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Il Malmantile racquistato 11-1

Post n°1926 pubblicato il 15 Agosto 2015 da valerio.sampieri
 

UNDECIMO CANTARE

Argomento

Cangia le danze in rissa un accidente
Fuggonsi Bertinella e Martinazza.
Vien fuor Biancone, e fa morir gran gente;
Ma gli orbi a lui fan poi  sentir la mazza.
Da Celidora e da Baldon possente
Mezza destrutta è quella trista razza:
Tagliansi a pezzi in quelle squadre e in queste,
E così in Malmantil fansi le feste


1.
Chi mi darà la voce e le parole,
Bastanti a dir la guerra indiavolata
Ond'oggimai darà le barbe al Sole (1131)
Bertinella con tutta la sua armata?
Che al ciel gagliarde (1132) alzando e capriole,
Farà verso Volterra (1133) la calata;
E se d'amor cantò con cetra in mano,
Dirà col ferro il vespro siciliano.

2.
Qui ci vorria chi scortica l'agnello
O se al mondo è persona più inumana,
A descriver la strage ed il flagello
Che seguir si vedrà di carne umana
Ch'io già mi sento, mentre ne favello,
Il tremito venir della quartana;
E n'ho sì gran terror, ch'io vi confesso
Che mai più de' miei dì sarò quel desso.

3.
Sbandiva il gallo apportator del giorno
La notte nera più d'un calabrone,
E il suo buio e quant'ombre ell'ha dintorno
D'ogni e qualunque grado e condizione,
Acciò sicuri omai faccian ritorno
Gli uccei cantando il lor falso bordone (1134)
Incontr'al Sol; che in questa parte e in quella
Fa pel lor gozzo nascer le granella;

4.
Quand'infra dame e cavalieri erranti
Ch'al trescone in palazzo erano intenti,
Comparsi un dietro all'altro i duellanti,
Armati tutti due come sergenti,
Si sballò (1135) il ballo, andâr da canto i canti
E le chitarre e i musici strumenti
A' propri sonatori e a' ballerini
Divenner(1136) tante cuffie e berrettini.

5.
Perchè ciascun che quivi si ritrova
Vedendo entrar quell'armi colà drento
Subito disse: qui gatta ci cova:
Questa è trama di qualche tradimento.
Si fa però bisbiglio, e si rinnova
L'odio fra le fazion già quasi spento
Che tirando a' rispetti giù la buffa (1137),
Ruppe la tregua e rappiccò la zuffa.

6.
Baldone mette man da buon soldato,
E nimico ritorna a Bertinella;
Alla quale in quel punto cascò il fiato,
Il fegato, la milza e le budella,
Vedendo, quando men l'avria pensato,
Uscire i pesci fuor della padella (1138),
Mentre la fa venir Marte vigliacco
Col suo Baldone alle peggio del sacco (1139).

7.
Ma perch' un certo vento non le gusta
Che fan le spade e ognor per l'aria fischia,
E già vedendo che la morte aggiusta
Chi più vuol far del bravo e più s'arrischia,
Bel bello svigna, e vanne alla rifrusta
D'un luogo da salvarsi da tal mischia:
Mischia che non le par di poter credere;
Perciò sospira e non si può discredere (1140).

8.
Mentre se alcun l'osserva ella pon mente
Per cansarsi e non esser appostata,
Ecco in un tratto vedesi presente
Martinazza la sua confederata,
Che poco dianzi anch'ella similmente
Di man di Calagrillo è scapolata;
E seco vanne in luoghi occulti e scuri
A fare incanti e i soliti scongiuri.

9.
Ne' quali aiuto ella chiede a Plutone
Ed ei comparso quivi in uno istante,
Dice c'ha fatto a lor riquisizione
Già spedire un lacchè per un gigante:
Qual è quel famosissimo Biancone (1141),
Che col battaglio, ch'era di Morgante (1142)
Verrà quivi tra poco ìn lor soccorso
A dar picchiate c'hanno a pelar l'orso.

10.
Ed eccolo, soggiunse, oh ve' battaglio!
Io ti so dir che al primo ch'egli accoppa,
Tutta l'armata a irsene (1143) in sbaraglio,
Che la barba pensò farvi di stoppa (1144);
E s'avvedrà ch'al fin pisciò nel vaglio,
E che pigliar un regno non è loppa;
Così scaciata (1145) abbasserà la cresta
Li veder che de' suoi non campa testa.

11.
Qui tacque il diavol, perch'è fatto roco
E perchè l'aria al capo gli è maligna (1146),
Essendo avvezzo a star sempre nel foco,
Volta alle donne il dietro a casa e svigna,
E lasciavi il gigante nel suo loco;
Che dovendo a Baldon grattar la tigna,
Sull'uscio del salon già pervenuto,
Alzò il battaglio e questo fu il saluto.

