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Il Malmantile racquistato 12-2

Post n°1932 pubblicato il 18 Agosto 2015 da valerio.sampieri
 

DUODECIMO CANTARE

30.
Un oratore intanto de' più bravi
A Celidora Malmantile invia,
Che del castello ad essa dà le chiavi
E rende omaggio colla dicería;
Ed ella in detti maestosi e gravi
Pronta risponde a tant'ambasceria;
Indi le chiavi piglia, e un altro mazzo
Di quelle delle stanze del palazzo.

31.
E perch'egli è un pezzo ch'ell'ha voglia
Di riveder come d'arnesi è pieno,
Del manto e d'altri addobbi si dispoglia,
E comincia a girarlo dal terreno (1250).
I guardarobi aspetta ad ogni soglia
Ch'ad aprir gli usci paiono il baleno.
E subito poi lesto uno staffiere,
Quand'ella passa, le alza le portiere.

32.
Ed ella se ne va sicura e franca,
Sapendo ogni traforo (1251) a menadito;
Perchè troppo non è ch'ella ne manca
E l'abitò fin quando avea marito.
Scese, girò, salì, nè mai fu stanca,
Sinchè non ebbe di veder finito;
All'ultimo si fece in guardaroba
Aprir gli armadi, e cavar fuor la roba.

33.
Spiegasi prima sopr'a un tavolotto
Un abito mavì (1252) di mezza lana,
Che in su' fianchi appiccato ha per di sotto
Un lindo guardinfante alla romana;
Poi viene un verde e nuovo camiciotto (1253)
Con bianche imbastiture (1254) alla balzana;
E poi due trincerate (1255) camiciuole
Che fanno piazza d'arme alle tignuole.

34.
Una zimarra pur di saia nera,
Per dove si fa a' sassi (1256) arcisquisita;
Perchè gli aliotti (1257) e il bavero a spalliera
Paran la testa e in giù mezza la vita;
Portandola alle nozze o a una fiera,
Tôrre e comprar si può roba infinita,
Ch'ell'ha due manicon sì badïali
Ch'e' tengon per quattordici arsenali.

35.
Una cappa tanè, bella e pulita,
Di cotone, sebben resta indeciso
S'ella è di drappo (1258) o pur ringiovanita
Perchè non se le vede pelo in viso;
Evvi d'abiti pur copia infinita,
Ma chi tinto, chi rotto e chi riciso,
Chè 'l tempo guasta il tutto, e per natura
Cosa bella quaggiù passa e non dura.

36.
Basta (1259), se v'è qualcosa un po' cattiva,
Che Celidora ha quivi abiti e panni,
Che al certo, tuttavolta ch'ella viva,
Può francamente andar in là con gli anni;
Ma perchè al suo cuor magno non s'arriva
Di certe toppe, scampoli e soppanni
Tôrsi d'impaccio volle, e a quella gente,
Ch'ell'ha dintorno, farne un bel presente.

37.
Due altri armadi poi fur visitati,
Che l'uno è tutto pien di biancheria
l'altro di paramenti ricamati
D'oro netto (1260) con nobil maestria;
E un altro di più tresche e arnesi usati,
E calze, e scarpe, e simil mercanzia
Che a vedersi per ultimo è rimasa;
V'è poi la masserizia della casa.

38.
Di qui si parte, ed apre uno stipetto.
D'intagli e d'arabeschi ornato e ricco,
E trova due cassette di belletto,
Cert'altre dì pezzette e d'orichicco (1261)
Una di biacca, e in una un bel vasetto
Che dà l'acqua da rogna per lambicco;
'N un'altra, ch'elle furon fino a dieci,
Ellera (1262) a mazzi e un bel tascon di ceci.

39.
Ad un casson di ferro va da zezzo,
E quivi trova il morto (1263) ma da vero;
Chè i diamanti e le gioie di gran prezzo
Non v'hanno (1264) che far nulla e sono un zero;
Perchè si tratta ch' e' vi fosse un vezzo
Di perle, che sebben pendeano in nero,
Eran sì grosse, che si parse, voce
Ch'ell'eran poco manco d'una noce.

40.
D'anelli e d'orecchini v'è il marame (1265),
Tanti gioielli poi che è un fracasso:
Di medaglie dorate o vuoi di rame
Un moggio ne misurano e di passo (1266);
Ma quella è spazzatura ed un litame,
Rispetto alle monete che più basso
Le più belle comparsero del mondo;
Chè in fatti i pesci grossi stanno al fondo.

41.
Tutte in sacchetti co' lor polizzini
Che dicon la moneta che v' è drento;
Le piastre sono in uno, in un fiorini,
In un gli scudi d'oro, in un d'argento,
Lire in un, giuli in questo, in quel carlini;
Poi dopo un ordinato spartimento
Di crazie, soldi e più danar minuti,
Sonvi i quattrini, i piccioli e i battuti.

42.
Poi ne venivan gli occhi di civette (1267);
Ma il proseguir più oltre fu interrotto,
Perchè alla donna venner più staffette
A dir che'l duca le volea far motto;
Ond'ella il tutto nel casson rimette:
E riserrato, scende giù di sotto
Ove Baldon l'aspetta in istivali
E per partir di quivi sta in sull'ali.

