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Rime del Berni 35-37

Post n°1239 pubblicato il 21 Febbraio 2015 da valerio.sampieri
 

35

CAPITOLO A MESSER FRANCESCO MILANESE

Messer Francesco, se voi sète vivo
(perch'i' ho inteso che voi sète morto),
leggete questa cosa ch'io ve scrivo;
per la qual vi consiglio e vi conforto
a venir a Venezia, ch'oggimai
a star tanto in Piacenza avete torto;
e quel ch'è peggio, senza scriver mai,
ché pur, s'aveste scritto qualche volta,
di voi stariamo più contenti assai.
Qui è messer Achille dalla Volta,
e 'l reverendo monsignor Valerio,
che dimanda di voi volta per volta
e mostra avere estremo desiderio;
né pur sol egli, ma ogni persona
n'ha un martel ch'è proprio un vituperio;
lasciamo andar monsignor di Verona,
nostro padron, che mai né dì né notte
con la lingua e col cuor non v'abbandona.
Se voi aveste, non vo' dir le gotte,
ma il mal di santo Antonio e 'l mal franzese
e le gambe e le spalle e l'ossa rotte,
doveresti esser stato qua già un mese,
tanto ogniun si consuma di vedervi
e d'alloggiarvi e quasi far le spese.
Ma non dissegni già nissun d'avervi,
ch'i' vi vogl'io; e per Dio starei fresco,
se' forestieri avessino a godervi.
Venite via, il mio messer Francesco,
ché vi prometto due cose eccellenti,
l'un'è 'l ber caldo e l'altra il magnar fresco.
E se voi arrete mascelle valenti,
vi gioverà, ché qui si mangia carne
di can, d'orsi, di tigri e di serpenti.
I medici consiglion che le starne
quest'anno, per amor delle petecchie,
farebbon mal, chi volesse mangiarne;
ma de questi lavori delle pecchie,
(o ape, a modo vostro) vi prometto
che n'avem co i corbegli e con le secchie.
Io parlo d'ogni sorte di confetto:
in torte, in marzapani e 'n calicioni
vo' sotterrarvi insin sopra el ciuffetto;
capi di latte santi, non che buoni
(io dico capi, qui si chiamon cai),
da star proprio a magnarli in ginocchioni;
poi certi bozzolai impeverai,
alias berlingozzi e confortini:
la miglior cosa non magnasti mai.
Voi aspettate che l'uom ve strascini;
venite, ché sarete più guardato
che 'l doge per la Sensa da i facchini;
sarete intratenuto e corteggiato,
ben visto da ogniun com'un barone,
chi v'oderà se potrà dir beato;
parrete per queste acque un Anfione,
anzi un Orfeo, che sempre avea dirieto
bestie in gran quantità d'ogni ragione.
Se sète, com'io spero, sano e lieto,
per vostra fe' non mi fate aspettare,
né star tanto con l'animo inquieto.
E`cci onestamente da sguazzare,
secondo il tempo; ècci il Valerio vostro
ch'in cortesia sapete è singulare.
Ciò ch'è di lui possiam riputar nostro,
e pane e vin: pensate ch'adess'io
scrivo con la sua carta e col suo inchiostro.
Stemo in una contrada et in un rio,
presso santa Trìnita e l'arzanale,
incontro a certe monache d'Iddio,
che fan la pasqua come il carnovale,
id est che non son troppo scropulose,
ché voi non intendeste qualche male.
Venite a scaricar le vostre cose
et a diritto; e venga Bernardino,
ché faremo armonie miracolose.
Poi alla fin d'agosto o lì vicino,
se si potrà praticare el paese,
verso el patron pigliarem il camino,
che l'altr'ier se n'andò nel veronese.



36

CAPITOLO A MESSER MARCO VENEZIANO

Quant'io vo più pensando alla pazzia,
messer Marco magnifico, che voi
avete fatto e fate tuttavia,
d'esservi prima imbarcato e da poi
para pur via, sappiate che mi viene
compassion di voi stesso e di noi,
che dovevamo con cento catene
ligarvi stretto; ma noi siamo stati
troppo da poco e voi troppo da bene.
Quel monsignor da gli stival tirati
poteva pure star dui giorni ancora,
poi che dui mesi ce aveva uccellati
con dire: "Io voglio andar; io andrò ora",
ché pur veniva da monsignor mio
la risposta, la qual è venuta ora;
e dice ch'è contento e loda Iddio
venga con voi e stia e vada e torni
e facci tanto quanto v'è in disio,
pur che la stanza non passi otto giorni.
Ma Dio sa poi quel che sarebbe stato:
al pan si guarda inanzi che s'inforni,
poi non importa quand'egli è infornato.
Or basta; io son qui solo come un cane
e non magno più ostreghe né fiato;
e per disperazion vo via domane,
in loco ov'io v'aspetto e vi scongiuro
che siate almen qui fra tre settimane,
perch'i' altrimenti non sarei sicuro;
ciò è avrei da far... voi m'intendete,
che sapete il preterito e 'l futuro.
Diranno: "Noi vogliam che tu sia prete";
"Noi vogliam che tu facci e che tu dica":
io starò fresco se voi non ci sète.
Senza che più ve lo scriva o ridica,
venite via: che volete voi fare,
fra cotesti orti di malva e d'ortica,
che son pei morti cosa singulare,
come dice el sonetto di Rosazzo?
Io vo' morir se ci potrete stare.
E per mia fe', ch'è pur un bel solazzo
l'avere scelta questa vostra gita!
E` stato quasi un capriccio di pazzo.
Per certo egli era pur un'altra vita
Santa Maria di Grazie e quelle torte,
delle quali io mi lecco ancor le dita;
quelle, vo' dir, che 'n così varia sorte
ci apparecchiava messer Pagol Serra;
che mi vien ora el sudor della morte,
a dir ch'io m'ho a partir di questa terra
et andarmi a ficcar in un paese
dove si sta con simil cose in guerra;
di quella graziosa, alma, cortese,
che vive come vivono i cristiani,
parlo della brigata genovese,
Salvaghi, Arcani e Marini e Goani,
che Dio dia a' lor cambi e lor faccende
la sua benedizion ad ambe mani.
Era ben da propor, da chi s'intende
di compagnie e di trebbii, a coteste
generazion salvatiche et orrende,
che paion sustituti della peste.
Or io non voglio andar moltiplicando
in ciance che vi son forte moleste,
e 'n sul primo proposito tornando,
dico così, che voi torniate presto.
A vostra signoria mi raccomando
e mi riserbo a bocca a dire il resto.



37

A GIOVAN MARIANI
CONGRATULANDOSI CHE SIA VIVO

Io ho sentito, Giovan Mariani,
che tu sei vivo e sei pur anco a Vico:
io n'ho tanto piacer (ve' quel ch'io dico)
quant'io avessi mai 'l dì de' cristiani.

Le carestie, le guerre e i tempi strani,
c'hanno chi morto e chi fatto mendico,
fan che di te non arei dato un fico:
tu m'eri quasi uscito delle mani.

Or vi sei, non so come, ritornato;
sia ringraziato Benedetto Folchi,
che questa buona nuova oggi m'ha dato!

Dimmi, se' tu nimico più de' solchi,
come solevi? Ché v'eri impacciato
più che colui ch'arò quel campo a Colchi.

A questi tempi dolchi,
che stan così fra dua, che seme getti?
Attendi a far danari o pur sonetti?

Vo' che tu m'imprometti
ch'io ti rivegga prima che si sverni.
Mi raccomando, tuo Francesco Berni.

 
 
 
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