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« In morte della sua DonnaLa priscission der Corpus... »

Il Malmantile racquistato 06-3

Post n°1789 pubblicato il 27 Giugno 2015 da valerio.sampieri
 

SESTO CANTARE

74.
Ma sta' in orecchi, chè mi par ch'e' suoni
Il nostro tabellaccio (713) del Senato,
Sicchè e' mi fa mestier ch'io t'abbandoni,
Perocch'io non voglio essere appuntato (714).
A veder ci restavano i lioni,
Ma non posso venir, ch'io son chiamato:
Ed ecco appunto i diavoli co' lucchi (715);
Però lascia ch'io corra e m'imbacucchi.

75.
Dice la maga: vo' venire anch'io
Perch'il veder più altro non m'importa,
Ed in questa città così a bacío (716),
A dirla, mi par d'esser mezza morta.
Voglio trattar col re d'un fatto mio,
Ed andarmene poi per la più corta.
Ed ei le dice in burla: se tu parti,
Va' via (717) in un'ora, e torna poi in tre quarti.


76.
Tu vuoi, gli rispos'ella, sempre il chiasso.
Nel consiglio così ne va con esso,
Ove ciascun l'onora e dàlle il passo,
Sbirciandola un po' meglio e più da presso.
Ella baciando il manto a Satanasso,
Lo prega ad osservar quanto ha promesso;
Ei gliel conferma, e perchè stia sicura,
Per la palude Stige glielo giura.

77.
Ed ella, per offerta così magna,
Ringraziamenti fattigli a barella,
Dice ch'ormai sbrattar vuol la campagna.
E tornar a dar nuove a Bertinella.
Pluton le dà licenza, e l'accompagna
Fino alla porta, e lì se ne sgabella;
Ond'ella in Dite a un vetturin s'accosta,
Che la rimeni a casa per la posta.

78.
Il re, fatta con lei la dipartenza,
Al salon del Consiglio se ne torna;
Onde ciascuno alla real presenza
Alza il civile (718), e abbassa giù le corna.
Salito alla sua sbieca residenza
Di stracci e ragni a drappelloni adorna,
Voltando in qua e in là l'occhio porcino,
Si spurga, e butta fuora un ciabattino (719).

79.
Spiegar volendo poi quanto gli occorre,
Comincia il suo proemio in tal maniera:
Voi, che di sopra al Sole in queste forre
Cadesti meco all'aria oscura e nera,
Onde noi siam quaggiù 'n fondo di torre
«Gente, a cui si fa notte avanti sera;»
Voi, ch'in malizia, in ogni frode e inganno
«Siete i maestri di color che sanno;»

80
Sebben foste una man di babbuassi
Minchioni e tondi piucchè l'O di Giotto;
Ma poi nel bazzicar taverne e chiassi,
S'è fatto ognun di voi sì bravo e dotto
Che in oggi è più cattivo di tre assi (720),
E viepiù tristo d'un famiglio (721) d'Otto;
Voi dunque, benchè pazzi cittadini,
Nel vitupero ingegni peregrini;

81
Siete pregati tutti in cortesia
Da Martinazza, nostra confidente,
Poichè Baldone ancor cerca ogni via
D'entrar in Malmantil con tanta gente,
Ad oprar, ch'egli sbandi e trucchi via;
Però ciascun di voi liberamente
Potrà dir sopra questo il suo parere
Del modo che e' ci fosse da tenere.

82.
Cominci il primo: dite, Malebranche,
Quel ch'e' vi par che qui v'andasse fatto.
Levato il tòcco (722), e sollevate l'anche,
Allor quel diavol'n un medesmo tratto
Un capitombol fa sopr'alle panche,
E salta in piè nel mezzo com' un gatto;
Ma perch'il lucco s'appiccò a un chiodo,
Si ricompone, e parla a questo modo:

83.
O re, cui splende in mano il gran forcone,
Se il Cappello (723) speziale ha quel segreto
Col qual si fa stornare un pedignone,
lo l'ho (724) da far, tornare un uomo addreto.
So già, che qualche debito ha Baldone,
E ch'e' lo vuol(725) pagare in sul tappeto (726);
Perciò manda Pedino (727) là in campagna,
Ch'ei giuocherà di posta di calcagna.