43.
Perch'aggiustate omai tutte le cose,
Che più desiderar non si potea,
Egli, ch'era per far come le spose
La ritornata (1268), idest, alla Ducea,
In punto a questo fine allor si pose;
E in quel, che il camerier della chinea (1269)
La puliva per metterle la sella,
Licenziossi così dalla sorella.

44.
Omai è tempo, cara Celidora,
Che inverso li miei sudditi m'appressi;
Chè 'l trattenermi di vantaggio fuora,
Pregiudicar potrebbe a' miei interessi.
Però qui resta tu co' tuoi in buon'ora
E fátti amare e rispettar da essi;
Ed in ordine a questo si conviene
Fare anche un'altra cosa per tuo bene.

45.
Perchè s'io parto poi, cugina mia,
Non so se tu ci avrai tutti i tuoi gusti;
Chè qui non è nessun che per te sia
Mentre sorgesser poi nuovi disgusti,
Ma voglia il ciel ch'io dica la bugia;
Ad ogni modo io vo' che tu t'aggiusti
Per sicurtà con un compagno il quale
S'accasi teco: e questo è il Generale.

46.
I tuoi Stati difender si dà vanto,
Chè tu vedi, egli è bravo quant'un Marte;
E se fin or per noi ha fatto tanto,
Pensa quel ch'ei farà s'egli entra a parte.
Orsù dágli la man, cava su il guanto;
E voi non ve ne state più in disparte:
Casa Latoni (1270), o Amostante nostro,
Fatevi innanzi, dite il fatto vostro.

47.
Ovvia passate qua da mia cugina,
Ch'avete voi paura che vi morda?
Guardate se vi piace la pannina (1271);
Dite, non ci tenete in sulla corda,
Bisogna domandarne alla Regina,
Rispose il General, s'ella s'accorda
Chè quanto a me, giá son bell'e accordato,
Anzi terrei d'averne di beato (1272).

48.
Sì egli è dover sentir l'altra campana,
Baldon soggiunse voi parlate bene,
Già so, questo va in forma e per la piana,
Ed altrimenti far non si conviene.
Così alla donna dice: ovvia su, trana (1273),
Rispondi presto, cavaci di pene,
Vuo'l tu? parla: or oltre dàlla fuore,
Di' mai più (1274) sì, e daccela (1275) in favore.

49.
Ed ella nel sentir com'ei l'astringe
A dar pronta risposta a tal domanda,
D'un modesto rossor tutta si tinge
Perchè morir volea colla grillanda (1276);
Pur alfin nelle spalle si ristringe,
E dice che farà quanto comanda.
O garbato! rispose allor Baldone,
Oh così presto e male, e conclusione!

50.
Dagli dunque la mano in mia presenza.
E voi, o General, datela a lei;
Ch'io voglio prima della mia partenza
Veder solennizzar questi imenei.
Ma per non recar tedio all'udïenza,
Idest a chi ascolta i versi miei,
Col trattar sempre d'una stessa cosa
Lasciamgli, e andiamo incontro a un'altra sposa.

51.
Seguito col suo eroe (1277) già Psiche avea
La strega che da lui fuggiasi ratta;
Quand'ei l'incorse colla cinquadea (1278)
Perch'al duello non volle la gatta (1279),
E per questa rival nuova Medea,
Che rovinata l'ha intrafinefatta (1280),
Adesso è tribolata al maggior grado,
E s'allor pianse, or qui tira per dado (1281).

52.
Perchè dopo d'aver cercato tanto
Amor, di chi fu sempre ansiosa e vaga,
Sel trova chiuso in un luogo d'incanto,
Per opra pur di questa crudel maga.
La quale in quei frangenti fatto il pianto (1282)
Di patria e beni, di morir presaga,
E che in suo onor doveansi fra poco
Alzar capanne (1283) e far cose di fuoco (1284);

53.
Più non potendo aver Cupido sposo
Perocch'Amor da' morti sta lontano,
Non vuol, s'ei muor, così n'ha il cuor geloso,
Che pur veduto sia da corpo umano;
Perciò con incantesmi l'ha nascoso
Facendo come il can dell'ortolano,
Ch'all'insalata non vuoi metter bocca
E non può comportar s'altri la tocca.

54.
Già, Calagrillo e Psiche ebbero avviso
Di tutto quello ch'è seguíto in corte;
Ma il luogo appunto non si sa preciso,
Però si fanno aprir tutte le porte;
Intanto crosciar sentesi un gran riso,
E quel ch'è peggio poi suonar, ma forte,
Bastonate di peso traboccanti,
Senza conoscer chi recò contanti (1285).

55.
Giù per le scale ognun presto addirizza (1286)
Chè dal timor glì s'arricciano i peli;
Ma Calagrillo altiero e pien di stizza
Colla sua striscia fa colpi crudeli;
Va per la stanza, e fende, taglia e infizza,
Ma non chiappa, se non de' ragnateli;
Paride giunge col suo libro intanto,
E il diavol caccia e manda via l'incanto.

