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La Secchia Rapita 05-2

Post n°1288 pubblicato il 26 Febbraio 2015 da valerio.sampieri
 

La Secchia Rapita
di Alessandro Tassoni

        34
Seguía l'insegna di Milano, e avea
gran gente in su le scarpe e in su le selle,
ch'ovunque il guardo di lontan volgea,
rincarava le trippe e le fritelle.
Sei mila pacchiarotti a piè reggea
Marion di Marmotta Tagliapelle;
mille cavalli avean per capitani
Galeazzo e Martin de' Torriani.

        35
La terza insegna fu de' Fiorentini,
con cinque mila tra cavalli e fanti,
che conduceano Anton Francesco Dini
e Averardo di Baccio Cavalcanti:
non s'usavano starne e marzolini,
né polli d'India allor, né vin di Chianti:
ma le lor vittuaglie eran caciole,
noci e castagne e sorbe secche al sole.

        36
E di queste n'avean con le bigonce
mille asinelli al dipartir carcati,
acciò per quelle strade alpestre e sconce
non patisser di fame i lor soldati:
ma le some coperte in guisa e conce
avean con panni d'un color segnati,
che facean di lontan mostra pomposa
di salmeria superba e preziosa.

        37
Ma piú di queste numerosa molto
la quarta schiera e bella in vista uscía,
la gran Donna del Po tutto raccolto
quivi di sua milizia il fiore avía.
La ricca gioventú superba in volto
di porpora e di fregi ornata gía.
Fiammeggia l'oro, ondeggiano i cimieri,
passano i fanti armati e i cavalieri.

        38
Tre mila i cavalier sono, e due tanti
premon col piè de la gran madre il dorso:
Maurelio Turchi è il capitan de' fanti,
e de' cavalli il Bevilacqua Borso.
Ma splende sovra questi e sovra quanti
vengono di Bologna al gran soccorso,
il magnanimo cor di Salinguerra,
che fa del nome suo tremar la terra.

        39
Occupata di fresco avea Ferrara
Salinguerra, e nemico era a la Chiesa;
ma i Petroni l'avean solo per gara
tratto con larghi doni in lor difesa.
Il nunzio che sapea la cosa chiara,
tenne sopra di lui la man sospesa;
lasciò passarlo e poi segnò la croce:
ma se n'avide e rise il cor feroce.

        40
Ha seco il fior de la Romagna bassa
che volontaria segue i segni suoi;
Lugo, Bagnacavallo, Argenta e Massa,
Cotognola e Barbian madri d'eroi:
questa gente con l'altra unita passa,
ma sua chiara virtú la scevra poi;
è 'l capitan che la conduce a piede
Faceo Milani, uom d'incorrotta fede.

        41
Ravenna e Cervia sotto una bandiera
seguono i Ferraresi a mano a mano,
di lance e spiedi armate a la leggiera;
e Guido da Polenta è il capitano.
Di Cervia sol la numerosa schiera
potea ingombrar per molte miglia il piano,
se non spargeano l'aria e 'l sito immondo
i cittadini suoi per tutto il mondo.

        42
Passano in ordinanza i fanti armati,
poscia di cavalier segue un drappello,
due mila a piè, trecento incavallati
(vocabol fiorentino antico e bello).
Va pomposo il signor de' Ravennati
sopra un nobil corsier di pel morello
stellato in fronte, che col piè balzano
par che misuri a passi e salti il piano.

        43
Rimini vien con la bandiera sesta,
guida mille cavalli e mille fanti
il secondo figliuol del Malatesta,
esempio noto a gl'infelici amanti.
Il giovinetto ne la faccia mesta
e ne' pallidi suoi vaghi sembianti
porta quasi scolpita e figurata
la fiamma che l'ardea per la cognata.

        44
Halli donata al dipartir Francesca
l'aurea catena a cui la spada appende;
la va mirando il misero, e rinfresca
quel foco ognor che l'anima gli accende:
quanto cerca fuggir, tanto s'invesca,
e 'l suo cieco furor in van riprende,
ché già su la ragione è fatto donno,
né distornarlo omai consigli il ponno.

