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Rime del Berni 59-61

Post n°1268 pubblicato il 24 Febbraio 2015 da valerio.sampieri
 

59

Sonetto del Bernia

Non vadin più pellegrini o romei
la quaresima a Roma alle stazzoni,
giù per le scale sante ginocchioni,
pigliando l'indulgenzie e i giubilei;

né contemplando li archi e' colisei,
e' ponti, li acquedutti e' settezzonii,
e la torre ove stette in doi cestoni
Vergilio, spenzolato da colei.

Se vanno là per fede o per desio
di cose vecchie, vengan qui a diritto,
ché l'uno e l'altro mostrerò lor io.

Se la fede è canuta, come è scritto,
io ho mia madre e due zie e un zio,
che son la fede d'intaglio e di gitto:

paion gli dèi d'Egitto,
che son de gli altri dèi suoceri e nonne
e fôrno inanzi a Deucalionne.

Gli omeghi e l'ipsilonne
han più proporzion ne' capi loro
e più misura che non han costoro.

Io li stimo un tesoro
e mostrerògli a chi gli vuol vedere
per anticaglie naturali e vere.

L'altre non sono intiere:
a qual manca la testa, a qual le mani;
son morte e paion state in man de' cani.

Questi son vivi e sani
e dicon che non voglion mai morire:
la morte chiama et ei la lascian dire.

Dunque chi s'ha a chiarire
dell'immortalità di vita eterna,
venga a Firenze nella mia taverna.



60

Capitolo a Messer Baccio Cavalcanti sopra la gita di Nizza

Questa è per avisarvi, Baccio mio,
se voi andate alla prefata Nizza,
che, con vostra licenza, vengo anch'io.
La mi fece venir da prima stizza,
parendomi una cosa impertinente;
or pur la fantasia mi vi si rizza,
ché mi risolvo meco finalmente
che posso e debbo anch'io capocchio andare
dove va tanta e sì leggiadra gente.
Sa che cosa è galea, che cosa è mare;
sa ch'e pidocchi e de' cimici il puzzo
m'hanno la coratella a sgangherare,
perch'io non ho lo stomaco di struzzo,
ma di grillo, di mosca e di farfalla:
non ha 'l mondo il più ladro stomacuzzo.
Lasso! che pur pensava di scampalla
e ne feci ogni sforzo con l'amico,
messivi 'l capo e l'una e l'altra spalla;
con questo virtuoso putto, dico,
che sto con lui come dir a credenza,
mangia 'l suo pane e non me l'affatico.
Volevo far che mi desse licenza,
lasciandomi per bestia a casa, et egli
mi smentì per la gola in mia presenza
e disse: "Pìgliati un de' miei cappegli;
mettiti una casacca alla turchesca,
co' botton sin in terra e con gli ucchiegli".
Io che son più caduco che una pesca,
più tenero di schiena assai ch'un gallo,
son del foco d'amor stoppin et esca,
risposi a lui: "Sonate pur, ch'io ballo:
se non basta ir a Nizza, andiamo a Nisa,
dove fu Bacco su tigri a cavallo".
Faremo dunque una bella divisa
e ce n'andrem cantando come pazzi
per la riviera di Siena e di Pisa.
Io mi propongo fra gli altri solazzi
uno sfoggiato, che sarete voi,
col qual è forza ch'a Nizza si sguazzi.
Voi conoscete gli asini da' buoi,
sète là moncugino e monsignore
e converrà che raccogliate noi.
Alla fe', Baccio, che 'l vostro favore
mi fa in gran parte piacer questa gita,
perché già fuste in Francia ambasciatore!
Un'altra cosa ancor forte m'invita,
ch'io ho sentito dir che c'è la peste,
e questa è quella che mi dà la vita.
Io vi voglio ir, s'io dovess'ir in ceste:
credo sappiate quanto la mi piaccia,
se quel ch'i' scrissi già di lei leggeste.
Qui ogniun si provede e si procaccia
le cose necessarie alla galea,
pensando che diman vela si faccia;
ma 'l solleon s'ha messo la giornea
e par che gli osti l'abbin salariato
a sciugar bocche perché 'l vin si bea:
vo' dir che tutto agosto fia passato
inanzi forse che noi c'imbarchiamo,
se 'l mondo in tutto non è spiritato.
E se gli è anche adesso, adesso andiamo;
andiam, di grazia, adesso adesso, via;
di grazia, questa voglia ci caviamo.
Io spero nella Vergine Maria,
se Barbarossa non è un babbuasso,
che ci porterà tutti in Barberia.
Oh, che ladro piacer, che dolce spasso,
veder a' remi, vestito di sacco,
un qualche abbate od altro prete grasso!
Credete che guarrebbe dello stracco,
dello svogliato e de mill'altri mali:
fu certo un galantuom quel Ghin di Tacco.
Io l'ho già detto a parecchi officiali
e prelati miei amici: "Abbiate cura,
ché 'n quei paesi là si fa co' pali".
Et essi a me: "Noi non abbiam paura;
se non ci è fatto altro mal che cotesto,
lo terrem per guadagno e per ventura;
anzi per un piacer simile a questo
andremo a posta fatta in Tremisenne,
sì che quel s'ha da far faccisi presto".
Mentre scrivevo questo, mi sovenne
del Molza nostro, che mi disse un tratto
un detto di costor molto solenne:
fu un che disse: "Molza, io son sì matto,
che vorrei trasformarmi in una vigna,
per aver pali e mutarli ogni tratto.
Natura ad alcun mai non fu matrigna:
guarda quel ch'Aristotel ne' Problemi
scrive di questa cosa"; e parte ghigna.
Rispose il Molza: "Adunque mano a' remi;
ogniun si metta dietro un buon temone
et andiam via, ch'anch'io trovar vorre'mi
a così gloriosa impalazione".
Post scritta. Io ho saputo che voi sète
col cardinal Salviati a Passignano
et indi al Pin con esso andar volete.
Me l'ha detto in palazzo un cortegiano
che sa le cose et è de' Carnesecchi
e secretario e le tocca con mano.
Questo nel cor m'ha messo cento stecchi,
per la dolce memoria di quel giorno
che mi dice: "Meschin, tu pur invecchi".
Col desiderio a quel paese torno
dove facemmo tante fanciullezze
nel fior de gli anni più fresco e adorno.
Vostra madre mi fé tante carezze!
Oh che luogo da monachi è quel Pino,
id est da genti agiate e mal avezze!
Arete lì quel cardinal divino,
al qual vo' ben, non come cardinale
né perch'abbia 'l rocchetto o 'l capuccino,
ché gli vorrei per quel più presto male,
ma perché intendo che gli ha discrezione
e fa de' virtuosi capitale.
Seco il Fondulo sarà di ragione,
che par le quattro tempora in astratto,
ma è più dotto poi che Cicerone:
dice le cose, che non par suo fatto,
sa greco, sa ebraico; ma io
so che lo conoscete e son un matto.
Salutatel di grazia in nome mio;
e seco un altro, Alessandro Ricorda,
ch'è un cert'omaccin di quei di Dio:
dico che con ogniun presto s'accorda,
massimamente a giucar a primiera
non aspettò già mai tratto di corda.
Quando gli date uno spicchio di pera
a tavola, così per cortesia,
ditegli da mia parte: "Buona sera".
Mi raccomando a vostra signoria.




