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Il Sole di Stagno - Romanzo

 

Il Sole di Stagno - Vincenzo Aiello - con-fine ed. - Bologna, 2006

C'è qualcosa che accomuna questo racconto di Aiello al grandioso romanzo di Walter Siti, Troppi paradisi. Così lontani e tra di loro diversi, entrambi si sono proposti di tematizzare il tempo, fissandolo alla svolta del secolo e del millennio. Per narrare come storia la contemporaneità e la propria stessa esperienza, senza consegnarsi all'autobiografia, bisogna scegliere una lingua e giova inoltre (secondo me) una cornice esplicita di referenti cronologici. Che annunci subito il carattere del testo, di selettiva ricostruzione. Distante dal testo soggettivo della semplice memoria. È il problema che Aiello, nella sua prova d'esordio, ha in parte eluso, affidandosi ai soli dati interni. Quanto alla lingua invece, o meglio alla voce di scrittore, ha usato felicemente, la sua, che nella nuova generazione è una delle più personali.

Lidia De Federicis (L'Indice dei Libri) 

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"Bartelby e compagnia"

Post n°403 pubblicato il 10 Febbraio 2010 da VincenzoAiello68
 
Foto di VincenzoAiello68

 

E’ una scandagliatrice delle molte pieghe dell’animo umano la poetessa napoletana Maria Teresa Sica che esordisce nella lirica con “Voli emozionali (pagg. 72, euro 9; AbbìAbbè edizioni in Giugliano)” una raccolta di liriche che hanno come tema conduttore l’umanità nelle sue varie declinazioni di senso.  L’autrice ha a cuore come primo ambito il rapporto amoroso e celebra il canto di Afrodite contro “la corsa a possedere”, a cui pospone l’amore silente che è quasi sempre irrazionale. Ma non le sfugge l’infinita varietà dei sentimenti che con le attese – a volte deluse - informano il sentimento amoroso e non sfugge alla registrazione di quei momenti che lasciano solo amarezza nell’altra metà del fiore. Non è però il suo empito amoroso dimentico della realtà che va sempre tenuta in considerazione, ma anche i momenti di razionalità la Sica li vive nella certezza che l’animo dell’amante non mente. Altri temi toccati dall’analisi poetica sono la guerra cieca che può spezzarsi solo mangiando il pane assieme; il tema religioso,che è invece trattato nella sua angolazione sacrale-liturgica, ricordando qui temi che abbiamo già ritrovato in “Lourdes” della orvietana Matteucci. L’incomprensibile dolore dei bambini fa capolinea in “Pediatria”, mentre sempre più spesso ritorna, nel dispiegare la realtà, mediandola, lo strumento della favola mitica, perché “il mito è ciò che non è mai stato ma sarà sempre”. Non ha un metro proprio per spiegare i suo pindarici voli emozionali, l’autrice, che asseconda con un ritmo che nasce da una fucina interiore che spiazza a volte per la sua sincerità, che come ci ricorda Franco Armino è una virtù sempre più periferica. Ma da questa periferia dell’anima giunge fino a noi un’eco di sofferenza forse non inutile, che prepara il campo ad altre fruttuose attese di altre anime che aspettano carezze di “contatti”.

Vincenzo Aiello

 

 
 
 
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