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Il Diavolo in Corpo

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Dilaniata dall'esplosione ..

Post n°8288 pubblicato il 30 Gennaio 2018 da nina.monamour

 

 

Domenica sera gran bel film, stavolta Canale 5, racconta la storia di questa giovane che faceva parta della scorta di Borsellino. Nel cast ci sono anche Riccardo Scamarcio, Ivana Lotito, Lorenza Indovina per la regia di Stefano Mordini.

A una ragazza di ventiquattro anni la pistola non si addice e invece a Emanuela si. Aveva deciso di essere una donna poliziotto, senza per questo rinunciare a essere quello che era prima di tutto, una ragazza come tante. Emanuela Loi era, perché non è più, dilaniata dall’esplosione che il giorno 19 luglio del 1992 l’ha uccisa in via D’Amelio insieme al giudice Paolo Borsellino e ai quattro colleghi della scorta, A. Catalano, E. W. Cosina, Li Muli e Traina. Emanuela quel giorno è diventata la prima donna poliziotto morta in servizio, uccisa dalla mafia.


 

Nata e cresciuta in Sardegna e appassionata del suo lavoro come della vita, voleva fare l’insegnante, ma la sorte l’aveva portata da un’altra parte. Era andata ad accompagnare la sorella per quel concorso in Polizia, ma alla fine era stata lei ad essere scelta. Arruolatasi all’età di vent’anni, dopo il diploma magistrale, aveva fatto il suo percorso prima alla scuola allievi di Trieste e poi direttamente a Palermo.

Nel giro di due anni era stata affidata al commissariato di Palermo Libertà e da lì in poi i primi incarichi come il piantonamento al boss Francesco Madonia. Nonostante tutto a Palermo si era ambientata bene, aveva creato un gruppetto stretto di amicizie isolane, ma quello che piaceva in particolare a Emanuela era muoversi con il camper della polizia che le consentiva di stare in mezzo alla gente di Palermo.

Emanuela era però anche affascinata dal lavoro delle scorte e aveva fatto amicizia con il caposcorta di Falcone, Antonio Montinaro. L’attentato di Capaci era stato uno choc per tutti, ma lei comunque aveva fatto la sua scelta, anche in memoria del suo amico Antonio, e aveva deciso di mettersi a disposizione anche per quel servizio. Nel giugno del 1992 era soltanto da un mese che Emanuela era stata assegnata definitivamente al servizio scorte e dopo poco era stata assegnata proprio alla scorta più difficile, quella del giudice Borsellino.



Domenica 19 luglio 1992 sembrava una giornata tranquilla, il giudice Borsellino doveva andare a casa della madre, in via D’Amelio. Emanuela lo aveva visto salutare la famiglia e i figli. Avevano fatto il tragitto in macchina fin sotto casa, si erano fermati e lei era scesa prima, controllando che tutto fosse libero.

Il capo scorta aveva dato il via libera, il giudice poteva uscire dall’auto blindata e andare verso il portone dell’appartamento della madre. Emanuela lo aveva visto passarle a fianco e poi l’esplosione, una deflagrazione che ha sentito tutta la città. Nessuno avrà pensato in quel momento agli uomini della scorta, nessuno avrà pensato a Emanuela Loi, una giovane ragazza bionda che non doveva essere lì e che sarà ricordata come la prima vittima donna della polizia.

 
 
 
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