Abbandonare Tara

La barca a vela - un'altra vita 3


 
Vittorio Matteo Corcos, In lettura sul mare Avevo un innamorato con una barca a vela.Anzi, erano due fratelli ed erano un po' tutti e due innamorati di me. E io un po' di loro. Il più piccolo perché era bello, alto, abbronzato, e gli ridevano gli occhi, un po' infossati e nascosti da un ciuffo lungo di capelli. Ricordo che giocava bene a calcio e mi dedicava i suoi gol, nelle partite sulla spiaggia, in quelle luminose estati in cui certi innamoramenti leggeri si interrompevano con l'autunno ed erano poi pronti a ricominciare l'estate dopo, un appuntamento. Non a caso c'era una canzone: "stessa spiaggia, stesso mare".Il fratello più grande era ovviamente più serio, un po' filosofo, con quel fascino che i ragazzi più grandi esercitano sempre sulle adolescenti. Era lui quello della barca a vela, era lui quello con la patente, era lui quello che andava e veniva, già libero di fare vacanze da solo. Mi sembrava che tornasse per me; forse me lo faceva credere, anche. Mi portava in barca a vela, una barca minuscola, un guscio. Ma era emozionante, mi sentivo prescelta. Erano gite assolutamente innocenti: parlavamo, mi interrogava un po' su suo fratello, credo volesse sincerarsi di non essere un rivale per lui.La splendida costa della Versilia di allora, vista dal mare, era maestosa: le montagne che brillavano di chiazze di marmi, le pinete, la spiaggia sinuosa. Il mare calmo di settembre ci avvolgeva, si facevano bagni lunghissimi al largo, si seguiva il nuotare misterioso delle meduse.Una volta l padre dei ragazzi, un signore compitissimo ed elegante anche nel suo antiquato costume da bagno, disse esplicitamente che sarei stata una nuora perfetta. Molti anni dopo mi ricordai di quel signore perché mio suocero gli somigliava. Anche lui pensava che ero una nuora perfetta.