56.
Così dopo gli affanni e le fatiche
Sofferti per tant'anni e lustri interi,
Ritrovatosi Amore, ed egli, e Psiche
Rappatumati fur da' cavalieri;
Onde scordati dell'ingiurie antiche
E riuniti più che volentieri,
Ai regi sposi fero i baciabassi (1287),
Restando a parte di lor feste e spassi.

57.
Giunti i cialdoni poi e fatto il ballo,
Il duca diede affin l'ultimo addio;
E subito con ogni suo vassallo
In verso Ugnano si pigliò il pendío.
E Calagrillo in groppa al suo cavallo
Preso con Psiche il faretrato Dio,
Anch'ei partì, e inteso il lor disegno,
Gli ricondusse all'amoroso regno.

58.
Finito è il nostro scherzo: or facciam festa (1288)
Perchè la storia mia non va più avanti;
Sicchè da fare adesso altro non resta,
Se non ch'io reverisca gli ascoltanti.
Ond'io perciò cavandomi di testa,
Mi v'inchino, e ringrazio tutti quanti.
Stretta la foglia sia, larga la via:
Dite la vostra, ch'i' ho detto la mia (1289).

Note:
(1250) TERRENO. Piano terreno.
(1251) TRAFORO. Ripostiglio.
(1252) MAVÌ. Color turchino chiaro.
(1253) CAMICCIOTTO dicevano le contadin invece di sottana.
(1254) IMBASTITURA. Piegatura in giro da piedi (alla balzana) della veste, cucita per ornamento con punti bianchi esterni, che somigliano quelli che fanno i sarti nell'imbastire.
(1255) TRINCERATE (trinciate).
(1256) DOVE SI FA A' SASSI. Questo bel giochetto del fare a' sassi in Firenze, ma non in Roma, è dismesso da secoli, a dispetto della profezia che diceva: Guai Firenze, quando in Mercato non si farà a' sassi.
(1257) ALIOTTI. Pistagne nelle attaccature delle maniche.
(1258) IL DRAPPO si riconosce dal cotone perchè non ha il pelo annodato.
(1259) BASTA ecc. Con tutto questo discorso riesce a dire: Se non muore, invecchia di certo.
(1260) D'ORO NETTO. Costruisci Netto d'oro, e il senso cambia affatto.
(1261) ORICHICCO. Gomma che geme dal ciliegio, pèsco o susino.
(1262) ELLERA ecc. Robe per cauteri.
(1263) IL MORTO. Il buono, il tesoro.
(1264) NON V'HANNO ecc. Vuol dire: Non ve n' è affatto.
(1265) MARAME. Rifiuto di mercanzia, gran quantità.
(1266) E DI PASSO. E più. Vedi c. XI, 12.
(1267) L'OCCHIO DI CIVETTA è giallo come una moneta d'oro.
(1268) FAR LA RITORNATA si diceva delle spose che dopo essere state una quindicina di giorni in casa lo sposo, ritornavano per breve tempo alla casa paterna
(1269) CHINEA. Par che voglia dire Bestia che si chini.
(1270) CASA LATONI. Invece di Signor Latoni. Il Minucci dice che è modo della bassa gente.
(1271) LA PANNINA. La mercanzia.
(1272) D'AVERNE DI BEATO. Mi parrebbe d'aver del beato; sarei beato; n'avrei di catti.
(1273) TRANA. Traina, spícciati.
(1274) MAI PIÙ. Finalmente, una volta.
(1275) DACCI la sentenza in favore.
(1276) MORIR COLLA GRILLANDA. A chi muor vergine si suol mettere una ghirlanda.
(1277) COL SUO EROE ecc. Vedi c. X, 27
(1278) CINQUEDEA. La spada; förse dall'impugnarla colle cinque dita.
(1279) NON VOLLE LA GATTA. Non volle badare, non volle trattenersi quasi ruzzando, come si fa colla gatta.
(1280) INTRAFINEFATTA. Affatto, era voce usata quasi unicamente nel contado a' tempi del Minucci.
(1281) TIRA PER DADO. Piango più che mai; forse dai lamenti dei soldati che dovendo esser decimati, tirano a sorto la propria condanna.
(1282) FATTO IL PIANTO. Messo per perduta la patria e i beni.
(1283) ALZAR CAPANNE ecc. Vedi sopra, st. 13.
(1284) COSE DI FUOCO nel significato ovvio, Cose stupende.
(1285) CHI RECÒ CONTANTI. Chi era che pagava con quelle monete così di buon peso (traboccanti).
(1286) ADDIRIZZA. Fugge per la via più diritta.
(1287) BACIABASSI. Profondi inchini.
(1288) FACCIAM FESTA. Siate licenziati o ascoltatori.
(1289) STRETTA LA FOGLIA ecc Questa è la chiusa usata da tutte le donnicciuole nelle storielle che raccontano ai bambini.

"Il Malmantile racquistato" di Lorenzo Lippi (alias Perlone Zipoli), con gli argomenti di Antonio Malatesti; Firenze, G. Barbèra, editore, 1861)

 
 
 
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