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Il Sole di Stagno - Romanzo

 

Il Sole di Stagno - Vincenzo Aiello - con-fine ed. - Bologna, 2006

C'è qualcosa che accomuna questo racconto di Aiello al grandioso romanzo di Walter Siti, Troppi paradisi. Così lontani e tra di loro diversi, entrambi si sono proposti di tematizzare il tempo, fissandolo alla svolta del secolo e del millennio. Per narrare come storia la contemporaneità e la propria stessa esperienza, senza consegnarsi all'autobiografia, bisogna scegliere una lingua e giova inoltre (secondo me) una cornice esplicita di referenti cronologici. Che annunci subito il carattere del testo, di selettiva ricostruzione. Distante dal testo soggettivo della semplice memoria. È il problema che Aiello, nella sua prova d'esordio, ha in parte eluso, affidandosi ai soli dati interni. Quanto alla lingua invece, o meglio alla voce di scrittore, ha usato felicemente, la sua, che nella nuova generazione è una delle più personali.

Lidia De Federicis (L'Indice dei Libri) 

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"L'angoscia del dopo"

Post n°1025 pubblicato il 18 Giugno 2012 da VincenzoAiello68
 
Foto di VincenzoAiello68

Lo scrittore palermitano, il 44enne Antonio Pagliaro, è alla sua terza opera, ma noi non avevamo avuto ancora la ventura di leggerlo. Ebbene con "La notte del gatto nero (pagg. 210, euro 14.50; Guanda)", quello che l'editrice di Laura Bosio ci presenta come un noir, e che noi pensiamo essere un romanzo sul cuore di tenebra contemporaneo in cui siamo immersi, Pagliaro ci convince. La storia ci propone la classica famiglia di 50enni di questo tempo: lui, Giovanni Ribaudo, insegnante di matematica in una paraficata; lei, Vera, adattatasi a fare da moglie e madre con una fissa per Chiesa cattolica praticante e biblico-testuale. Un figlio, Salvatore, diciannovenne, che ancora deve decidere il suo destino: Stati Uniti per imparare il mondo o facoltà universitaria al riparo dell'egida familiare? La notte tra il 2 ed il 3 marzo accade l'eventus damni: Salvatore non torna a casa e neanche l'elegante Rover familiare. Viene accusato di essere un corriere della droga. Da qui inizia la Via Crucis laica e religiosa dei Ribaudo tra l'Ucciardone, studi di avvocati stretti tra princìpi ed onorari, scorciatoie provate e non trovate. Sviluppo, trama ed epilogo lo lasciamo al felice lettore per non guastargli il succo giallesco del testo. Di Pagliaro vogliamo dire che la scelta della lingua - quell'impasto preciso, chiaro ed accattivante, screziato solo da forme verbali dialettali che ben riescono a dare connotazione di un'atmosfera sociale - gli dà ragione: perché la stessa tiene. Chè forse il romanzo avrebbe meritato un titolo più forte - e non alla moda del genere - come ad esempio: "Ci parlano dietro" oppure "Ebbe paura". Ma i complimenti alla Bosio sentiamo di farli lo stesso.

Vincenzo Aiello  

 
 
 
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