12.
Sei braccia era il battaglio alto e di passo (1147),
E n'infragneva almen diciotto o venti;
Ma dando su nel palco, mandò a basso
Una trave intarlata e tre correnti:
E fece tal frastuono e tal fracasso,
Che sbalordì a un tratto i combattenti;
E per paura, a chi non fu percosso
Non rimase in quel punto sangue addosso.

13.
Ed infra gli altri Piaccianteo, il quale
S'era schermito bene insino allora,
Vedendo un fantoccion sì badiale
Dopo il terror di tante spade fuora,
Di quel detto farebbe capitale:
«Che un bel fuggir salva la vita ancora;»
Ma perchè in qua e in là v'è mal riscontro,
Vede aver viso di sentenza contro.

14.
Poichè non sa trovar modo nè via
Per nessun verso da scampar la guerra,
E ch'egli è forza, che chi v'è vi stia,
Fintosi morto, gettasi giù in terra;
E ritrovando la bottiglieria,
Apre l'armadio e dentro vi si serra,
Con pensiero di starvi sempre occulto
Finchè si quieti così gran tumulto.

15.
Col battaglio, di nuovo, agile e presto
Tira il gigante e dà nella lumiera;
La qual cadendo fece del suo resto (1148),
Perchè si spense, e roppe ciò che v'era;
Or s'egli è in bestia dicavelo questo,
Mentre ch'ei dà ne' lumi (1149) in tal maniera
E dice che 'l demonio lo staffila,
Poichè gli fa fallir due colpi in fila.

16.
E giacch'egli non può per quella stanza
Armeggiar col battaglio a suo talento,
Perocchè il luogo non ha gran distanza,
Cagion ch'ei trova sempre impedimento,
Lascialo andar, avendo più fidanza
Nelle sue man che in simile strumento
E piglia quella ciurma abbietta e sbricia (1150)
A manate, com'anici in camicia (1151).

17.
Così tutto arrabbiato come un cane
Piglia un pel collo e scaglialo nel muro,
Di sorta, che disfatto ei ne rimane,
Com'un ficaccio piattolo maturo,
Talchè 'l meschin non mangera più pane
Perciò gli amici suoi a' quai par duro,
Nè voglion che il ribaldo se ne vanti,
Gli andaron alla vita tutti quanti.

18.
Paion costoro un branco di galletti,
Quando la state a tempo di ricolta,
Intorno a qualche bica uniti e stretti
ognun di loro a bezzicar s'affolta.
Però il gigante fa certi scambietti,
Che te ne svisa quattro o sei per volta;
Infastidito alfin da quel baccano,
Si china ed aggavignane un per mano.

19.
E come la mia serva quand'in fretta
Dee fare il pesce d'uovo (1152), e che si caccia
Tra man due uova, e insieme le picchietta
Sicchè in un tempo tutte due le schiaccia;
Ei, che dall'ira è spinto alla vendetta,
Sostien quei due, e s'apre nelle braccia,
Poi ciacche! batte insieme quello e questo,
Sicchè e' diventan più che pollo pesto.

20.
Allor Bieco non ha più sofferenza,
E giura che di questo il bacchillone (1153)
Non andrà al prete per la penitenza,
Perch'ei vuol ch'e' la faccia col bastone;
E i suoi, che di tal'arme han la licenza,
Gliene daran d'una santa ragìone.
Così guida i suoi ciechi ov'è il colosso,
Acciò gli caccin le mosche da dosso.

21.
Eglino tutti quivi fermi a tiro
Presso a Biancone, a un fischio co' bastoni
Senza tramezzo alcun, senza respiro,
Ne diedero un carpiccio di quei buoni.
Ed egli con un piede alzato in giro
Fa lor sentir s'egli ha sodi i talloni;
E mentre questo passa e quel rientra,
Con quel pedino te gli chiappa e sventra.

22.
Quand'ecco il vecchio Paolino il cieco (1154),
Il qual fa più canzon che il Testi o 'l Ciampoli,
E, perch'egli è bizzarro, avendo seco
Condotti, com'ei suole, un par di trampoli,
Ov'è salito a petizion di Bieco,
Va col mantel ch'egli ha di cento scampoli
Tastando ov'è il gigante, e all'improvviso
Per dalle schiene gl'imbacucca il viso.

23.
Ei con Macone allor si scandolezza,
E dice: oh traditor, che cosa è questa?
Che temi, ch'e' mi porti via la brezza,
Che tu m'hai posto il pappafico in testa?
Ma porco! oibò! questo cenciaccio allezza (1155)
E sa di refe (1156) azzurro ch'egli appesta;
Io vo' pagarti colla tua moneta,
E darti anch'io l'incenso colle peta.

24.
Fatto legare intanto avea Perlone
La trave dal gigante rovinata.
Al canapo ancor quivi ciondolone,
Che la lumiera già tenea legata;
Ed a foggia d'arïete o montone
Tiranla addietro e dannole l'andata
Verso quel torrïon, che si distese
Col sì (1157) più volte in bocca del Franzese.

