La finestra di Ciro

Verità nascoste e privacy


La recente pubblicazione sul sito listaouting.wordpress.com dei nomi di dieci politici gay e omofobi, ha alzato un grande polverone. A questo punto bisogna chiedersi: è corretto  divulgare le abitudini sessuali di una persona, specialmente se questa preferisce tenerle riservate? E’ ovvio che, se si tratta di un privato cittadino, la risposta deve essere un no perentorio.       Ma quando si tratta di politici ? Beh, in questo caso il giudizio cambia sostanzialmente. Perché  se si sceglie di essere uomini pubblici, bisogna anche rinunciare volontariamente al diritto alla privacy. Non tanto perché la morale del politico debba essere, come quella della moglie di Cesare, al di sopra di ogni sospetto.      Ma  piuttosto perché, essendo i politici rappresentanti non di se stessi, ma dei loro elettori, questi ultimi hanno il sacrosanto diritto di sapere di che stampo sia la persona per cui votano.                
 
               
 
       Se andiamo a vedere la lista incriminata, fra i nomi eccellenti spiccano quelli di Roberto Formigoni (PdL), storico esponente del movimento fondamentalista cattolico Comunione e Liberazione, e di Luca Volontè (Udc), anch’esso seguace di don Giussani, e promotore della legge sulla funzione sociale degli oratori. Oltre a quelli di Massimo Corsaro (PdL), esponente del movimento Scienza e Vita, che ha fatto fallire il referendum del 2005 sulla procreazione assistita, e di Roberto Calderoli (LegaNord), recordman mondiale di dichiarazioni fasciste e razziste.                      
       Per non parlare poi di Gianni Letta, eminenza grigia dei governi Berlusconi e gentiluomo di Sua Santità.        Tutta gente questa, stando a quanto riferisce il sito, che  predica bene ma razzola male. Ovviamente, non con l’intento di considerare l’omosessualità un male, o una perversione secondo natura. Ma nel senso che sono loro stessi a predicare che essa sia così, ricevendo anche per questo i voti di chi la pensa come loro.       Dunque, è sacrosanto che si smascheri la loro duplicità, purché però lo si faccia portando almeno qualche straccio di prova: cosa che il sito incriminato purtroppo non fa.       Le inchieste giornalistiche serie,  sono corredate di prove certe. Quando ci si limita a pubblicare una lista che sa più di delazione, che non di requisitoria, si rientra a far parte della peggior tradizione del giornalismo di gossip.