porta qualcosa, a buffet.Diciotto mondi in una sola stanza.Ognuno con le sue nevrosi, con le cose non dette che tutti pensano ma guai a dirle, con i suoi giudizi e risentimenti verso l'altro, con il suo pesante fardello, con i conti che non tornano mai.Chissà perchè è più facile essere sopraffatti dal dolore che celebrare le piccole e grandi gioie che la vita ci ha dato.