84.
Pluton diede con tutti una risata,
Che feceli stiantar sino il brachìere;
E dissegli: va' via, bestia incantata,
Com'entra coll'assedio il dare e avere?
Segua l'altro che vien della pancata.
Rizzato Barbariccia da sedere,
Si china, e mentre abbassa giù la chioma,
Alza le groppe e mostra il bel di Roma (728).

85
Poi s' intirizza (729), e dice in rauco suono:
Se non si leva dalle squadre il capo,
Quale è Baldone, e non si dà nel buono,
Mai si verrà di tal negozio a capo;
Dove, se manca lui, quanti vi sono
Restati come mosche senza capo,
Appoco appoco, a truppe e alla sfilata
Partendo, in breve disfaran l'armata.

86.
Circa il pigliarlo, s'io non l'ho, gli è fallo.
Facciam conto che in branco alla pastura
Un toro sia costui o un cavallo;
Tiriamgli addosso qualche accappiatura
Legata innanzi a un bel mazzacavallo (730)
Collocato in castel presso alle mura;
Ond'ei si levi un tratto all'aria, e poi
Si tiri dentro e dove piace a noi.

87.
Buono; rispose il re: non mi dispiace;
Ma il cancellier di subito riprese,
Sia detto, o senator, con vostra pace,
Tant'oltre il poter nostro non s'estese;
Il tutto saria nullo, e si soggiace
Ad esser condennati nelle spese;
Ed io sarei stimato anch'un Marforio (731),
A acconsentire a un atto perentorio.

88.
Perchè sempre de jure pria si cita
L'altra parte a dedur la sua ragione;
Poi s'ella è in mora, viensi a un'inibita (732),
E non giovando, alla comminazione
Che in pena caschi delle forche a vita.
E se la parte (733) innova lesïone,
Allor può condennarsi, avendo osato
Di far, causa pendente, un attentato.

89.
Sommelo anch'io, che in altro tribunale
Si tien, dice Pluton, cotesto stile;
Ma qui, dove s'attende al criminale
S'esclude ogni atto e ogni ragion civile.
Ma sia com'ella vuole, o bene o male,
Io vo' levar quest'uom da Malmantile;
Però chetiamci, e dica il Calcabrina:
E quei si rizza, e verso il re s'inchina.

90.
E poic'ha fatte riverenze in chiocca (734),
Co' suoi piè lindi (735) a pianta di pattona,
Si soffia il naso, e spazzasi la bocca
E posta in equilibrio la persona,
Come quel che si pensa dare in brocca (736),
Tutto sfrontato dice: alta Corona,
Circa l'ordingo, pur si metta in opra;
Perch'io concorro e affermo quanto sopra.

91.

Ma in vece di quel cappio da beltresca (737),
Ch'è il tossico de' ladri, si provvegga
Una bilancia o rete per la pesca,
Con una lunga fune che la regga.
E perchè 'l fatto meglio ci riesca,
Si tinga tutta, acciocchè non si vegga;
E in terra, quanto ell'apre, ivi si spanda,
Fino che'l porco vengane alla ghianda.

92.
Perchè, s'e' muovon l'armi, di ragione,
Se dal capo l'esercito è condotto,
Innanzi a tutti marcerà Baldone.
E quand'ei giunga ed ha la rete sotto,
Fate che leste allor sien più persone
A farla tirar su coll'avannotto (738),
Operando in maniera ch'egli insacchi
In luogo, ove si vede il sole a scacchi.

93.
Questo, dice Plutone, ha più disegno.
Ma il cancellier di nuovo s'attraversa,
Con dire: o laccio o rete abbia quel legno
È tutta fava (739), et idem per diversa;
Perchè manco il Cipolla (740) a questo segno
Concede il molestar la parte avversa.
Se poi comandi, anch'io non me ne parto,
Lodando il suspendatur(741) collo squarto.

