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Il Malmantile racquistato 03-3

Post n°1584 pubblicato il 06 Maggio 2015 da valerio.sampieri
 

"Il Malmantile racquistato" di Lorenzo Lippi (alias Perlone Zipoli), con gli argomenti di Antonio Malatesti; Firenze, G. Barbèra, editore, 1861)

TERZO CANTARE

Argomento

51
Sperante resta alla Regina intorno,
Spianator di pantondo riformato (367):
Gridan(368) le spalle sue remo e Livorno,
Ed ha un culo che pare un vicinato:
La pala nella destra tien del forno,
Nella sinistra un bel teglion marmato (369)
In cambio di rotella, che gli guarda
Da' colpi il magazin della mostarda.

52
De' Rovinati (370) anch'ei passò la barca;
Perchè la gola, il giuoco, e il ben vestire
Gli aveano il pane, la farina e l'arca
In fumo fatto andar come elisire;
Talchè cantando poi, come il Petrarca,
«Amore, io fallo, e veggo il mio fallire (371)»
Al giuoco del Barone e alla Bassetta (372)
Giuocava, apparecchiando alla Crocetta (373).

53
Fu dalle dame amato in generale
(Io dico dalle prime (374) della pezza);
Poi Bertinella stavane sì male (375),
Ch'ella fece per lui del ben bellezza (376);
Perchè, spesa la roba, e concia male,
Fatta più bolsa d'una pera mezza,
Potea di notte, quanto a mezzo giorno,
Andar sicura per la fava al forno (377).

54
Ma poi, venuta quasi per suo mezzo
A porsi sopr'al capo la corona,
E lasciati di già gli stenti e il lezzo,
Profumata si sta nella pasciona (378);
Ne 'mpazza affatto, e non lo vede a mezzo (379):
E pospostane (380) lei, ch'è la padrona,
E Martinazza, ch'è la salamistra,
Sperante sempre va in capo di listra.

55
Or perch'egli è di nidio e navicello (381),
E forte e sodo come un torrione,
Gli dà l'ufizio e titol di Bargello,
Colla solita sua provvisïone;
Perchè, se in questo caso alcun ribello
Si scuopre, facil sia farlo prigione;
Acciò sul letto poi di Balocchino (382)
Se gli faccia serrare il nottolino (383).

56
Fa in tanto nel castel toccar la cassa (384),
E inalberar la 'nsegna del carroccio;
E comandante elegge della massa
Il nobil cavalier Maso di Coccio,
Che 'n fretta alla rassegna se ne passa,
Colle schiere però fatte a babboccio (385);
Che ad una ad una accomoda e dispone
Sotto sua guida e sotto suo campione.

57
Il primo è il Furba, nobile stradiere,
Che non giuoca alla buona e meno a' goffi (386);
A' noccioli (387) bensì si fa valere,
Perch'ei dà bene i buffi, e meglio i soffi.
Il secondo è il Vecchina, il gran barbiere,
Che vuol che ognor si trinchi e si sbasoffi (388);
E dove a mensa metter può la mano,
Si fa la festa di San Gimignano (389).

58
Dalle fredde acque (390) il Mula i fanti approda
A spiaggia militar fra fronde e frasche:
Ha nobil bardatura tinta in broda
Di cedri e di ciriege d'amarasche.
Co' pescatori al Mula ora s'accoda
Dommeo, treccon de' ghiozzi e delle lasche.
Pericol Pallerino (391) anch'ei ne mette
Dugento suoi, armati di racchette.

59
Melicche, cuoco, all'ordine s'appresta;
Per giannettina (392) ha in mano uno stidione,
Ed un pasticio per visiera in testa,
Con pennacchio di penne di cappone;
Un candido grembiul per sopravvesta
Gli adorna il culo e l'uno e l'altro arnione;
Una zana è il suo scudo; e nell'armata
Conduce tutta Norcia e la vallata.

60
L'unto Sgaruglia con frittelle a josa
Alla squadra de' cuochi ora soggiugne
Quella de' battilani assai famosa,
Gente, che a bere è peggio delle spugne:
A cui (393) battiem, diceva, la calcosa (394),
Ch'affeddeddieci là, dove si giugne,
Noi non abbiamo a scardassar più lana,
Ma s'ha far sempre la Lunediana (395).

