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La strada del mare

Post n°131 pubblicato il 20 Settembre 2016 da la.cozza

E' abbastanza presto, stamattina. Ho mal di testa ed è il minimo dopo la nottataccia piena di incubi appena trascorsa. Qua e là strappi nel tappeto di nubi grigie mostrano un cielo azzurro ancora estivo. Percorriamo la strada del mare. Quella che da quando ero bambina mi ha portato ogni anno nel posto che più amo al mondo, quello dove mi sento veramente a casa e dove sono felice: il luogo delle vacanze estive della mia famiglia.
La strada è sempre la stessa ma oggi è tutto diverso.
Oggi la macchina non è piena di eccitatissimi bambini stipati tra borsoni e sacchetti che non hanno trovato posto nel bagagliaio pieno zeppo di valigie, passeggini, lettini da campo prima e pattini, canotti, pinne e maschere, cineprese e cavalletti poi mano a mano che passavano gli anni. L'eccitazione per l'inizio della vacanza ha lasciato il posto alla tensione per quello che troverò.
Cerco con gli occhi i rassicuranti usuali punti di riferimento, i paesaggi consueti e familiari che anno dopo anno ho accarezzato con lo sguardo ogni volta che ho percorso questa strada non soltanto in occasione delle vacanze. Quando hai un posto nel cuore ogni occasione è buona per raggiungerlo.
Incrociamo un'auto della polizia stradale, poi un mezzo della protezione civile. Due rosse auto dei vigili del fuoco. In uno slargo due gruppi elettrogeni attendono su un camion.
Poi le prime tende azzurre ci danno il triste benvenuto nel mondo stravolto finora conosciuto solo a due dimensioni, quelle di una immagine televisiva, e con un solo senso, quello della vista.
Gli Appennini sono sempre lì al loro posto, imponenti e pieni di fascino con la loro sciarpa di nubi basse.
Lavori in corso e caschi e giubbini arancioni e gialli a lato della strada. Le reti arancioni a nascondere le ferite dell'asfalto.
Altri mezzi di polizia, carabinieri, vigili del fuoco, croce rossa, asl, anas, esercito, protezione civile, incontriamo solo mezzi dotati di lampeggianti. Spenti. Per fortuna.
La targhetta sulla divisa del giovane uomo che ci ferma dice Polizia locale ma il suo accento suona straniero qui, familiare ad altri monti molto più a nord. Gentilmente ci spiega che dobbiamo tornare indietro, poi prendere il primo bivio che incontriamo sulla destra, poi girare a sinistra, poi mi perdo mentre ci parla di una salita mi perdo ancora e alla fine ricordo solo la prima e l'ultima delle sue indicazioni: san Cipriano.
Ci perdiamo in un dedalo di stradine di montagna, giriamo in tondo, altre tendopoli, il presidio sanitario, chiediamo indicazioni  e quando sembra proprio che siamo sulla strada giusta la troviamo sbarrata da un'auto della polizia. Stanno asfaltando la strada, finora poco più che una mulattiera, che l'emergenza ha promosso a strada principale.
Torniamo indietro con nuove indicazioni da ricordare e un percorso alternativo.
La strada del mare, così familiare e solare ormai è un ricordo sbiadito mentre la macchina si inerpica lungo un sentiero fangoso tracciato in un bosco. Sbagliamo di nuovo strada, torniamo indietro, chiediamo indicazioni. Un' altra tendopoli, piccolissima. Un pugno di case. Un pugno nello stomaco. Violento, così violento che resto stordita senza respiro. Ora l'immagine ha tutte e tre le dimensioni che la rendono reale e la percepisco con tutti i sensi, e fa male, quel brandello di casa rimasto lì coi muri come scheletrite braccia tese verso il cielo.
Al centro del paese, tra case ferite, un uomo anziano, un pò curvo, si guarda intorno come cercando qualcosa. Spaesato, nel vero senso del termine. Ci indica la strada e ci segue con lo sguardo. Strada per modo di dire. Ora il traffico è aumentato, un traffico sproporzionato per quel sentiero, procediamo mentre i cavalli e le mucche strappano ciuffi d'erba ai prati verdi inzuppati dalla pioggia degli ultimi giorni. Disturbiamo tre galline intente a becchettare in mezzo alla via e una papera bianca. Dietro la curva la troupe di una rete televisiva nazionale praticamente blocca il passaggio. Sono felice che siano lì, bisogna tenere alta l'attenzione ora che già non ne parla quasi più nessuno ma questa sembra essere l'unica strada e abbiamo impiegato molto più tempo del previsto per arrivare dove dobbiamo.

 
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