94.
Qui, dice il re, si dà (742) sempre in budella,
Sicchè mi cascan le braccia e l'ovaia;
Mentre costui a ogni cosa appella,
E co' suoi punti mena il can per l'aia.
Gli ha sempre più ritorte (743) che fastella;
Ma e' non lo crede (744), s'ei non va a Legnaia.
Orsù dite costà voi, Cappelluccio:
Ed ei si rizza, e cavasi il cappuccio.

95.
E disse: io dico, che direi, o sire,
Poichè da te ch'io dica mi vien detto;
Ma dir non oso, ch'io non ho che dire,
Se non dir quanto qui quest'altro ha detto;
Perch'ei l'ha detto con sì terso dire,
Ch'io sto per dir che mai s'udì tal detto:
Però dico ch'a dir non mi dà il cuore,
E lascio dire a un altro dicitore.

96.
Anch'io l'ho detto che tu sei un buffone,
Risponde il re; e intanto Libicocco
Tagliare ad Arno l'argine propone,
Acciò nel campo l'acqua abbia lo sbocco.
E come vuoi, risponde allor Plutone,
Mandar Arno all'insù, viso di sciocco?
E poi dal fiume d'Arno a Malmantile
V'è un ghiandellino. Dica Baciapile.

97.
Questo, che fa il baséo, ma è tristo e accorto,
E perch'egli è auditor d'ipocrisia,
Veste cilizio, e con un viso smorto
Canta sempre laldotti (745) per la via,
Risponde a occhi bassi e collo torto:
Fate motto di là in cancelleria.
E qui va in mezzo, bacia terra, e in fine
Tornando al luogo, piovon discipline.

98.
Vòltati, dice il re, spropositato!
S'alcuna cosa qui non hai proposta,
Come vuoi tu, buaccio, che 'l Senato
Vada in cancelleria per la risposta?
Pur sento, rispond'ei, ch'in magistrato
Così dir s'usa, ed io l'ho detto apposta;
Ma s'io vi scandolezzo e alcun m'incolpa
D'errore in questo, io me ne rendo in colpa.

99.
Non occorre brunir co' labbri i sassi,
Dice Plutone, ossaccia senza polpe,
E fare il torcicollo, e, ovunque passi,
Seminar discipline e dir tue colpe;
Ch'io so, che chi per lepre ti comprassi,
Avrebbe almen tre quarti della volpe;
Però va' a siedi, e segua il Tiritera.
E quei s'assetta e parla in tal maniera:

100.
Io, che sono un insano e ignaro ognora;
Perchè saper supir(746) non voglio o vaglio,
Dico: ch'al duca, perchè a' muri ei mora,
Tosto in testa si dia pel meglio un maglio,
Finchè lo spirto sporti (747) al foro fora,
Dond'ei fa i peti, e pute d'oglio e d'aglio;
Acciò (748) l'accia sull'aspo doppo addoppi
La Parca, e il porco colla stoppa stoppi.

101.
Ben tu puzzi di Pazzo ch'è un pezzo,
Disse Pluton, bestiaccia, per bisticcio:
Perch'io per me non so nè raccapezzo
Quel che tu voglia dir nel tuo capriccio;
Ma non son re, s'io non te ne divezzo:
E perchè tu non temi grattaticcio (749),
Mentre stima non fai delle bravate (750),
Quest'altra volta le saran pecciate (751).

102.
Or via seguite. Qui lo Scamonea
Si rizza in viso tutto insanguinato
Perch'ei, ch'è un fastidioso, appunto avea
Fatto a' graffi con un che gli era allato;
Però colla bisunta sua giornea (752)
La qual traluce come ciel stellato,
Sicch'ella un Argo par fatto alla macchia (753),
Si netta, al Re s'inchina e così gracchia:

103.
Io non so, se Baldon sogna o frenetica,
Perchè, s'ei vuol sturbar la nostra pratica,
Fa male i conti, e colla sua aritmetica
Nel zero l'ho fra l'una e l'altra natica
Poichè, se un bacchio (754) il capo a lui solletica,
Sbrattar l'armata non sarà in gramatica (755),
Che tutta a brache piene, ancorchè stitica,
Tremando andranne come paralitica.

