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Il Galateo (8-11)

Post n°1232 pubblicato il 21 Febbraio 2015 da valerio.sampieri
 

8.
Sono poi certi altri che più oltra procedono che la sospettione, anzi vengono a' fatti et alle opere sì che con esso loro non si può durare in guisa alcuna, perciò che eglino sempre sono l'indugio, lo sconcio et il disagio di tutta la compagnia, i quali non sono mai presti, mai sono in assetto né mai a lor senno adagiati. Anzi, quando ciascuno è per ire a tavola e sono preste le vivande e l'acqua data alle mani, essi chieggono che loro sia portato da scrivere o da orinare o non hanno fatto essercitio, e dicono: - Egli è buon'ora! - - Ben potete indugiare un poco sì - - Che fretta è questa stamane? - e tengono impacciata tutta la brigata, sì come quelli che hanno risguardo solo a sé stessi et all'agio loro, e d'altrui niuna consideratione cade loro nell'animo. Oltre a ciò, vogliono in ciascuna cosa essere avantaggiati dagli altri, e coricarsi ne' miglior letti e nelle più belle camere, e sedersi ne' più comodi e più orrevoli luoghi, e prima degli altri essere serviti et adagiati; a' quali niuna cosa piace già mai, se non quello che essi hanno divisato, a tutte l'altre torcono il grifo, e par loro di dovere essere attesi a mangiare, a cavalcare, a giucare, a sollazzare. Alcuni altri sono sì bizzarri e ritrosi e strani, che niuna cosa a lor modo si può fare, e sempre rispondono con mal viso, che che loro si dica, e mai non rifinano di garrire a' fanti loro e di sgridargli, e tengono in continua tribolatione tutta la brigata: - A bell'ora mi chiamasti stamane! - - Guata qui, come tu nettasti ben questa scarpetta! - Et anco: - Non venisti meco alla chiesa; bestia, io non so a che io mi tenga che io non ti rompa cotesto mostaccio! -; modi tutti sconvenevoli e dispettosi, i quali si deono fuggire come la morte, perciò che, quantunque l'uomo avesse l'animo pieno di umiltà, e tenesse questi modi non per malitia, ma per trascuraggine e per cattivo uso, non di meno, perché egli si mostrerebbe superbo negli atti di fuori, converrebbe ch'egli fosse odiato dalle persone, imperò che la superbia non è altro che il non istimare altrui, e (come io dissi da principio) ciascuno appetisce di essere stimato, ancora che egli no 'l vaglia. Egli fu, non ha gran tempo, in Roma un valoroso uomo e dotato di acutissimo ingegno e di profonda scienza, il quale ebbe nome m[esser] Ubaldino Bandinelli. Costui solea dire che qualora egli andava o veniva da palagio, come che le vie fossero sempre piene di nobili cortigiani e di prelati e di signori e parimente di poveri uomini e di molta gente mezzana e minuta, non di meno a lui non parea d'incontrar mai persona che da più fosse, né da meno, di lui: e sanza fallo pochi ne potea vedere che quello valessero che egli valea, avendo risguardo alla virtù di lui, che fu grande fuor di misura; ma tuttavia gli uomini non si deono misurare in questi affari con sì fatto braccio, e deonsi più tosto pesare con la stadera del mugnaio che con la bilancia dell'orafo; et è convenevol cosa lo esser presto di accettarli non per quello che essi veramente vagliono, ma, come si fa delle monete, per quello che corrono. Niuna cosa è adunque da fare nel conspetto delle persone alle quali noi desideriamo di piacere, che mostri più tosto signoria che compagnia, anzi vuole ciascun nostro atto avere alcuna signification di riverenza e di rispetto verso la compagnia nella quale siamo. Per la qual cosa, quello che fatto a convenevol tempo non è biasimevole, per rispetto al luogo et alle persone è ripreso: come il dir villania a' famigliari e lo sgridargli (della qual cosa facemmo di sopra mentione) e molto più il battergli, con ciò sia cosa che ciò fare è un imperiare et essercitare sua giuridittione; la qual cosa niuno suol fare dinanzi a coloro ch'egli riverisce, sanza che se ne scandaleza la brigata e guastasene la conversatione, e maggiormente se altri ciò farà a tavola, che è luogo d'allegrezza e non di scandalo. Sì che cortesemente fece Currado Gianfigliazzi di non moltiplicare in novelle con Chichibio per non turbare i suoi forestieri, come che egli grave castigo avesse meritato, avendo più tosto voluto dispiacere al suo signore che alla Brunetta; e se Currado avesse fatto ancora meno schiamazzo che non fece, più sarebbe stato da commendare, ché già non conveniva chiamar messer Domenedio che entrasse per lui mallevadore delle sue minaccie, sì come egli fece. Ma, tornando alla nostra materia, dico che non istà bene che altri si adiri a tavola, che che si avenga; et adirandosi no 'l dèe mostrare, né del suo cruccio dèe fare alcun segno, per la cagion detta dinanzi, e massimamente se tu arai forestieri a mangiar con esso teco, perciò che tu gli hai chiamati a letitia, et ora gli attristi; con ciò sia che, come gli agrumi che altri mangia, te veggente, allegano i denti anco a te, così il vedere che altri si cruccia turba noi.

