Creato da nina.monamour il 11/06/2010
 

Il Diavolo in Corpo

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Calati juncu ca passa la china...

Post n°8056 pubblicato il 24 Luglio 2017 da nina.monamour




Francamente non me lo aspettavo, sapere che, secondo il Censis, metà dei Comuni siciliani ha sacche mafiose e che l’83% dei siciliani viene a contatto in qualche modo con la mafia, mi riporta ad una realtà che avevo ritenuto migliore.

Pensavo che in testa alle organizzazioni mafiose ci fosse la ‘ndrangheta calabrese, anche perché la consideravo la più forte per il traffico di droga e la grande disponibilità di denaro, invece il Censis ci dice che l’organizzazione più radicata sul territorio è quella siciliana, con particolare riferimento alla provincia agrigentina.

Di getto verrebbe da dire che questi numeri sono gonfiati, che non siamo messi così male, ma sarebbe un errore nascondere la testa dentro la sabbia come gli struzzi. La mafia c’è, e ci dobbiamo fare i conti tutti i giorni e questo nonostante i tanti arresti, i tanti processi, le tante confische di beni.
Non è nemmeno il caso di stabilire "primati" cioè se sia più mafiosa la provincia di Palermo, o quella di Catania, oppure quella di Caltanissetta. Il fenomeno non risparmia né la pur virtuosa Ragusa e nemmeno la piccola Enna, è una storia che si trascina dietro da almeno un secolo

C’è stato un tempo, fino al ’92-’93, in cui la Sicilia era come la Colombia perché la mafia uccideva Magistrati, Giornalisti, Imprenditori, Politici, molti altri li minacciava.

 


Un lavoro di sangue di gente che si conoscevano per costanti rapporti di lavoro, erano l’esempio della Sicilia migliore, speravano che questo sacrificio riuscisse a riportare la criminalità in un ambito fisiologico. La reazione c’è stata, ma non è ancora sufficiente, come dimostra la scarsità di denunce da parte di chi paga il "pizzo".

Qualche decina di coraggiosi, ma gli altri? Occorreranno ancora parecchi anni per bonificare i territori, perché arrestare e condannare è necessario e meritorio, ma non basta, bisogna aspettare che cambi la subcultura che si annida nei quartieri degradati delle nostre città e nei paesi piccoli e gandi.

La reazione dello Stato ha prodotto questo effetto positivo, la mafia ha imparato che non le conviene uccidere perché suscita allarme sociale. Non dimentichiamo le stragi di Palermo, i cento morti l’anno a Catania, o le mattanze di Gela.

Oggi Cosa Nostra si mimetizza, punta agli "affari" travestendosi di legalità, mentre lo spaccio di droga e le estorsioni vengono lasciati alla minutaglia.

Questo camuffarsi provoca in molti l’illusione che la mafia non ci sia o che non sia pericolosa, invece essa cresce sotto mentite spoglie, come prima della sua cattura ha ordinato Bernardo Provenzano secondo la vecchia massima mafiosa calati juncu ca passa la china.

E siccome è una mafia che non spara, tranne casi eccezionali in cui l’organizzazione è in pericolo, è più difficile individuarla e colpirla.

Buona giornata..

 

 
 
 
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