104.
Olà, dove siam noi? (dice Plutone)
E che sì, scorrettaccio, ch'io ti zombo.
Darò ben io sul capo a te il forcone,
Sicchè alle stelle n'anderà il rimbombo.
Guarda quel che tu di', porco barone,
E va' più lesto (756) e col calzar dei piombo (757);
Sta' ne' termini, e parla con giudizio,
Chè per mia fè ti privo dell'ufizio.

105.
S'alza Scorpione allora, e vien da esso
D'Astolfo il corno orribile proposto,
Che gli eserciti, dice, in fuga ha messo
Conforme scrive e accerta l'Ariosto.
Si rallegra Plutone, e dice: adesso
Non ci sarà dal cancelliere opposto,
Perchè ci calza bene; e certo questa
Cosa del corno a me va per la testa.

106.
Risponde sogghignando Ciappelletto
(Ch'in tal modo si chiama il cancelliere):
Voi già m'avete per dottore eletto,
E non ch'io serva qua per candelliere,
Per mio debito dunque io son costretto
A dire all'occorrenze il mio parere.
Su, dice il re, dottor de' miei stivali,
Metti anche il corno in termini legali.

107
Vuoi forse darci qualche eccezïone?
Stiamo in decretis; di' peto vestito;
Va ben, risponde il sere, ch'ei propone
Cosa, che non deprava ordine o rito.
Sonate un doppio, disse allor Mammone,
Ch'ei la passò; facciam dunque il partito
Perch'ella segua di comun consenso,
E ognun favorirà siccome io penso.

108.
Vanno le fave (758) attorno ed i lupini,
E sentesi stuonato e fuor di chiave,
Alle panche, gridar, tavolaccini (759);
Raccogliete pel numero (760), e le fave
Pigliate in man; chè questi cittadini,
Che in simil luogo star dovrian sul grave,
Rendono (761), il capo avendo pien di baie,
Male i partiti e mangian le civaie.

109.
Vanno i donzelli, ognun dalla sua banda;
Ma perchè ne ricevon mille scherzi,
Che più nessuno ardisca il re comanda,
Se non vuol che a pien popolo si sferzi.
Di nuovo attorno i bossoli si manda,
Da vincersi (762) il partito pe' due terzi;
E cercate alla fin tutte le panche,
Fu vinto, non ostante cento bianche.

