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La dignità di un uomo....

Post n°402 pubblicato il 03 Agosto 2011 da xteneraladyx




Umberto a vederlo ora non si direbbe che sia stato uno dei manager più richiesti sul mercato.

Umberto l’ho conosciuto una vigilia di Capodanno di qualche anno fa. Un Capodanno alternativo, un anno che decisi di trascorrerlo in modo diverso e forse in modo anche più sensato.

Tramite un associazione di   volontariato, fu organizzato un cenone di capodanno per tutti i poveri e quelli che vivono per strada…

Umberto vive per strada, è, come si definiscono ora quelli che vivono come lui ai margini della società, un barbone, non per sua scelta, ma per circostanze di vita che mi raccontò durante quella sera.

E’ una persona colta, fa piacere stare ad ascoltarlo.

Ha girato il mondo Umberto e “sempre in prima classe” mi precisa sorridendo.

E’ un uomo che malgrado la sua condizione, cerca di presentarsi sempre al meglio, ordinato e pulito (e mi sorprende come riesca a farlo)

Tra un piatto e l’altro si racconta.

Non so perché a me, ma quella sera, ha deciso che io sono la persona giusta per farlo.

Era un brillante neo laureato in economia, quando una grossa multinazionale lo assunse per riorganizzare alcune filiali all’estero.

Umberto è un giovane entusiasta e pieno di idee, fa presto a farsi notare e a salire pian piano i gradini del suo successo professionale.

E spesso all’estero, ma quando ritorna nella sua città non dimentica i vecchi amici e fa di tutto per riallacciare rapporti che erano nati ai tempi dell’università…

Anche Lidia l’ha conosciuta in facoltà, sono sempre stati solo amici, ma durante una serata in cui si ritrova con  i suoi ex compagni di studi, ritrova anche lei.

Lui mi guada con gli occhi che ridono, è stato un “colpo di fulmine” sai, come se prima non l’avessi mai guardata.

E così mi racconta che dopo sei mesi sono già marito e moglie.

Lei ha accettato il suo lavoro, anche il fatto che sia per lunghi periodi all’estero, i primi tempi lo segue anche, poi un giorno, (un bel giorno mi dice sorridendo lui) lei scopre di attendere il loro primo figlio, ci sono dei problemi, Lidia deve sottoporsi a frequenti controlli e di comune accordo decidono che lei si fermerà nella loro casa in Italia, fino a quando il bambino non sarà nato.

Umberto mi racconta che quei mesi furono pieni di ansia, ma poi tutto va bene e nasce il loro primo figlio. Convengono entrambi, che è impensabile costringere un bambino così piccolo a continui cambi di paese e quindi Lidia resta definitivamente in Italia.

Umberto fa la spola, e quando ha qualche giorno libero prende l’aereo e torna casa da qualsiasi parte del mondo si trovi...

Dopo un paio d’anni scoprono di essere in attesa di un altro bambino.

Tutto procede bene, sul lavoro Umberto è sempre più quotato, le responsabilità aumentano, i tempi per tornare a casa si accorciano sempre di più.

I bambini crescono, crescono senza avere il padre al fianco, sempre in giro per il mondo ad organizzare le vite altrui ma, senza poter mai fermarsi a guardare bene la propria.

Lidia inizia ad essere insofferente, pretende che Umberto sia più presente.

Umberto l’ama e adora i suoi figli.

Decide quindi di accettare un lavoro per una compagnia italiana più piccola, che non gli garantirà i guadagni percepiti nel passato, ma gli consentirà di lavorare vicino a casa.

Lidia è contenta di questa scelta e seguono anni sereni per loro.

Tutta procede bene, sono di fatto e comunque, una bella famiglia benestante.

Poi, com’è capitato a molti, la compagnia per cui lavora ha un tracollo finanziario e Umberto si ritrova di punto in bianco senza lavoro. Ha cinquant’anni un’età critica per ricollocarsi sul mercato e nonostante la sua preparazione e il suo curriculum trascorre mesi interi a sentirsi chiudere le porte in faccia.

Ne risente il suo umore e la sua autostima. A casa non viene compreso da Lidia, nè tanto meno dai suoi figli, con i quali malgrado gli sforzi, non è riuscito a mantenere dei rapporti sereni…ora hanno più di vent’anni e gli rinfacciano di non esserci mai stato quando loro avevano veramente bisogno di lui.

Le tensioni aumentano, iniziano a mancare le risorse finanziare che avevano permesso alla famiglia di mantenere un tenore di vita abbastanza alto.

I rapporti con Lidia si deteriorano rapidamente, continui litigi e recriminazioni conducono ad una separazione affatto tranquilla.

Non avendo al momento un lavoro stabile, il giudice stabilisce che l’uso della casa di proprietà di Umberto andrà a Lidia ed ai figli.

Così Umberto si ritrova fuori di casa senza un posto dove andare.

I suoi genitori sono morti da molti anni.

Non ha parenti a cui rivolgersi, né tanto meno amici. Quelli, quando la fortuna gira, molto spesso sanno sempre trovare il modo per voltarti le spalle…

Le poche risorse finanziare sono state requisite per il mantenimento dei figli e della moglie.

Umberto accetta di fare qualsiasi lavoro. E’ figlio di gente modesta, non si è mai montato la testa, sa che ogni lavoro è degno, purchè onesto.

Vive nella sua macchina, parcheggiata in una strada periferica della città.

Quando non  può fare diversamente, va alla mensa dei poveri che le associazioni di volontariato gestiscono nella città.

Cerca sempre di mantenersi decoroso e pulito.
Mi racconta la sua storia in modo sereno.
Solo una volta gli brillano gli occhi, quando ricorda i suoi figli.
Non li ha più rivisti.
Loro non vogliono vederlo.
Lo considerano un fallito e se ne vergognano.

Ascolto Umberto e non posso fare a meno di provare compassione per lui.

Eppure in lui vedo serenità e speranza.

E come se si fosse adattato alla situazione ma continuasse a sperare che le cose cambieranno….

Non so che fine abbia fatto…non ne ho avuto più notizie.

Ricordo solo un paio d’occhi che sorridevano a dispetto di tutto...... 



 
 
 
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