9.
Ritrosi sono coloro che vogliono ogni cosa al contrario degli altri, sì come il vocabolo medesimo dimostra; ché tanto è a dire «a ritroso» quanto «a rovescio». Come sia adunque utile la ritrosia a prender gli animi delle persone et a farsi ben volere, lo puoi giudicare tu stesso agevolmente, poscia che ella consiste in opporsi al piacere altrui, il che suol fare l'uno inimico all'altro, e non gli amici infra di loro. Per che, sforzinsi di schifar questo vitio coloro che studiano di essere cari alle persone, perciò che egli genera non piacere né benivolenza, ma odio e noia: anzi conviensi fare dell'altrui voglia suo piacere, dove non ne segua danno o vergogna, et in ciò fare sempre e dire più tosto a senno d'altri che a suo. Non si vuole essere né rustico né strano, ma piacevole e domestico, perciò che niuna differenza sarebbe dalla mortine al pungitopo, se non fosse che l'una è domestica e l'altro salvatico. E sappi che colui è piacevole i cui modi sono tali nell'usanza comune, quali costumano di tenere gli amici infra di loro, là dove chi è strano pare in ciascun luogo «straniero», che tanto viene a dire come «forestiero»; sì come i domestici uomini, per lo contrario, pare che siano ovunque vadano conoscenti et amici di ciascuno. Per la qual cosa conviene che altri si avezzi a salutare e favellare e rispondere per dolce modo e dimostrarsi con ogniuno quasi terrazzano e conoscente. Il che male sanno fare alcuni che a nessuno mai fanno buon viso e volentieri ad ogni cosa dicon di no e non prendono in grado né onore né carezza che loro si faccia, a guisa di gente, come detto è, straniera e barbara: non sostengono di essere visitati et accompagnati e non si rallegrano de' motti né delle piacevolezze, e tutte le proferte rifiutano. - Messer tale m'impose dianzi che io vi salutassi per sua parte - - Che ho io a fare de' suoi saluti? - e - Messer cotale mi dimandò come voi stavate - - Venga, e sì mi cerchi il polso! -: sono adunque costoro meritamente poco cari alle persone. Non istà bene di esser maninconoso né astratto là dove tu dimori; e come che forse ciò sia da comportare a coloro che per lungo spatio di tempo sono avezzi nelle speculationi delle arti che si chiamano, secondo che io ho udito dire, liberali, agli altri sanza alcun fallo non si dèe consentire: anzi, quelli stessi, qualora vogliono pensarsi, farebbono gran senno a fuggirsi dalla gente.

10.
L'esser tenero e vezzoso anco si disdice assai, e massimamente agli uomini, perciò che l'usare con sì fatta maniera di persone non pare compagnia, ma servitù: e certo alcuni se ne truovano che sono tanto teneri e fragili, che il vivere e dimorar con esso loro niuna altra cosa è che impacciarsi fra tanti sottilissimi vetri: così temono essi ogni leggier percossa, e così conviene trattargli e riguardargli. I quali così si crucciano, se voi non foste così presto e sollecito a salutargli, a visitargli, a riverirgli et a risponder loro, come un altro farebbe di una ingiuria mortale; e se voi non date loro così ogni titolo appunto, le querele asprissime e le inimicitie mortali nascono di presente: - Voi mi diceste «messere» e non «signore»! - e - Perché non mi dite voi «V[ostra] S[ignoria]»? Io chiamo pur voi il «signor tale», io! - et anco - Non ebbi il mio luogo a tavola - et - Ieri non vi degnaste di venir per me a casa, come io venni a trovar voi l'altr'ieri: questi non sono modi da tener con un mio pari -. Costoro veramente recano le persone a tale che non è chi gli possa patir di vedere, perciò che troppo amano sé medesimi fuor di misura et, in ciò occupati, poco di spatio avanza loro di potere amare altrui. Sanza che, come io dissi da principio, gli uomini richieggono che nelle maniere di coloro co' quali usano sia quel piacere che può in cotale atto essere; ma il dimorare con sì fatte persone fastidiose, l'amicitia delle quali sì leggiermente, a guisa d'un sottilissimo velo, si squarcia, non è usare, ma servire, e perciò non solo non diletta, ma ella spiace sommamente: questa tenerezza adunque e questi vezzosi modi si voglion lasciare alle femine.

