Quid novi?

La borbottona


La borbottonaFurono già non è molto tempo due giovani, maschio e femmina, i quali s'amavano affettuosamente, e parea loro di non poter vivere l'uno senza l'altro. Di che patteggiando onestamente divennero marito e moglie. Ne' primi giorni ogni cosa fu pace e amore: ma come si fa che gli uomini e le donne tengono sempre nascosta qualche cosellina quando sono innamorati, che si manifesta poi con la pratica del matrimonio, il quale fa conoscere le magagne dell'una parte e dall'altra, avvenne che la donna, la quale bellissima era, si scoperse di tal condizione che d'ogni leggera cosetta borbottava sempre, e avea una lingua serpentina che toccava le midolle. Amavala il marito con tutto l'animo; ma dal lato suo essendo piuttosto collerico, ora si divorava dentro, e talora gli uscivano di bocca cose che gli dispiaceva d'averle dette.Per liberarsi in parte dell'affanno, incominciò a darsi al bere, e uscito di casa con le compagnie degli amici, n'andava qua e colà, e assaggiando varie qualità di vini, ritornava la sera a casa con due occhiacci, che parea una civetta, e a pena potea favellare. Immagini ognuno la grata accoglienza che gli facea la moglie; la quale non sì tosto sentiva la chiave voltarsi nella serratura, che andata in capo della Scala col gozzo di villanie ripieno, lasciava andare un'ondata d'ingiurie che lo coprivano da capo a' piedi.Egli mezzo assordato, e strano pel vino che avea in testa, le diceva altrettanto con una favella mezza mozza; e poi si metteva a dormire. Finalmente andò tanto innanzi la faccenda, che poco si vedeano più, perché il marito stava da sé solo anche la notte, e talvolta anche più non veniva a casa, ma dormiva alla taverna.La donna disperata di quest'ultima vendetta, andò ad una buona femmina che facea professione di bacchettona, e le chiese consiglio. Questa, per abbreviarla, le diede una cert'ampolla d'acqua limpidissima, ch'ella dicea d'avere avuta da un pellegrino venuto d'oltremare, di grandissima virtù, e le disse che quando il marito suo venisse a casa, se l'empiesse incontanente la bocca, e si guardasse molto bene d'inghiottirla o sputarla fuori, ma la tenesse ben salda; e tale sperienza facesse più volte, e poi le rendesse conto della riuscita. La donna presa l'ampolla, e ringraziatala cordialmente se n'andò a casa sua, e attendeva il marito per far prova della mirabile acqua che a lei era stata data. Ed ecco che il marito picchia, ed ella empiutasi la bocca va ad aprire. Sale il marito, mezzo timoroso dell'usata canzone, e si maraviglia di trovarla cheta com'olio; dice due parole, ed ella niente. Il marito le domanda, che è ed ella gli fa atti cortesi e buon occhio, e zitto. Il marito si rallegra; ella dice fra sé: ecco l'effetto dell'acqua; e si consola. La pace fu fatta. Durò l'acqua più dì, e sempre vi fu un'armonia che pareano due colombe. Il marito non usciva di casa, tutto era consolazione. Ma venuta meno l'acqua dell'ampolla, eccoti di nuovo in campo la zuffa. La donna ricorre alla bacchettona di nuovo: e quella dice: oimè, rotto è il vaso, dove tenea l'acqua! Che s'ha a fare? risponde l'altra. Tenete, risponde la bacchettona, la bocca come se voi aveste l'acqua dentro, e vedrete che vi riuscirà a quel medesimo.Non so se la novella sia al proposito; ma fate sperienza. Ogni sorta d'acqua credo che vaglia, e sentite che anche senza acqua si può fare il segreto.Gasparo Gozzi