61

Sonetto in descrizion dell'Arcivescovo di Firenze

Chi vuol veder quantunque pò natura
in far una fantastica befana,
un'ombra, un sogno, una febbre quartana,
un model secco di qualche figura,

anzi pur il model della paura,
una lanterna viva in forma umana,
una mummia appiccata a tramontana,
legga per cortesia questa scrittura.

A questo modo è fatto un cristiano
che non è contadin né cittadino
e non sa s'e' sia in poggio o s'e' sia in piano.

Credo che sia nepote de Longino;
come gli è visto fuor, rincara il grano,
alla più trista, ogni volta un carlino.

Ha in dosso un gonnellino
di tela ricamata da magnani,
a toppe e spranghe messe co i trapàni.

Per amor de' tafani
porta a traverso al collo uno straccale
quadro, come da vescovo un grembiale,

et un certo cotale
di romagnolo, allacciato alle schiene
con una stringa rossa che lo tiene.

Ma quanto calza bene
una brachetta accattata a pigione,
che par a punto un naso di montone!

Non faria la ragione
di quante stringhe al giorno ha il suo muletto,
un abachista, in cento anni, perfetto.

Nemico del confetto
e de gli arrosti e della peverada,
come de' birri un assassin di strada,

è oppenion ch'e' vada
del corpo l'anno quattro tratti soli
e faccia paternostri e fusaioli.

Fugge da' ceraioli,
acciò che non lo vendan per un boto,
tant'è sottil, leggieri, giallo e vòto.

Comunque il Buonarroto
dipinge la quaresima e la fame,
dicon che vuol ritrar questo carcame;

con un cappel di stame,
che porta dì e notte come i bravi,
e dieci mazzi a cintola di chiavi,

che venticinque schiavi
co i ferri a' pie' non fan tanto romore
e trenta sagristani et un priore.

Va per ambasciatore
ogn'anno dell'aringhe a mezzo maggio,
contra a' capretti, a l'ova et al formaggio,

e perch'è gran viaggio,
ha sempre sotto il braccio un mezzo pane
che ha un giubbon di sette sorti lane:

quel rode come un cane,
poi giù pel gorgozzuol gli dà la spinta
con tre o quattro sorsi d'acqua tinta.

Or eccovi dipinta
una figura arabica, un'arpia,
un om fuggito dalla notomia.

 
 
 
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Un blog di: valerio.sampieri
Data di creazione: 26/04/2008
 

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