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BLOG DI SILVIA DE ANGELIS

 

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SCHERZI DELLA MEMORIA

Post n°1085 pubblicato il 03 Giugno 2014 da das.silvia

E’ esperienza comune che la memoria venga meno con l’avanzare dell’età, soprattutto la capacità di stare attenti e concentrarsi, nonostante non ci sia una conoscenza esauriente dell’effetto prodotto dall’invecchiamento sulle capacità mnemoniche.
A volte possono essere ansia e depressione causa dei problemi di memoria in età anziana o malattie come diabete, ipertensione o l’uso inappropriato di farmaci.
E’ vero anche che verso i sessant’anni la memoria comincia a non essere più quella di prima. E da allora cominciano le ansie e le paure del genere: “Avrò chiuso il gas, le finestre o la porta di casa?, “Come si chiama il nipote di …?”, “Ma dove avrò messo le chiavi della macchina ?”.
Qualcuno, poi, asserisce anche di sentirsi più spesso confuso o avere molti déjàvu…
Accertato di essere in buona salute, niente paura: sono esperienze abbastanza normali e succede un po’ a tutti.
I dejavu, tanto per incominciare, sono un fenomeno molto curioso della memoria che riguarda ogni fascia di età e non è affatto vero che incrementano in età avanzata. Si tratta di un’esperienza molto comune e di cui, allo stesso tempo, non si sa quasi nulla.
Ma cosa si intende per “déjàvu”?
È la sensazione che una situazione sia stata già vissuta in precedenza, associata al tempo stesso alla consapevolezza che non può essere accaduto. l’episodio dura una manciata di secondi.
Sono state proposte diverse teorie per spiegare il déjàvu: per alcuni potrebbe essere il risultato di una breve disfunzione del sistema nervoso, simile a quelle dell’epilessia; secondo altri studiosi, il déjàvu si verificherebbe quando non c’è un perfetto riconoscimento o collegamento tra ciò che stiamo percependo e ciò che è già nostri archivi di memoria; altri ancora suggeriscono che il déjavu sia il frutto di una “doppia percezione”; infine, le più accreditate teorie mnestiche propongono che il déjàvu sia scatenato da qualcosa che abbiamo davvero visto o immaginato prima, sia nella vita cosciente che leggendo, vedendo un film o in un sogno.
Un elemento familiare appartenente a un altro contesto è sufficiente a scatenare un’esperienza di déjàvu. Ad esempio, se mi succede a casa del mio nuovo vicino, è probabile che quel divano color verde che ha in salotto sia identico nell’aspetto a un divano della casa di campagna di mia nonna, ma io non posso riconoscerlo in questo nuovo contesto.
Si tratterebbe insomma di un errore di memoria: il ripescaggio di un elemento senza che sia accessibile il contesto complessivo. È un po’ quello che capita quando siamo sicuri di riconoscere una persona e non riusciamo a ricordare assolutamente chi sia e dove l’abbiamo vista prima.
Dejavu a parte, quel che conta è che i ricordi della vita, in particolare quelli più significativi e quindi importanti per ciascuno di noi, non svaniscono mai!
E poi in ogni caso, sappiamo che la memoria può essere aiutata a funzionare normalmente se la si aiuta. La perdita di memoria, in sostanza, si può molto rallentare, a giudicare dai risultati di uno studio dello statunitense National Institute of Aging, denominato Active Cognitive Training for Indipendent and Vital Elderly: persone, tra i 65 ed i 94 anni, in buona salute, sono state divise in gruppi impegnati in esercizi per la memoria, esercizi per il ragionamento e la capacità di risolvere problemi, esercizi per la velocità di reazione e per l’attenzione.
I risultati dell’esperimento sono inequivocabili: tutti i partecipanti hanno migliorato le loro capacità e questo miglioramento è durato nei due anni successivi.
Per mantenere giovane la nostra memoria, quindi, teniamola in esercizio. Utilizziamo ausili come sveglie, nodi ai fazzoletti, agende, appunti, e così via. Concludiamo le cose che si stanno facendo prima d’iniziare una nuova attività per non rischiare ad esempio di lasciare pericolosamente il ferro da stiro acceso o pentole sul fuoco!
Attenzione soprattutto ad evitare il “pensionamento mentale”, mantenendo o aumentando interessi e attività (ricreative, sociali, culturali) in modo da esercitare indirettamente anche la memoria.


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