61
Conchino di Melone ecco s'affaccia,
Che, l'osteria tenendo degli Allori,
Col fine (396) e saldo d'un buon pro vi faccia
Ha dato un frego a tutt'i debitori;
Che tutti allegri e rubicondi in faccia,
Cantando una canzone a quattro cori,
Di gran coltelli e di taglieri armati,
Si son per amor suo fatti soldati.

62
Scarnecchia (397), che di guerra è un ver compendio,
L'eroe degli arcibravi, e dico poco,
A cui dovrebbe dar piatto e stipendio
Chiunque governa in qualsivoglia loco,
Perchè, quando seguisse qualche incendio,
Ei fa il rimedio per guarir dal fuoco,
Mena gente avanzata a mitre e a gogne,
Da vender fiabe, chiacchiere e menzogne.

63
Rosaccio (398) con altissime parole,
Movendo il piè, racconta che a pigione,
Fa per quel mese dar la casa al sole,
E nel Zodiaco alloga lo Scorpione:
Così sballando simil ciance e fole,
Si tira dietro un nugol di persone.
Fa per impresa, in mezzo all'intervallo
Di due sue corna, un globo di cristallo.

64
Sopra un letto ricchissimo fiorito
Portar Pippo (399) si fa del Castiglione,
Ove coperto sta tutto vestito,
Chè in tal modo lo scalda al suo padrone;
E pur, se in arme ei non fu gran perito,
Guerrier comodo è almen nel padiglione.
Questo impera dal morbido piumaccio
A quelli del mestier di Michelaccio (400).

65
A gire a Batistone (401) adesso tocca,
Gran gigante da Cigoli, di quelli
Che vanno a côrre i ceci colla brocca (402),
E batton colle pertiche i baccelli:
Per sue bellezze Amore ha sempre in cocca,
Per ferir dame, i dardi ed i quadrelli;
Fa il cavaliere nelle cavalcate,
E va spesso furiero alle nerbate.

66
Cento suggetti egli ha della sua classe,
Anch'eglino pigmei distorti e brutti;
Fanti, che nacquer nelle Magne basse;
Ma sebben son piccini, e' vi son tutti (403).
Mangian spinaci (404), arruffan(405) le matasse,
Ed ha più vizi ognun di sei Margutti (406):
Cosa è questa, che va pel suo diritto,
Chè non è in corpo storto animo dritto.

67
Piena di sudiciume e di strambelli,
Gran gente mena qua Palamidone,
Che il giorno vanne a Carpi ed a Borselli (407),
E la notte al Bergel porta il lancione (408):
Maestro de' bianti (409) e de' monelli,
E' veste la corazza (410) da bastone;
Perch'egli, quanto ogni altro suo allievo,
È tutto il dì figura di rilievo (411).

68
Comparisce frattanto un carro in piazza
Da Farfarel tirato e Barbariccia (412),
Ubbidïenti al cenno della mazza,
Soda, nocchiuta, ruvida e massiccia,
Con che la formidabil Martinazza
A lor, ch'è ch'è (413), le costole stropiccia.
E quei demòni in forma di camozza (414)
Van tirando a battuta (415) la carrozza.

69
Costei è quella strega maliarda,
Che manda i cavallucci a Tentennino (416),
Ed egli un punto a comparir non tarda,
Quand'ella fa lo staccio (417) o il pentolino;
Come quand'ella s'unge e s'inzavarda (418)
Tutta ignuda nel canto del cammino,
Per andar sul barbuto (419) sotto il mento
Colla granata accesa a Benevento.

70
Ove la notte al Noce eran concorse
Tutte le streghe anch'esse sul caprone,
I diavoli e col bau le bilïorse (420),
A ballare e cantare e far tempone;
Ma quando presso al dì l'ora trascorse,
Fa di mestieri battere il taccone:
Come a costei, che or viensene di punta (421),
E in su quel carro nel castello è giunta.

71
E la cagion si è, ch'ella ne vada
Adesso a casa tutta in caccia e in furia,
L'aver veduto dentro alla guastada (422)
Un segno, che le ha data cattiv'uria (423);
Perchè vi scorse una sanguigna spada,
Che alla sua patria minacciava ingiuria;
Perciò, se nulla fosse di quel regno (424),
Ne viene anch'essa a dare il suo disegno (425).

