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La duttrinella 56-60

Post n°2421 pubblicato il 31 Dicembre 2015 da valerio.sampieri
 

Luigi Ferretti
La duttrinella. Cento sonetti in vernacolo romanesco. Roma, Tipografia Barbèra, 1877

Maestro. - Dichiarate il terzo.
Discepolo. - Comanda il terzo l'osservanza delle feste, la quale consiste in astenersi dalle opere servili, per aver tempo di occuparsi in considerare i benefizi divini, visitare le Chiese, fare orazione, leggere libri spirituali, udire gli uffici divini, e fare altre simili opere spirituali e sante.

LVI.

D. G. Sicuro... cioè nno... ma annam' avanti.
Che ddice 'r terzo?
Peppe. Dice c'ogni mese
Sem ' obbrigati propio tutti quanti,
Quanno ch' è ffesta, a vvisità le cchiese,

A ffà orazzione, a annà a ssentì li canti
De li preti, e ggiranno p' er paese
Legge l'uffizzio e ll'artri libbri santi;
Me pareno però ccerte protese

Buffe!... si ll'artri ggiorni nun ci aresta
Un' ora pe' ppijacce un po' de svario
E nun ciàvemo artro che la festa,

Propio nu mme vo' entrà ne la capoccia
Che ss'abbi a spregà 'r tempo a ddì er rosario
Invece de passallo a ffà bbisboccia.

Luigi Ferretti
La duttrinella. Cento sonetti in vernacolo romanesco. Roma, Tipografia Barbèra, 1877, pagina 62



Maestro, - Dichiarate il quarto.
Discepolo. - Il quarto ordina che si onori il Padre e la Madre, non solo con riverenza di parole, o di cavarsi la berretta, ma ancora con aiutarli e sovvenirli nei loro bisogni: e quello che si dice del padre e della madre, si deve ancora osservare con gli altri prossimi, sebbene non ci è tanto obbligo, quanto con il Padre e la Madre, i quali ci hanno dato l' essere, e ci hanno allevati con molta loro fatica.

LVII.

D. G. Si sseguiti te metto in penitenza.
Peppe. Er quarto dice che ss'à da dà rretta
A ttata e a mmamma, e cch' è n' impertinenza
A nun dà a'lloro quello che j'aspetta.

E nun abbasta a ffaje riverenza
A cchiacchiere o ccavasse la baretta,
Ma ddaje ajuto e avecce un po' pacenza
E cco' ttata, e cco' mmamma, poveretta!

Tutto quest' è ppe lloro; e ddice poi
Quer ch' è pp' er padre e ppe la madre tua
S' intenne cqui dell' artri come nnoi,

Casòchemmai ciàvessi da commatte;
Sibbè dde meno che ccoll' artri dua
Che cciànno mess'ar monno e ddat'el latte.

Luigi Ferretti
La duttrinella. Cento sonetti in vernacolo romanesco. Roma, Tipografia Barbèra, 1877, pagina 63



Maestro. - Dichiarate il quinto.
Discepolo. - Nel quinto ci comanda, che non ammazziamo alcuno ingiustamente, né gli facciamo altro male alla persona: e dico ingiustamente, perchè li giudici, i quali condannano i malfattori a morte, ed i ministri di giustizia che li fanno morire, come ancora i soldati nella guerra giusta, non peccano, mentre feriscono o ammazzano.

LVIII.

D. G. Zitt' un po', fijo; sento che vviè ggente.
Famme vedè: ssi ssapessi che nnoja
A fa er curato!... Annamo co 'sta joja...
Sbrighete, er quinto, di', lo sai a mmente?

Peppe. Se dice cqui che nun ce piji voja
De fa mmale a cquarcuno ingiustamente,
cquarchevvorta ammazzallo pe ggnente,
Come succede... ammeno fussi er boja,

Che li cristiani lui li po' ffà in dua
Appena che sso' stati condannati;
Che nun se sa cche cquella è ll'arte sua?

E nun peccano poi manco p' er c...
Li sordati a ammazzà ll'artri sordati,
Che ttanto quella è ccarne da strapazzo.

Luigi Ferretti
La duttrinella. Cento sonetti in vernacolo romanesco. Roma, Tipografia Barbèra, 1877, pagina 64



Maestro. - Dichiarate il sesto.
Discepolo, - Comanda il sesto, che non si faccia adulterio, cioè peccato con la donna d'altri, e s'intende ancora, che non si faccia fornicazione, né altro peccato carnale.

LIX.

Peppe. Sete contento, via?
D. G. Nun dico questo:
E ppoi, fijo, dai troppa protenzione;
Ma ssi cce presti un po'ppiù d'attenzione
Sarà mmejo pe tte. Dichiara er sesto.

Peppe. Eh! 'sto commannamento è un po' indiggesto,
Ggià vve l'ò ddetto in un'artra lezzione:
Ma cche ss' intenne pe ffornicazzione?
D. G. Lassa 'ste cose, vattene, fa'llesto

Ch' è bbello tardi.
Peppe. Ma cche cc'entra er forno?
D. G. C' entra perchè cce cape, fijo mio.
Vatten' a ccasa.
Peppe. Eppoi, quann'aritorno?

D. G. Torna domani.
Peppe. Be', mma ddico io,....
A cc' ora vengo?
D. G. Verso mezzogiorno.
Peppe. Va bbe'.
D. G. Ssi' bbono.
Peppe. Ce vedemo.
D. G. Addio.

Luigi Ferretti
La duttrinella. Cento sonetti in vernacolo romanesco. Roma, Tipografia Barbèra, 1877, pagina 65



V. la pagina precedente.

LX.

D.G. E Ppippo?
Peppe. Ecchelo cqua, ppadre curato.
D. G. Be', avanti.
Peppe. Avanti? statem' a ssentì:
Nu mme volete spiegà sto peccato
De jeri si cchedè?
B.G. Chett'ò da dì?

So' ccose serie...
Peppe. Ma ssi cc' è stampato
Vojo sapello. .
D. G. Nun se po'.
Peppe. Ma ssi.
D. G. Ma, ffijo mio, quanno te l'ò spiegato
Tu, cce scummetto, nu lo poi capì.

Peppe. Ma a un dipresso?
D. G. ... So ccerti peccatucci...
Cat. Sor padrone, se po'?
D. G. Vatt' a fifa f... [fotte]
Che vvôi?
Cat. Ggnente: ce so' sti regazzaccL

Peppe. A pproposito, va', ne la duttrina
Nun ce dice...?
D. G. De che?
Peppe. De le mig... [mignotte]
D. G. E cche cc' entreno cqui cco Ccaterina?!

Luigi Ferretti
La duttrinella. Cento sonetti in vernacolo romanesco. Roma, Tipografia Barbèra, 1877, pagina 66

 
 
 
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