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« Facezie di Lodovico CarboneEpulario »

Buffonerie del Gonnella

Post n°4519 pubblicato il 27 Agosto 2019 da valerio.sampieri
 

Facezie, Motti, Buffonerie, et Burle, Del Piovano Arlotto, del Gonnella, et del Barlacchia, Novamente stampate. In Milano Per Valerio & fratelli da Meda. 1568.

Il testo è stato trascritto da Edoardo Mori per il suo sito sulle facezie


UNA DONNA ONESTA
Aveva uno speziale la moglie poco pudica, di che essendo avvertito da più suoi amici, che volesse provvedere alla vergogna di casa sua, cominciò a combattere con la donna, sgridandola stranamente e minacciandola. Ella, secondo il costume delle donne, si détte a piangere, negando gagliardamente con giuramento, ciò esser vero, e che tali cose erano dette da invidiosi, e da persone maligne, per farla vivere mal contenta. Al marito parch'ella dicessi il vero, e tornando di nuovo gli amici ad ammonirlo disse loro: Non mi date più impaccio, che è da credere che sappi meglio i fatti sua, o ella o voi? Rispondendo gli amici, ella, soggiunse lo speziale, e ella dice che voi mentite tutti per la gola.

TUTTI MEDICI
Alla tavola del Duca una mattina si disputava di qual sorte artefici o qual professione fusse maggior numero in Ferrara, e dicendosi da diversi diverse cose, il Duca domandò il Gonnella della sua opinione; ed egli rispose: Di Medici ci è il maggior numero, e non accade dubitarne. Allora il Duca: Tu mostri bene d'essere poco pratico, come se tu non sapessi, che in questa città sono a fatica due o tre medici. Rispose il Gonnella: E' sì par bene che tu abbi gran faccende, che tu non abbi notizia della tua città, e de' suoi cittadini; e stando sul contendere sopra di ciò, ne fecero scommessa. Il Gonnella adunque la mattina seguente a buon'ora fasciatasi prima la gola, e il viso con lana ed altro, se n'andò alla porta di Duomo, dove ciascuno che passava lo domandava che male avesse, ed egli rispondeva che gli dolevano i denti, e chi gli dava un rimedio e chi un altro, allora presa la penna scriveva i nomi e rimedi; e così andando poi per la città domandando ognuno che scontrava di rimedii, fece una lista di più di trecento, che gli avevano insegnata la medicina, e tornato in palazzo a ora di desinare, si rappresentò al Duca così fasciato, facendo vista d'avere un gran duolo, il quale come lo vedde intese che gli dolevano i denti, subito gli dette un rimedio, il Gonnella dicendo voler far la medecina se ne andò a casa, e messa a ordine la lista de' rimedii, e di chi gli dava, scrisse il Duca nel primo luogo.
L'altro giorno, come se fusse guarito, sfasciata la gola tornò al Duca ricordandogli la scommessa fatta, e che lo pagasse perché aveva vinto, e cavata fuori la lista, la dette al Duca a leggere, il quale leggendo prima il suo nome, e poi di tanti altri, ridendo confessò di aver perso, e gli fece contare i danari.

NIENTE
Minaccio da Bologna avendosi giucato fino alle brache sedeva in una taverna molto mal contento, quasi piangendo. Un suo amico lo domandò che cosa avesse; egli rispose: Niente. Adunque perché piangi? disse l'amico, se niente hai? Esso replicò: E però piango io perché non ho niente. Ma intendeva colui che Minaccio non avesse occasione di piangere, ed egli intendeva che non aveva niente, perché s'era giucato ogni cosa.

UN CONSIGLIO PER IL MATRIMONIO
Trovandosi a un paio di nozze il Gonnella dove fece molte buffonerie veggendo che lo sposo era vecchio e la sposa di poca età e bella gli disse: Messere voi avete tolto un bel podere, ma bisogna che togliate chi vi aiuti lavorando, accioché non resti sodo.

UTILE AI LADRI
Per una solennità di Natale, essendo il detto Duca in Chiesa con vesta di broccato, segli accostò il Gonnella, e versogli addosso un cartoccio pieno di pidocchi, e tiratosi da una banda stava a vedere quello che seguisse. Il Duca indi a poco cominciò a sentirsi mordere nella gola, e messosi le mani trova che sono pidocchi, e così pigliandone parecchi, sentendo che moltiplicavano accenna che gli sia tratta la veste, subito il Gonnella che stava avvertito la prese e mentre che il Duca si rassettava, si dileguò con la veste sotto il braccio, e portatasela a casa non la volse poi rendere, e così se la guadagnò.

I CIECHI
Andò il Gonnella una mattina al Duomo alla messa, e trovati tre ciechi, che stavano accattando accanto l'uno a l'altro, e' disse loro: Pigliate questo testone, partitevelo fra voi e pregate Dio per me; e non lo dette a nessuno. I ciechi lo ringraziarono, e dicendo: Dio ve lo meriti, faremo orazione per voi, pensando che l'avesse lasciato a un di loro. E venuta l'ora del desinare, volendosene andare a casa, cominciorono a dire tra loro: Dividiamo il testone, a che accordandosi tutti, disse uno: Chi l'ha lo scambi. E dicendo ciascuno io non l'ho, e replicando: Tu l'hai, anzi tu, cominciarono a darsi delle mazzate, e si sarebbero storpiati se le persone che passavano non gli avessero divisi.

