La finestra di Ciro

I legionari in Cina


È tornata alla ribalta la notizia che una parte dei 50000 legionari di Crasso, sconfitti nel 53 a.C. dai Parti nella battaglia di Carre, si sottrassero con la fuga alla prigionia, rifugiandosi in Cina.                    
           Il primo a sostenere questa tesi fu Plutarco, quando parla di Crasso nella sua opera “Vita Parallele”. Poi l’argomento fu ripreso nel secolo scorso dal sinologo americano H. Dubs, che nel 1942, basandosi sulla descrizione rinvenuta nelle fonti cinesi di uno scontro avvenuto nel 35 a.C. nei pressi della città di Zhizhi , l'attuale Drambul, sul fiume Talas tra truppe cinesi, impegnate in una spedizione contro un capo ribelle, e soldati al servizio di questi, dedusse trattarsi di legionari romani divenuti mercenari. Avevano infatti adottato in battaglia una formazione a "scaglia di pesce", cioè a "testuggine", tipica delle legioni romane.          La battaglia di Carre e lo scontro sul Talas sono realmente avvenuti, sia pur a distanza di venti anni. Non c'è da dubitare. Dubbi si possono avere invece sulla identificazione di quei mercenari con dei legionari romani. Come minimo infatti il più giovane di essi doveva avere circa 40 anni e tutti non potevano trovarsi nelle migliori condizioni fisiche dopo venti anni di fughe, di marce e di stenti in un paese ostile. Solo questa considerazione  sarebbe stata sufficiente per accantonare la tesi di Dubs, per quanto avvincente essa fosse.         Ma ciò non avvenne, perché nel 1990, l'ufficialissima rivista Beijing Review dedicò ad essa un articolo dal titolo “The First Romans in China”. Secondo costoro, i cento e più soldati fatti prigionieri dai cinesi dopo la conquista di Zhizhi sarebbero stati trasferiti insieme a un migliaio di abitanti della città nella provincia del Gansu. Qui una città sarebbe stata costruita per loro o da loro, il cui nome, Lijian, stranamente simile a quello dato dai cinesi del tempo all'Impero Romano, confermerebbe che quei soldati fatti prigionieri erano proprio ex-legionari romani.  
L'origine romana della città sarebbe confermata anche dagli scavi, che hanno portato alla luce strade intersecantisi ad angolo retto, come negli accampamenti romani, nonché dalle caratteristiche fisiche di alcuni abitanti dei villaggi circonvicini, dai capelli biondi e gli occhi azzurri, il che proverebbe la loro discendenza, dopo più di 2000 anni, dai legionari romani.  
Nel 2005 poi, dei test sul DNA hanno confermato che alcuni degli abitanti del villaggio sono infatti di origine straniera, il che ha portato molti esperti a concludere che sono i discendenti dei soldati dell' esercito romano guidato dal generale Marco Licinio Crasso. Però, in tutto questo lasso di tempo, a nessun esperto che ha trattato l’argomento, sembra essergli passato per la mente che probabilmente quei contadini del Gansu,  biondi, dagli occhi azzurri e dal naso aquilino, potrebbero essere discendenti di immigrati slavi o turchi stabilitisi in quella regione nel corso degli ultimi secoli.           Questa “svista” potrebbe non essere causale, perché oltre alla notorietà che ha offerto in tutto questo tempo il “dibattito storico”, la notizia ha suscitato anche la curiosità del popolo cinese. E così quel villaggio sperduto, nella provincia nord occidentale cinese del Gansu, sta diventando meta di migliaia di turisti e una delle nuove attrazioni nel paese.  Tanto che  nella piazza di Lijian una dozzina di cinesi dall'aspetto occidentale,  vestiti con armature e dotate di scudi, attraggono con finte battaglie e parate frotte di turisti curiosi.