Note:
(713) TABELLACCIO. Strumento di legno con battagli a maniglia che si suona in luogo di campana.
(714) APPUNTATO. Notato nel libro ove si segna chi manca alle adunanze, per fargli poi pagare una multa.
(715) LUCCO. Veste de' magistrati.
(716) A BACÍO. A tramontana, All'uggia.
(717) VA' VIA ecc. Queste parole danno un senso assai diverso, se si costruiscono così: Va' via ora in una, e torna (divisa) in tre quarti.
(718) IL CIVILE. Dice il civile per ironia, comecchè le natiche siano una parte del corpo piuttosto incivile e vergognosa. (Biscioni).
(719) CIABATTINO. Qui è ciò che si dice ancora Ostrica per la somiglianza alle ostriche di mare. (Biscioni.)
(720) TRE ASSI è il più cattivo, cioè il minor punto che possa farsi tirando tre dadi.
(721) FAMIGLIO. Birro dei magistrato degli Otto di Balía in Firenze.
(722) TÒCCO. Un certo berrettone che anticamente usava in Firenze.
(723) IL CAPPELLO. Uno speziale di Firenze che faceva per insegna un cappello.
(724) IO L'HO. Io ho un segreto per ecc.
(725) LO VUOL Intendi: Non vuol pagarlo altro che costrettovi dalla corte.
(726) IN SUL TAPPETO. Per via di tribunale.
(727) PEDINO. Birro della Mercanzia che faceva le esecuzioni civili.
(728) IL BEL DI ROMA. Il Culiseo.
(729) S'INTIRIZZA. Si mette ritto e pettoruto.
(730) MAZZACAVALLO è una gran leva col fulcro nel mezzo.
(731) MARFORIO. La statua consorte di quella di Pasquino in Roma. Qui, insensato.
(732) INIBITA. Inibitoria, cornandamento del giudice di astenersi dagli atti.
(733) L'AVVERSA, parte.
(734) IN CHIOCCA. A maniera delle chiocche o percosse, in quantità.
(735) PIÈ LINDI ecc. Piedacci grossi e larghi come una pattona o polenta.
(736) IN BROCCA. Imbroccare, dar nel segno.
(737) BERTESCA. Cateratta che s'alza e s' abbassa.
(738) AVANNOTTO. Pesce. Voce corrotta da Uguannotto, Unguannotto. cioè pesce nato unguanno, quest'anno.
(739) È TUTTA FAVA. Una donna al suo marito donnaiuolo imbandì molte vivande di fave diversamente condite, e a lui che domandava ch'è questa, che è quest'altra? rispondeva fava, fava, per fargli intendere che le donne son tutte a un modo, ed è ghiottoneria l'andar dietro alle salse.
(740) IL CIPOLLA. Scrittore in criminale.
(741) SUSPENDATUR ecc. Che sia sospeso e squartato.
(742) SI DÀ ecc. Non si conclude nulla di buono.
(743) RITORTE. Ripieghi, raggiri.
(744) NON LO CREDE ecc. Non farà senno, non si emenderà finchè non lo farò legnare. Legnaia è borgo vicino a Firenze.
(745) LALDOTTI. Laudotti, brevi lalde, laudi.
(746) SUPIR. Su questa parola, stanno zitti e commentatori; zitto il vocabolario; e starò zitto anch'io per non saper che dire.
(747) SPORTI. Sporga, esca.
(748) ACCIÒ ecc. Suppone che la Parca, dopo aver finito di filare la vita di Baldone, faccia del filo quel che tutte le filatrici fanno, che lo avvolgono dal fuso all'aspo per farne la matassa. Lo stoppare che segue allude all'uso di zaffare i morti onde non mandino esalazioni, finchè sono sopra terra. L'ottava è in bisticcio: e prima del Lippi ne aveva scritta una simile, ma forse meno spontanea, Luigi Pulci nel suo Morgante, XXIII, 47.
(749) GRATTATICCIO. Grattatura, lieve gastigo.
(750) BRAVATE. Riprensioni.
(751) PECCIATE. Percosse nella peccia o pancia
(752) GIORNEA. Era sopravveste de' soldati. Ma si prende ora per Toga, veste curiale, Lucco.
(753) FATTO ALLA MACCHIA. Mal fatto.
(754) BACCHIO. Bastone.
(755) NON SARÀ IN GRAMATICA. Non sarà difficile, non sarà cosa che richieda studio, come la grammatica latina.
(756) LESTO. Avvertito.
(757) COL CALZAR DEL PIOMBO. Con tutta circospezione.
(758) LE FAVE ecc. servivano per rendere il voto.
(759) TAVOLACCINI. Donzelli del magistrato; da Tavolaccio, sorta di targa di legno che portavano per difesa.
(760) PEL NUMERO. Prendete le fave in mano e non nel bossolo, affinchè alcuno non ne metta più d'una, e così alteri il numero dei votanti.
(761) RENDERE I PARTITI. Dare i voti.
(762) DA VINCERSI ecc. Affinchè la proposta sia approvata, dice esser necessario che i due terzi dei voti raccolti sian neri.

"Il Malmantile racquistato" di Lorenzo Lippi (alias Perlone Zipoli), con gli argomenti di Antonio Malatesti; Firenze, G. Barbèra, editore, 1861)

(segue)

 
 
 
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Data di creazione: 26/04/2008
 

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