25.
Or è quando, perch'egli sbalordito
E tutto intenebrato in terra giace,
i ciechi più che mai fanno pulito (1158),
Ed egli se la piglia in santa pace:
E fra le mazze (1159) involto a quel partito,
Un sacco divenuto par di brace;
E ben quel panno al viso gli è dovuto,
Dovendosi il cappuccio a un battuto (1160).

26.
Mentre gli rompon l'ossa e poi gli fanno
Così l'incannucciata (1161) co' randelli,
E talor non vedendo ov'essi danno,
Si tamburan fra lor come vitelli (1162),
Gli altri soldati a gambe se la danno,
Ed ognun dice: alla larga, sgabelli (1163).
Fugge, e la parte amica e la contraria,
Perchè quivi non è troppo buon'aria.

27.
Ma restin pare a rinfrescarlo gli orbi
Con quell'insalatina di mazzocchi;
Ed ei riposi all'ombra dì quei sorbi (1164)
Che gli grattan la rogna co' lor nocchi,
Mentre quivi, per far dispetto a' corbi,
Sotto quel cencio tien coperti gli occhi.
Chè se ognun parte, ed io mi parto ancora,
Per tornare a Baldone e a Celidora.

Note:
(1131) DAR LE BARBE AL SOLE. La pianta morta che si svelle, mette le radici al sole.
(1132) GAGLIARDA e CALATA. Specie di danze.
(1133) VOLTERRA (sotterra) città di Toscana.
(1134) FALSO BORDONE. Modulazione continuata di più voci, che si fa col porre più sillabe sulla stessa corda. (Biscioni.)
(1135) SBALLARE. Disfar le balle: ma qui, cessar di ballare.
(1136) DIVENNERO ecc. Perchè battuti loro sul capo, si sfondarono e ve lo lasciarono entrar dentro.
(1137) CHE TIRANDO GIÙ. Il quale odio abbassando la visiera ai riguardi ecc.
(1138) USCIRE I PESCI ecc. Perder quel che s'era acquistato, e su cui si faceva assegnamento.
(1139) LE PEGGIO ecc. Estrema rottura, fino a dare il sacco.
(1140) DISCREDERSI. Capacitarsi.
(1141) BIANCONE è chiamata in Firenze la statua colossale, di Nettuno che è nel mezzo della fontana di Piazza della Signoria.
(1142) MORGANTE era un gigante che, come il Pulci favoleggia, non adoprava altr'arme che un gran battaglio di campana.
(1143) A IRSENE. Forse deve leggersi, ha a irsene; ma ne riesce un brutto verso. Forse si sottintende comincerà. Altri leggono, andrassene.
(1144) FAR LA BARBA DI STOPPA e poi appiccarvi il fuoco. Fare un brutto tiro.
(1145) SCACIATA. Delusa.
(1146) MA PERCHÈ da nessuna parte vi è modo, conosce che l'affare non è per seguire come ei vorrebbe.
(1147) E DI PASSO. Alto sei braccia e più; sei braccia e passa.
(1148) FAR DEL RESTO. Finire, cessar di essere.
(1149) DAR NE' LUMI. Dar nelle furie.
(1150) SBRICIA. Vilissima.
(1151) IN CAMICIA. Anici coperti con una camicia di zucchero.
(1152) PESCE D'UOVO. Frittata a cui si dà forma di pesce.
(1153) BACCHILLONE. Baloccone.
(1154) PAOLINO IL CIECO. Compositore e venditore di canzonette.
(1155) ALLEZZARE vien da lezzo.
(1156) SA DI REFE ecc. Per tingere in azzurro adoperavano materie che lasciavan gran fetore nella roba tinta.
(1157) COL SÌ ecc. Gridando più volto in suono di dolore Hui.
(1158) FANNO PULITO. Fan di buono, quasi brunissero co' bastoni.
(1159) LE MAZZE I sacchi di brace o carbone, perchè meglio si reggano e meglio si adattino a' basti de' giumenti, sono per di fuori armati di mazze o bastoncelli.
(1160) BATTUTO. Socio di confraternita, detto così dal battersi colla disciplina.
(1161) L'INCANNUCCIATA si fa o si faceva dai cerusici nel fasciare le fratture.
(1162) COME si fa a' vitelli, prima di scuoiarli.
(1163) ALLA LARGA SGABELLI. Fate largo; detto forse dallo sbarazzare di sgabelli e altri impedimenti la stanza ove si è desinato.
(1164) SORBI, Bastoni di sorbo, nodosi.
(1165) SCEMAN PER BOLLIRE, fu la risposta che diede un cuoco al padrone che gli domandava come fossero tanto poche le molte merle ch'e' gli avea date a cuocere.

"Il Malmantile racquistato" di Lorenzo Lippi (alias Perlone Zipoli), con gli argomenti di Antonio Malatesti; Firenze, G. Barbèra, editore, 1861)

(segue)

 
 
 
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