        45
- Perché donna, dicea, di questo core
legarmi di tua man di piú catene?
Non stringevano assai quelle, onde Amore
de le bellezze tue preso mi tiene?
Ma tu forse notasti il mio furore
dissimulando il mal che da te viene,
furore è il mio, non nego il mio difetto,
ma mi traesti tu de l'intelletto.

        46
Tu co' begli occhi tuoi speranza desti
a la fiamma d'amor viva e cocente,
che sfavillar da questi miei scorgesti
e chiederti pietà del cor languente.
Ma lasso che vo io torcendo in questi
vani pensier l'innamorata mente,
e sinistrando il caro pegno amato
che da sí nobil petto in don m'è dato?

        47
Bella de la mia donna e ricca spoglia
che donata da lei meco te 'n vieni,
acciò che dal suo amor non mi discioglia
e mi leghi in piú nodi e m'incateni;
tu sarai refrigerio a la mia doglia,
tu sarai nuovo pegno a le mie speni. -
La bacia e la ribacia in questi accenti,
e va seco sfogando i suoi tormenti.

        48
Passa il giovine amante, e dopo lui
la gente di Faenza arriva e passa.
Tutti son cavalier, fuora che dui
staffieri a piè del capitan Fracassa.
Del buon sangue Manfredo era costui,
onor di quella età cadente e bassa;
secento ha seco, e cento, i piú garbati,
di maiolica fina erano armati.

        49
Indi Cesena vien sotto l'impero
di Mainardo d'Ircon da Susinana,
che s'è fatto signor di condottiero
di gente disperata empia e scherana.
Ottocento pedoni ha seco il fero
usati a vita faticosa e strana:
non ha cavalleria, ma i fanti sui
vagliono piú ch'i cavalieri altrui.

        50
La nona squadra fu de gl'Imolesi
che da Pietro Pagani eran condotti:
mille e cento tra fanti e banderesi,
saccomanni, briganti e stradiotti;
dopo questi venieno i Forlivesi
da gli Ordelaffi in servitú ridotti;
Scarpetta di condurgli ebbe l'onore,
che de gli altri fratelli era il maggiore.

        51
Forlimpopoli segue, allor cittade
non men de le vicine illustre e degna;
Sinibaldo, il fratel minor d'etade,
regge la schiera sua sott'altra insegna.
Sono ottocento armati d'archi e spade,
mille son gli altri, e vanno a la rassegna
distinti in guisa, che distinta splende
la gara che fra lor gli animi accende.

        52
Con la gente di Fano a tergo a questa
Sagramoro Bicardi il Nunzio inchina,
e guida mille fanti a la foresta
usati a corseggiar quella marina.
A lo scettro ubbidían del Malatesta
Pesaro, Fossombruno e la vicina
Senigaglia: e passâr con la bandiera
di Paulo dianzi entro la sesta schiera.

        53
Poiché fu di Romagna il fior passato,
ecco il carroccio uscir fuor de la porta,
tutto coperto d'or, tutto fregiato
di spoglie e di trofei di gente morta;
lo stendardo maggior quivi è spiegato:
e cento cavalier gli fanno scorta,
fra gli altri di valor chiaro e sovrano;
e Tognon Lambertazzi è il capitano.

        54
Dodici buoi d'insolita grandezza
il tirano a tre gioghi; e di vermiglia
seta hanno la coperta e la cavezza,
le sottogole e i fiocchi in su le ciglia.
Il pretor di Bologna in grande altezza
sopra vi siede, e intorno ha la famiglia
tutta ornata a livrea purpurea e gialla
con balestre da leva e ronche in spalla.

        55
Nomato era costui Filippo Ugone
brescian di quei da la gorgiera doppia:
e di broccato indosso avea un robone
che stridea come sgretolata stoppia.
Secondavano il carro e 'l gonfalone
quattrocento barbute a coppia a coppia,
co' cavalli bardati in fino a terra,
ch'avea mandate Brescia a quella guerra.