11.
Nel favellare si pecca in molti e varii modi, e primieramente nella materia che si propone, la quale non vuole essere frivola né vile, perciò che gli uditori non vi badano e perciò non ne hanno diletto, anzi scherniscono i ragionamenti et il ragionatore insieme. Non si dèe anco pigliar tema molto sottile né troppo isquisito, perciò che con fatica s'intende da i più. Vuolsi diligentemente guardare di far la proposta tale che niuno della brigata ne arrossisca o ne riceva onta. Né di alcuna bruttura si dèe favellare, come che piacevole cosa paresse ad udire, perciò che alle oneste persone non istà bene studiar di piacere altrui, se non nelle oneste cose. Né contra Dio né contra' Santi, né dadovero né motteggiando si dèe mai dire alcuna cosa, quantunque per altro fosse leggiadra e piacevole: il qual peccato assai sovente commise la nobile brigata del nostro messer Giovan Boccaccio ne' suoi ragionamenti, sì che ella merita bene di esserne agramente ripresa da ogni intendente persona. E nota che il parlar di Dio gabbando non solo è difetto di scelerato uomo et empio, ma egli è ancora vitio di scostumata persona, et è cosa spiacevole ad udire: e molti troverai che si fuggiranno di là dove si parli di Dio sconciamente. E non solo di Dio si convien parlare santamente, ma in ogni ragionamento dèe l'uomo schifare quanto può che le parole non siano testimonio contra la vita e le opere sue, perciò che gli uomini odiano in altrui etiandio i loro vitii medesimi. Simigliantemente si disdice il favellare delle cose molto contrarie al tempo et alle persone che stanno ad udire, etiandio di quelle che, per sé et a suo tempo dette, sarebbono e buone e sante. Non si raccontino adunque le prediche di frate Nastagio alle giovani donne, quando elle hanno voglia di scherzarsi, come quel buono uomo che abitò non lungi da te, vicino a San Brancatio, faceva. Né a festa né a tavola si raccontino istorie maninconose, né di piaghe né di malatie né di morti o di pestilentie, né di altra dolorosa materia si faccia mentione o ricordo: anzi, se altri in sì fatte rammemorationi fosse caduto, si dèe per acconcio modo e dolce scambiargli quella materia e mettergli per le mani più lieto e più convenevole soggetto. Quantunque, secondo che io udii già dire ad un valente uomo nostro vicino, gli uomini abbiano molte volte bisogno sì di lagrimare come di ridere: e per tal cagione egli affermava essere state da principio trovate le dolorose favole che si chiamarono tragedie, acciò che, raccontate ne' teatri (come in quel tempo si costumava di fare), tirassero le lagrime agli occhi di coloro che aveano di ciò mestiere; e così eglino, piangendo, della loro infirmità guarissero. Ma, come ciò sia, a noi non istà bene di contristare gli animi delle persone con cui favelliamo, massimamente colà dove si dimori per aver festa e sollazzo, e non per piagnere: ché, se pure alcuno è che infermi per vaghezza di lagrimare, assai leggier cosa fia di medicarlo con la mostarda forte, o porlo in alcun luogo al fumo. Per la qual cosa in niuna maniera si può scusare il nostro Filostrato della proposta che egli fece piena di doglia e di morte a compagnia di nessuna altra cosa vaga che di letitia: conviensi adunque fuggire di favellare di cose maninconose, e più tosto tacersi. Errano parimente coloro che altro non hanno in bocca già mai che i loro bambini e la donna e la balia loro: - Il fanciullo mio mi fece ieri sera tanto ridere! Udite: - Voi non vedeste mai il più dolce figliuolo di Momo mio! - - La donna mia è cotale... - - La Cecchina disse... Certo voi no 'l credereste del cervello ch'ella ha! -. Niuno è sì scioperato che possa né rispondere né badare a sì fatte sciocchezze, e viensi a noia ad ogniuno.

 
 
 
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