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Rime del Berni 71-74

Post n°1277 pubblicato il 24 Febbraio 2015 da valerio.sampieri
 

Rime di Francesco Berni

71

CAPITOLO PRIMO ALLA SUA INNAMORATA

Quand'io ti sguardo ben dal capo a' piei
e ch'io contemplo la cima e 'l pedone,
mi par aver acconcio i fatti miei.
Alle guagnel, tu sei un bel donnone,
da non trovar nella tua beltà fondo,
tanto capace sei con le persone.
Credo che chi cercasse tutto 'l mondo
non troveria la più grande schiattona:
sempre sei la maggior del ballo tondo.
Io vedo chiar che tu saresti buona
ad ogni gran refugio e naturale,
sol con l'aiuto della tua persona.
Se tu fussi la mia moglie carnale,
noi faremmo sì fatti figliuoloni
da compensarne Bacco e Carnevale.
Quando io ti veggio in sen que' dui fiasconi,
oh mi vien una sete tanto grande
che par ch'io abbia mangiato salciccioni;
poi, quand'io penso all'altre tue vivande,
mi si risveglia in modo l'appetito
che quasi mi si strappan le mutande.
Accettami, ti prego, per marito,
ché ti trarrai con me tutte le voglie,
perciò ch'io son in casa ben fornito.
Io non aveva il capo a pigliar moglie,
ma quand'io veggio te, giglio incarnato,
son come uno stallon quando si scioglie,
che vede la sua dama in sur un prato,
e balla e salta come un paladino;
così fo io or ch'io ti son allato.
Io ballo, io canto, io sòno il citarino,
e dico all'improvista de' sonetti
che non gli scoprirebbe un cittadino.
Se vòi che 'l mio amor in te rimetti,
èccome in punto apparecchiato e presto,
pur che di buona voglia tu l'accetti.
E se ancor non ti bastasse questo,
che tu voglia di me meglio informarti,
infcent;rmatene, ché gli è ben onesto.
In me ritrovarai di buone parti,
ma la meglior io non te la vo' dire:
s'io la dicessi, farei vergognarti.
Or se tu vòi alli effetti venire,
stringiamo insieme le parole e' fatti,
e da uom discreto chiamami a dormire;
e se poi il mio esser piaceratti,
ci accordaremo a far le cose chiare,
ché senza testimon non voglio gli atti.
Io so che presso me arai a durare
e che tu vòi un marito galante:
adunque piglia me, non mi lasciare.
Io ti fui sempre sviscerato amante;
di me resti a veder sol una prova:
da quella in fuor, hai visto tutte quante.
Sappi che di miei par non se ne trova,
perch'io lavoro spesso e volentieri
fo questo e quello ch'alla moglie giova.
Con me dar ti potrai mille piaceri,
di Marcon ci staremo in santa pace,
dormirem tutti due senza pensieri,
perché 'l fottere a tutti sempre piace.



72

CAPITOLO SECONDO ALLA SUA INNAMORATA

Tu se' disposta pur ch'io mora affatto,
prima che tu mi voglia soccorrire,
e farmi andar in frega com'un gatto;
ma se per tuo amor ho a morire,
io t'entrarò col mio spirito adosso
e sfamarommi inanzi al mio uscire.
E' non ti varrà dir: "Non vo'; non posso":
cacciato ch'io t'avrò il mio spirto drento,
non t'avedrai che 'l corpo sarà grosso.
Al tuo dispetto anche sarò contento,
e mi starò nel tuo ventre a sguazzare,
come se fussi proprio l'argumento.
Se' preti mi vorranno discacciare,
non curarò minaccie né scongiuri:
ti so dir, avranno agio di gracchiare.
Quando avran visto ch'io non me ne curi,
crederanno che sia qualche malìa,
presa a mangiar gli scaffi troppo duri,
e chi dirà che venghi da pazzia;
così alla fin non mi daranno impaccio
e caverommi la mia fantasia.
Ma s'io piglio coi denti quel coraccio,
io gli darò de' morsi come cane
e insegnarògli ad esser sì crudaccio.
Tel dico, ve', mi amazzarò domane,
per venir presto con teco a dormire;
et intrarotti dove t'esce il pane.
Sì che vedi or se tu ti puoi pentire:
io ti do tempo sol per tutta sera;
altramente, diman mi vo' morire.
Non esser, come suoli, cruda e fiera,
perché, s'io ci mettessi poi le mani,
ti faria far qualche strania matera.
Farotti far certi visacci strani
che, specchiandoti, avrai maggior paura
che non ebbe Atteon in mezzo a' cani.
Se tu provassi ben la mia natura,
tu teneresti via di contentarmi
e non saresti contra me sì dura.
In fine son disposto d'amazzarmi,
perché ti voglio 'n corpo un tratto intrare,
ch'altro modo non ho da vendicarmi.
S'io v'entro, i' ti vo' tanto tribulare!
Io uscirò poi per casa la notte
e ciò che trovarò ti vo' spezzare.
Quand'io t'avrò tutte le veste rotte,
io ti farò ancor maggior dispetto,
e caverotti il cìpol dalla botte,
e levarotti il pannel di sul letto,
e ti farò mostrar quell'infernaccio
ov'entra et esce 'l diavol maladetto:
darotti tanto affanno e tant'impaccio
che non sarai mai più per aver bene,
s'io non mi scioglio di questo legaccio.
Sì che, stu vuoi uscir d'affanni e pene
e se non vuoi diventar spiritata,
accordarti con meco ti conviene.
Ma io ti veggio star tant'ostinata
e non aver pietà de' miei gran guai,
ch'è forza farti andar co i panni alzata
e di farti mostrar quel che tu hai.



73

RISPOSTA AL VARCHI

Varchi, quanto più lode voi mi date
tanto più l'aborrisco e rifiuto io,
che so che vinto da gentil disio
altri più che voi stesso a torto amate.

Le rime mie, senza arte e non ornate,
assai lontan da quelle van che 'l dio
di Cinto canta ad Euterpe e Clio
e dalle vostre, a gran ragion lodate;

da quelle che d'altrui diverse avete
quanto l'umil ginebro all'alto pino,
da stridol canna nobile sampogna,

quanto dall'uom ch'è desto a quel che sogna.
Or canti il buon Damone e taccia Elpino,
ch'ei sol del suo bel dir buon frutto miete.



74

VERO SPIRITO D'INFERNO PER AMORE

Vero inferno è il mio petto,
vero infernale spirito son io
e vero infernal foco è 'l foco mio.
Quell'arde e non consuma e non si vede,
e la mia fiamma è tale
che, perch'io vivo e non la mostro fòre,
madonna non la crede.
Privo d'ogni speranza di mercede
e del divino aspetto
è lo spirito misero infernale;
et io gli sono eguale
e vivo senza 'l mio vitale obietto,
né speme ha la mia fede
et ostinato in una voglia è 'l core.
Anzi stato migliore
han gli spirti laggiù, ché giustamente
ardono in foco, et io ardo innocente;

 
 
 
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Un blog di: valerio.sampieri
Data di creazione: 26/04/2008
 

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