LE MUTANDE DEL GONNELLA NON SONO MACCHERONI
Entrando il Gonnella una mattina nelle stanze della Duchessa, vedde che ella insieme con le sue damigelle faceva maccheroni, e domandando quello che fusse nel paiuolo, gli risposono che erano panni e che faceva bucato. Andò allora il buffone in un canto, si cavò le mutande e tornato destramente le gettò nel paiuolo, che alcuna non se ne avvede. Le donne volendo poi cavare i maccheroni già cotti, ne' piatti d'argento trovorno le brache del Gonnella e credendo che fusse un maccherone grosso lo messono in un piatto, ma guardando più minutamente s'accorsero quello che fusse, onde Madama montata in collera cominciò a gridare: para, piglia, che il Gonnella fusse preso, ma egli sfuggendo a tutta briglia scontrò il Duca al quale narrò tutto; il Duca ridendo lo menò a Madama, assicurandolo che non gli fusse fatto dispiacere.

LE DONNE SONO TUTTE ONESTE
Aveva fatto il Gonnella uno scherzo alla Duchessa, che non gl'era piaciuto, ond'ella si deliberò castigarlo, e chiamate parecchie donzelle, disse loro che pigliassino un buon bastone in mano per una, e quando venisse il Gonnella lo bastonassino molto bene, che non si lasciassino avviluppare con le sue ciance; tutte risposeno che farebbero il debito senza rispetto alcuno. Allora Madama mandò per lui, il quale subito venuto come vedde i bastoni in mano alle donne, avvisandosi quel ch'era, disse io so che mi volete dare, ma prima vi chieggo una grazia, che lasciate cominciare a quella che io ho baciata più volte, e chi è maggior puttana di voi, quella sia la prima a darmi. Cominciarono allora tutte a guardarsi in viso, dicendo io non fui mai puttana; intanto il buffone discostatosi, saltò fuori di camera e andossi con Dio senza busse. La Duchessa riprese assai le Damigelle, ma esse rispondevano che non erano state mai puttane e che non arebbono mai cominciato a dargli.

GONNELLA FA PASSAR PER SORDE LA MOGLIE E LA DUCHESSA
Essendosi malata la duchessa, il duca disse al Gonnella: - Manda un poco a palazzo la tua moglie a trattenere Madama! - Rispose il Gonnella: - Signore, non ve ne curate, perché ella è sorda e non ode se non si grida forte! - Replicò il duca: - Mandala a ogni modo, ché la duchessa l'arà caro. - Il buffone, tornato a casa, disse alla moglie: - E' bisogna che tu vada a corte a visitare la duchessa, e, se il duca ti dice cosa alcuna, rispondili con cenni e grida forte, perché gli è sordo. - Andata la donna, trovò il duca in camera dalla duchessa, il quale avvisandosi chi ella fussi, gli domandò con alta voce se ella era la moglie del Gonnella. Cominciò la donna a cennare e poi a rispondere, gridando quanto poteva, credendo che il duca fussi sordo; di sorte che la duchessa sbalordita per le grida, pregò il duca che parlassi più piano. Egli disse: - Costei è sorda e bisogna gridare, altrimenti non sentirebbe. - La donna, sentendo questo, disse: - Signore, sordo siate voi, che così mi ha detto il Gonnella! - Stupissi il duca, che s'accorse dello inganno dello astuto buffone, e più non parlò e la donna se ne tornò a casa borbottando.

GONNELLA GETTA IL SUO CAVALLO DA UNA FINESTRA
Il duca Borso, veggendo il cavallo del Gonnella ch'era pieno di guidaleschi, vecchio, secco e mal condotto, gli disse: - Che vuoi tu fare di questa rozza? - Rispose il buffone: - Se tu avessi gli occhiali, tu non diresti così, perché il mio cavallo è buono, quanto alcuno che tu ne abbi in stalla, e giucherò cento ducati contro un sacco di grano che il mio salta più alto che non farà nessuno de' tuoi migliori. - Il duca rispose che giucherebbe. Allora il Gonnella menò il suo cavallo in palazzo su per le scale nella sala maggiore. Il duca similmente fece condurre uno de' suoi assai buono, credendo che si avessi a far la prova in sala. Allora il buffone accostò il suo alle finestre e, datogli la spinta, lo fece traboccare in piazza, che v'era un'altezza di molte braccia e nel cadere fece sì gran romore, che parve che il palazzo rovinassi dalle fondamenta. Il duca, vista la pazzia del buffone, disse più presto voler dargli un sacco di grano che far saltare il suo cavallo a quella guisa, e commesse che gli fussi dato il grano. Ma lo astuto buffone fece fare un sacco che teneva quattro moggia e lo volse far empiere.

GONNELLA CONVINCE LA DUCHESSA A DARSI PER DANARO
In presenza del duca si ragionava un giorno di una gentildonna che aveva venduto il suo onore. Disse il Gonnella: - Oh sta bene, non è donna alcuna che non facessi il simile e fino a Madama credo che l'accocherebbe per danari. - Disse il duca: - Se ti dà il cuore di svolgere la duchessa, io ti voglio donare una vesta! - Il buffone restato d'accordo, come prima potette avere la duchessa sola, gli disse pianamente: - Signora, egli è uno che vi vuole un gran bene! - La duchessa, montata in collera, cominciò a dirli villania e minacciarlo di fare impiccare. Ma egli, seguitando, disse: - Egli è il marchese di Mantova, che muore per vostro amore, e sapete quanto sia bello e cortese signore e mi ha detto che vi donerà mille scudi, se lo fate godere del vostro amore, e, se non bastano, ne darà due mila, cinque mila, dieci mila e quanti ne vorrete. - Sentendo sì gran proferte Madama fece un ghigno, dicendo: - Tu potresti tanto dire, ch'io starei cheta. - Allora il Gonnella, tutto allegro, corse al duca, dicendo: - Signore, venghino e danari che la puttana ci è! - e raccontò il tutto al duca, il quale poi spesso ne motteggiava la duchessa.

 
 
 
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Un blog di: valerio.sampieri
Data di creazione: 26/04/2008
 

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