        56
Seguiva il battaglion dopo costoro
de' Petronici fanti e l'apparecchio:
eran vintisei mila, e 'l duca loro
il buon conte Romeo Pepoli vecchio,
avea l'armi d'argento a scacchi d'oro
fregiate, e Braccalon da Casalecchio
col braccio manco e con la spalla destra
gli portava lo scudo e la balestra.

        57
Finita di passar la fanteria
passarono i cavalli in tre squadroni,
guidati da Bigon di Geremia,
ch'era in Bologna in quell'età de' buoni;
e da due figli del Malvezzo Elia,
Perinto e Periteo, che fra i campioni
del petronico stuol piú illustri e chiari
risplendean gloriosi e senza pari.

        58
Usciti in armi a la campagna quanti
Petroni e Romagnoli avea la terra,
marciar le schiere; e sette miglia avanti
presero alloggio al solito di guerra.
indi tosto ch'al re de' lumi erranti
le finestre del ciel l'alba diserra,
al suon di mille trombe, al mattutino,
fresco tornò l'esercito in cammino.

        59
Né molto andò che da diversi intese
la nuova, che temea, di Castelfranco,
tosto le squadre in ordinanza stese
per giugner sopra l'inimico stanco;
il destro corno Salinguerra prese,
ritennero i Petroni il lato manco,
presaghi ch'il valor tedesco e sardo
dovea quivi pugnar col Re gagliardo.

        60
Con Salinguerra a destra i Fiorentini
giunsero l'ordinanze, e i Milanesi,
e la squadra con lor de' Perugini,
e la cavalleria de' Riminesi;
il signor di Ravenna e i Faentini,
Fano, Imola, Cesena e i Forlivesi,
Pesaro, Fossombruno e Sinigaglia
il mezzo ritenean de la battaglia.

        61
Il carroccio restò, com'era usanza
tra i Bolognesi, appo il sinistro corno,
con molti cavalier di gran possanza,
e gente a piedi e machine d'intorno.
Indi si mosse il campo in ordinanza;
e giunse che drizzava al mezzo giorno
Febo i cavalli, a l'inimico a fronte,
rintronando di gridi il piano e 'l monte.

        62
Da l'altra parte i Gemignani usciti
di Castelfranco a la battaglia in fretta,
col magnanimo Re de' Sardi uniti
fermâr l'insegne a tiro di saetta:
e posti in fronte i piú feroci e arditi
slargaro i fianchi a l'ordinanza stretta
per non esser rinchiusi e circondati
dal numero maggior di tanti armati.

        63
A manca man dove un torrente stagna,
con quattro mila suoi mangiafagioli
stava Bosio Duara a la campagna,
né seco aveva i Cremonesi soli,
ma quanti scesi giú da la montagna
eran mazzamarroni in vari stuoli;
e la cavalleria del buon Manfredi
copriva i fianchi de la gente a piedi.

        64
Ma incontro a l'austro era nel destro corno
la bandiera real d'Enzio spiegata,
e Garfagnana seco, e quivi intorno
la milizia del pian tutta schierata.
Regiamente pomposo era quel giorno
di sopravesta bianca e ricamata
d'aquile d'oro il Re, con un cimiero
di piume bianche, e sopra un gran corsiero.

        65
Diciannov'anni il giovane reale
non compie ancora ed è mezzo gigante.
Bionda ha la chioma, e 'n tutto 'l campo eguale
non trova di valor né di sembiante.
Se maneggia destrier, s'avventa strale,
se move al corso le veloci piante,
se con la spada o con la lancia fiede,
sia in giostra o sia in battaglia ogn'altro eccede.

        66
Giva intorno esortando in ogni lato
a ben morir que' poveri villani.
Ma il Potta in mezzo a la battaglia armato
d'ira e di rabbia si mordea le mani
di non trovarsi allor Gherardo a lato;
e consegnando a Tomasin Gorzani
i Gemignani a piè, con cambio secco
in luogo del coltel mettea uno stecco.

Fine canto sesto

 
 
 
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