72
Fuggì tutta la gente spaventata
All'apparir dell'orrido spettacolo;
La piazza fu in un attimo spazzata,
Pur un non vi rimase per miracolo.
Così correndo ognuno all'impazzata,
Si fa l'un l'altro alla carriera ostacolo;
Chi dà un urton, quell'altro dà un tracollo,
Chi batte il capo, e chi si rompe il collo.

73
Figuriamci vedere un sacco pieno
Di zucche o di popon sopra un giumento,
Che, rottasi la corda, in un baleno
Ruzzolan tutti fuor sul pavimento,
E nell'urtarsi batton sul terreno;
Chi si percuote, e chi s'infrange drento,
Chi si sbuccia in un sasso, e chi s'intride,
Ed un altro in due parti si divide.

74
Così fa quella razza di coniglio;
Che, nel fuggir la vista di quel cocchio,
Chi si rompe la bocca o fende un ciglio,
E chi si torce un piede e chi un ginocchio;
A talchè, nel veder quello scompiglio,
Io ho ben preso, dice, qui lo scrocchio (426),
Mentre a costor così comparir volli:
Sapeva pur chi erano i miei polli.

75
Scese dal carro poi, per impedire
Così gran fuga e rovinosa fola (427);
Ma quei viepiù si studiano a fuggire,
E mostra ognun se rotte ha in piè le suola;
Chè finalmente, come si suol dire,
Chi corre corre, ma chi fugge vola;
Ond'ella, benchè adopri ogni potere,
Vede che farà tordo a rimanere (428).

76
Perciò si ferma strambasciata e stracca;
Ritorna in dietro, ed un de' suoi caproni
Dalla carretta subito distacca,
E gli si lancia addosso a cavalcioni;
Così correndo, tutta si rinsacca,
Perchè quel diavol vanne balzelloni.
Pur dicendo: arri là, carne cattiva,
Lo fruga sì, che al fin la ciurma arriva.

Note:

(367) RIFORMATO Si chiama il soldato che. abbia il congedo per infermità. A questo Sperante fornaio si fece realmente serrar bottega.
(368) GRIDAN ecc. Ha quelle ampie spalle che si cercano in Livorno per aver buoni rematori.
(369) TEGLION MARMATO. Coperchio fatto di marmo, minutamente pesto, e terra, col quale, sendo infocato, si cuoprono le teglie o tegami per rosolare la vivande. (Minucci.)
(370) DE' ROVINATI ecc. Allude a un poemetto, allora noto, intitolato La barca de' Rovinati.
(371) Fallire, intendi: far fallimento.
(372) BARONE, BASSETTA, Giuochi noti; il primo di dadi, l'altro di carte; posti in senso traslato, per significare baro e basso.
(373) CROCETTA. Palazzo e vicino convento di Firenze. Far crocette vale mangiar poco o punto, forse perchè il non mangiare fa sbadigliare, e nello sbadigliare alcuni usano segnarsi col pollice una croce in bocca.
(374) DALLE PRIME ecc. Di prima classe.
(375) STAVA SÌ MALE, Ne fu tanto innamorata.
(376) DEL BEN BELLEZZA. Fece scialo del suo avere.
(377) PER LA FAVA AL FORNO. Per ogni sua bisogna, sceglie forse la fava e il forno per dar luogo ad equivoci.
(378) PASCIONA. Pascolo, abbondanza, comodità.
(379) NON LO VEDE A MEZZO. Non le par di godere nemmen per metà la vista di lui, tanto l'ama.
(380) E POSPOSTANE ecc. E dopo Bertinella e la dottoressa Martinazza, direttrice del governo, il primo in lista nello stato di Malmantile è Sperante.
(381) DI NIDIO E NAVICELLO. Astuto e lesto.
(382) LETTO DI BALOCCHINO. Le forche: da un ladro di questo nome che fu impiccato.
(383) SERRARE IL NOTTOLINO. Strozzare. Nottolino è il capo della trachea che forma quella protuberanza chiamata il pomo d'Adamo, il quale, perchè va in su e in giu, come, un nottolino da usci e finestre, ha preso questo nome.
(384) LA CASSA. Il tamburo.
(385) A BABBOCCIO. In confuso, alla peggio.
(386) BUONA. GOFFI. Giuochi di carte (Nè buon nè goffo).
(387) A' NOCCIOLI. Molti giuochi fanno i bambini coi noccioli delle pèsche, e nel giocare danno a questi noccioli buffetti e soffi per farli arrìvare al punto voluto (buffare, soffiare, far la spia).
(388) SBASOFFIARE. Mangiare ingordamente.
(389) SAN GEMIGNANO è grossa Terra di Toscana, e la maggior festa del paese è quella di Santa Fine (finire).
(390) DALLE FREDDE ecc. Così dice perchè il Mula fu un acquacedrataio e venditore di acque diacciate, di quelli che si vedono in Firenze vender le loro merci su panchetti ornati di frondi e frasche.
(391) PALLERINO, perchè questo Pericolo fu bravissimo giocatore di palla a corda.
(392) GIANNETTINA. Specie d' arme in asta.
(393) A CUI. Ai quali battilani.
(394) LA CALCOSA, da calcare, la strada. Costui parla in gergo.
(395) FAR LA LUNEDIANA. Far la festa del lunedì.
(396) COL FINE ecc. Non potendo costui riscuotere da' suoi debitori, fallì, e indispettito bruciò i librì di credito.
(397) SCARNECCHIA. Ciarlatano Ammazzasette, che vendeva unguento da guarir le scottature.
(398) ROSACCIO. Era uno che sballava assai spropositi di cose astronomiche.
(399) PIPPO ecc. Un servo di casa Castiglione, un bell'umore, che fra le altre fece questa di mettersi nel letto del padrone per riscaldarglielo.
(400) IL MESTIERE DEL MICHELACCIO è quello di Mangiare, bere e andare a spasso.
(401) BATISTONE fu un nano a corte, gran vagheggino, buon cavallerizzo, che toccò spesso di buone nerbate, onde ne è detto foriere.
(402) LA BROCCA, qui è una certa fiscella, che messa in cima a un palo serve a cogliere i fichi che non si arrivan colle mani.
(403) E' VI SON TUTTI. Sono maliziosissimi.
(404) SPINACI (spia)
(405) ARRUFFAN ruffiano
(406) MARGUTTE, scaltro e scellerato nano nel Morgante del Pulci.
(407) CARPI nel Modenese. BORSELLI nel Fiorentino (carpitore, borsaiuolo).
(408) LANCIONE. Arme che qui si dà alle guardie del bargello.
(409) BIANTI. Vagabondi.
(410) CORAZZA che lo difenda dai colpi di bastone.
(411) RILIEVO. Tutto il dì rileva, busca, tocca di buone busse.
(412) FARFAREL. BARBARICCIA. Nomi di due diavoli.
(413) CH'È CH'È. Ogni poco.
(414) CAMOZZA. Capra salvatica.
(415) A BATTUTA, non di musica ma dì mazza.
(416) CHE MANDA ecc. Che costringe il dìavolo a venire, cavalluccio dicevasi la carta ove era scritta la citazìone in giudizio per cosa criminale; da un uomo a cavallo che in essa era figurato.
(417) LO STACCIO ecc. Certi incantesimi.
(418) S'INZAVARDA, S'impiastra tutta.
(419) IL BARBUTO. Il diavolo in forma di caprone.
(420) BAU, BILIORSE. Essere della famiglia degli Orchi, Befane, Versiere e simile genía.
(421) DI PUNTA. Dritto difilato.
(422) GUASTADA ecc. Vaso di vetro pieno d'acque incantate, entro cui le streghe pretendono vedere e far vedere diavoli e mille altre cose belle.
(423) CATTIV' URIA. Cattivo augurio.
(424) SE NULLA ecc. Per tutto quel che potesse accadere.
(425) DISEGNO. Divisamento, consiglio.
(426) SCROCCHIO. Errore. Mi sono ingannata a partito.
(427) FOLA. Folata, moltitudine in movimento.
(428) TORDO A RIMANERE chiamasi nel giuoco de' tordi quella palla che, dovendo passare di là da un certo punto, resta invece di qua, Vale qui dunque: non li raggiungerà.

 
 
 
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