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La duttrinella 91-95

Post n°2494 pubblicato il 18 Gennaio 2016 da valerio.sampieri
 

Luigi Ferretti
La duttrinella. Cento sonetti in vernacolo romanesco. Roma, Tipografia Barbèra, 1877.

Maestro. - Qual'è il peccato mortale?
Discepolo. - E quello che si commette contro la carità di Dio e del prossimo, e si dice mortale! perchè priva l'anima della sua vita spirituale, che è la grazia di Dio.
Maestro. - Questo come ci viene ad essere perdonato?
Discepolo. - Con il Santo Battesimo, quando l'uomo si battezza in età di aver peccato attualmente, o con il Sagramento della penitenza, come si è detto di sopra, e chi muore in peccato mortale va alle pene eterne dell'Inferno.

XCI.

D. G. E mme sapressi a ddi 'st'artro peccato?
Peppe. Quelo mortale? E nu ll' ò da sapè?
Questo è mmortale, dice lui, perchè
L'anima nostr' aresta senza fiato,

Ch'er fiato suo, pe cquer che cc'è spiegato
Qui ddrento, lo sapete si cchedè?
È la grazzia de Ddio.
D. G. Questo va bbe';
Ma ddì, cquesto po' esse perdonato?

Peppe. Pe cquesto cqui ppo' esse puro grosso
Quanto se sia, che ttrovi quanno vôi
Er modo de levattelo da dosso.

L'unica cosa da fatte capace
È dde morì ssenz' er peccato, e ppoi
Der resto fa cquer che tte ppare e ppiace.

Luigi Ferretti
La duttrinella. Cento sonetti in vernacolo romanesco. Roma, Tipografia Barbèra, 1877, pagina 97



Maestro. - Qual'è il peccato veniale?
Discepolo. - È quello, che non è contro la Carità, e non priva l'anima della grazia, nè manda alle pene dell'Inferno; ma nondimeno dispiace a Dio, perchè non è conforme alla sua volontà, sminuisce il fervore della carità e però bisogna purgarlo in questo mondo, o nel purgatorio ch'è nell'altra vita.

XCII.

D. G. Eh! ffin' a un certo segno, fijo mio.
Di' mmo' cchedè 'r veniale?
Peppe. Questo cqua
Dice nun è ccome cquell'artri llà,
Che cqui la grazzia nun ce dice addio,

Ma ppuro questo j' adispiace a Ddio,
Puro co cquesto cqui la carità,
Pe cquanto fai, se va a ffà bbuggiarà,
Cusì ddice, ma ppoi ciàggionto io,

Ch'er peggio è cquesto, che nun ce so' ssanti,
Ma 'sti peccati bbe' cche nun so' ggnente,
Avemo da purgalli tutti quanti.

Sempre 'na storia! prima co l'inferno,
Po' er purgatorio, po' n' artr' accidente...
Se commatte cor foco in sempiterno.

Luigi Ferretti
La duttrinella. Cento sonetti in vernacolo romanesco. Roma, Tipografia Barbèra, 1877, pagina 98



Maestro. - Quanti sono i vizj capitali, e come fonti di tutti i peccati?
Discepolo. - Sono sette, ed a tutti è opposta la virtù contraria.
1. Superbia, 2. Avarizia. 3. Lussuria. 4. Ira. 6. Gola. 6. Invidia. 7. Accidia.

XCIII.

D. G. Sverto, sverto, Peppetto, annam'avanti
P'amore de la vergine Mmaria:
Sta' attento dunque e ddimm' un po' ssi cquanti
So' in tutto, e ddilli bbene, anima mia,

Li vizzi capitali.
Peppe. Eh ssì, sso' ttanti!
D.G. Tanti?! So' ssette.
Peppe. Sicuro, ma vvia!
Me par'a mme che bbisogn'esse santi
Pe nnun avenne uno armenchessia.

Vedete io, parlateme d'invidia,
dde superbia, o dd'ira, o dd'avarizia,
O dde lussuria e mmagara d'accidia,

Nun so' cche ssia, ma io per quinto gola
Ciò un nonsocchè... bbe'? vve pare ggiustizzia
De mannamm'a bbrucià ppe cquesta sola?

Luigi Ferretti
La duttrinella. Cento sonetti in vernacolo romanesco. Roma, Tipografia Barbèra, 1877, pagina 99



Maestro. - Quanti sono i peccati contro lo Spirito Santo?
Discepolo. - Sono sei:
1. Disperazione della salute.
2. Presunzione di salvarsi senza meriti.
3. Impugnare la verità conosciuta.
4. Invidia della grazia altrui.
5. Ostinazione ne' peccati.
6. Impenitenza finale.

XCIV.

Peppe. E nun basta: me vienghen' a la mente
Artri sei; primo la disperatone
De la salate, po' la prosunzione
D'annà llassù ssenz'avè ffatto ggnente,

Poi negà cquer che ddice l'artra ggente,
Quarto ave invidia che ll'artre persone
Je stiin' in grazzia, quinto ostinazzione
Ne li peccati, e mmorì impenitente.

Vedete che sso' ssei: bbe' ttutto quanto
Quer che cc'è scritto, nun è mmica Iddio
Che sse ne pija, è lo Spirito Ssanto.

N'artro padrone! Mma Ddio sa cquaggiù
Come se sta cco uno! e ddico io...
Che sse farà llassù cche sso' dde ppiù?

Luigi Ferretti
La duttrinella. Cento sonetti in vernacolo romanesco. Roma, Tipografia Barbèra, 1877, pagina 100



Maestro. - Quanti sono i peccati che gridano vendetta avanti al cospetto di Dio?
Discepolo. - Sono quattro:
1. Omicidio volontario.
2. Peccato carnale contro natura,
3. Oppressione dei poveri.
4. Fraudare la mercede agli operai.

XCV.

Peppe. E pper urtimo poi c' è 'r contentino
De 'st'artri quattro a ffa sta allegro er monno.
Pe ttre, ssi cciàrifretto un pochettino,
Io tanto li capisco... ma er siconno...

Potressivo spiegammel' un tantino?
Più cche lo leggo e ppiù mme ce confonno:
Ma cce scummetto io ch'er Belarmino
Drent' a 'sta cosa c' era annat' a ffonno,
 
Si nno...
D. G. Sta' zzitto e llassa 'sti peccati.
Peppe. Voi dite bbe', mma è 'na protesa bbuffa,
Doppo che Ggesucristo l'à inventati

Cusì ggrossi e dde spece accusì vvaria!
Tanto co ppochi sòrdi, e pur' auffa
Se po' ave ssempre indurgenza prenaria.

Luigi Ferretti
La duttrinella. Cento sonetti in vernacolo romanesco. Roma, Tipografia Barbèra, 1877, pagina 101

 
 
 
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Un blog di: valerio.sampieri
Data di creazione: 26/04/2008
 

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