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Letteratura, musica e quello che mi interessa

 

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Poesie varie (di Cesare Pascarella, Nino Ilari, Leonardo da Vinci, Raffaello Sanzio)

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Osservazioni sulla tortura e singolarmente sugli effetti che produsse all'occasione delle unzioni malefiche alle quali si attribuì la pestilenza che devastò Milano l'anno 1630 - Prima edizione 1804 (di Pietro Verri)

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Il Dittamondo, Libro Quinto
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Rime inedite del Cinquecento (di vari autori)
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Ultime 20 parole

Post n°4471 pubblicato il 26 Maggio 2018 da valerio.sampieri
 

Con questo post chiudo la carrellata di termini desueti, poco comuni o usati a sproposito. Un paio di esse fanno parte dell'armamentario di Vince, il quale le usa così spesso che, a volte, me le sogno la notte !!!! Sul mio blog di wordpress, sul quale ho pubblicato anche parole non presenti su Quid novi?, creerò una pagina, allorché raggiungerò quota 200 (per ora sono a quota 160).

affé - Sulla fede, per la fede, in locuzioni quali affé di Dio (anche in grafia unita, affediddio, affeddiddio), affé di Bacco, affé mia o affemmìa, pronunciate come energica affermazione, equivalenti a «in verità, per davvero». Anche senza complemento: affé, che gliela faccio pagar cara!; non mi gabbate affé (T. Tasso)

afferire - Concernere, riguardar; appartenere, fare parte

coìre - Compiere il coito, congiungersi in un rapporto sessuale

delìquio - Oscuramento passeggero e più o meno profondo della coscienza, accompagnato da senso di vertigine, offuscamento della vista, indebolimento dell’azione cardiaca, pallore intenso, sudore freddo, perdita delle forze e rilasciamento muscolare più o meno gravi, fino all’abbandono completo del corpo e alla caduta

estrinsecare - Manifestare con segni esteriori, significare, esprimere

fanfaluca - Falena, cenere che si leva in aria da cose che bruciano. Ciancia, frottola

fantàsima - Spettro, ombra, incubo, o di oggetto senza realtà, immagine illusoria

giaùrro - Designazione spregiativa usata un tempo dai musulmani, specialmente turchi, verso i cristiani

mercé - Mercede, nel senso di ricompensa, premio (significato antico). Aiuto, pietà, grazia. In unione con un aggettivo possessivo -o nelle forme "mercé il", "mercé al", significa «per merito, per opera» con riferimento a persona, «per mezzo di, mediante» con riferimento a cosa. Talvolta è usato anche in tono ironico con il significato di «a cagione, per colpa». Fortuna, caso fortunato. Arbitrio, discrezione. Formula di ringraziamento, equivalente a «grazie». Poiché, per il fatto che, in grazia al fatto che

mercéde - Ciò che si dà a una persona come compenso per un lavoro o corrispettivo per una prestazione; è vocabolo più nobile e solenne e insieme più generico dei sinonimi paga, salario. Ricompensa, premio, anche di natura spirituale. Opera degna di ricompensa, azione meritoria, merito in genere. Pietà, grazia

osmòsi - Fenomeno di diffusione tra due liquidi miscibili attraverso una membrana di separazione, che può essere provocato da cause di natura termica (termoosmosi), elettrica (elettroosmosi) o, nel caso più comune, da una differenza di concentrazione tra due soluzioni di uguali componenti o tra una soluzione e il suo solvente. Influenza reciproca che persone, gruppi, elementi diversi esercitano l’uno sull’altro, soprattutto in quanto intervenga una reciproca compenetrazione di idee, atteggiamenti, esperienze e simili

paràfrasi - Esposizione con parole proprie, con una costruzione più semplice e chiara rispetto all’originale, e spesso con sviluppi e amplificazioni, di un testo. I musica, componimento quasi sempre strumentale, in cui si segue, con variazioni più o meno ardite, il discorso di un componimento originale

perspìcuo - Che si lascia attraversare dalla luce, diafano, trasparente. Chiaro a intendersi, evidente, di facile comprensione

silano - Appartenente o relativo alla Sila. Abitante della Sila. Nome generico dei composti sintetici di silicio e idrogeno

sintagma - Unità sintattica di varia complessità e autonomia, di livello intermedio tra la parola e la frase

transustanziazióne - Nella teologia cattolica, la totale conversione della sostanza del pane e del vino nella sostanza del corpo e del sangue di Cristo, che si attua per l’onnipotenza divina nella consacrazione durante la messa

trascendentale - Che trascende, cioè va oltre, supera certi limiti, un certo grado, un certo ordine. In filosofia, nel linguaggio della scolastica, sono dichiarati nozioni trascendentale, attributi trascendentale, gli aspetti generali dell’ente in quanto ente, prima che lo si ponga in rapporto con i soggetti dei quali si predica. Con sign. diverso usa il termine Kant per indicare ciò che è indipendente dall’esperienza e in partic. le condizioni generali sotto le quali le cose possono divenire oggetto della nostra conoscenza, quindi le forme a priori in cui si ordinano i dati empirici e senza le quali essi non potrebbero essere pensati. Il concetto di trascendentale subisce mutamenti profondi negli sviluppi successivi dell’idealismo: in Fichte definisce la caratteristica della dottrina della scienza secondo cui tutti gli aspetti della conoscenza dipendono dall’Io; in Schelling l’idealismo è trascendentale in quanto assorbe l’oggetto come tale; più ampiamente, nel pensiero contemporaneo, è trascendentale ciò che appartiene al soggetto in quanto condiziona l’oggetto ossia la realtà; in G. Gentile l’Io trascendentale è l’Io assoluto che «pone» la realtà; in E. Husserl la riflessione fenomenologica trascendentale è quella per la quale il soggetto lascia il terreno empirico e considera l’atto di pensiero senza alcun riferimento a percezioni empiriche. In musica, che richiede, per l’esecuzione, un virtuosismo eccezionale, superiore al normale. Nel linguaggio corrente, il termine si usa nel significato di "molto difficile e complesso, astruso, arduo". Iperbolicamente si usa nel senso di "eccezionale, che ha caratteri di eccezionalità"

trascendènte - Termine che specifica il carattere di ciò che è al di là di un limite, soprattutto al di là delle facoltà conoscitive dell’uomo, o di una realtà data e definita, concetto che si precisa in Kant come ciò che sorpassa ogni possibile esperienza. In matematica, il termine è riferito a qualsiasi ente che non sia algebrico

unìsono - Di suoni simultanei e di uguale altezza; talora riferito anche alle fonti del suono. In musica è più usato nella locuzione all’unisono, per indicare l’effetto di due o più suoni di uguale altezza, anche se di diverso timbro, uditi simultaneamente In senso figurato: oncorde, conforme. Comune soprattutto nella locuzione all’unisono: concordemente, in piena armonia

usbèrgo - Indumento protettivo del corpo, in uso nel medioevo per la difesa personale del guerriero: consisteva in una veste di maglia di ferro, a forma di lunga camicia, aperta talora sul davanti a metà coscia, variamente lavorata. Armatura

 
 
 
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Un blog di: valerio.sampieri
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