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Rime del Berni 7-8

Post n°1215 pubblicato il 18 Febbraio 2015 da valerio.sampieri
 

7

Capitolo de' Ghiozzi

O sacri, eccelsi e gloriosi ghiozzi,
o sopra gli altri pesci egregi tanto
quanto de gli altri più goffi e più rozzi,
datemi grazia ch'io vi lodi alquanto,
alzando al ciel la vostra leggiadria,
di cui per tutto il mondo avete il vanto.
Voi sète il mio piacer, la vita mia;
per voi, quand'io vi veggio, ogni mia pena
cessa et ogni fastidio passa via.
Benedetto sia il fiume che vi mena:
o chiaro, ameno e piacevol Vergigno,
in te non venga mai tòsco né piena,
poi che tu se' sì grato e sì benigno
e te ci mostri assai meglior vicino
che quel che mena sol erba e macigno.
Sia benedetto appresso anco Nardino,
Dio lo mantenga e dìali ciò ch'e' vuole,
cacio, gran, carnesecca et olio e vino,
e facciagli le doti alle figliuole,
acciò ch'altro non facci che pigliarvi
col bucinetto e colle vangaiuole.
Io vorrei pur cominciare a lodarvi,
ma non so s'io haverò tanto cervello
ch'io possa degnamente satisfarvi.
Quando io veggio Nardin con quel piattello
venir a casa e con la sua balestra
io grido come un pazzo: "Vèllo, vèllo";
e alzando verso lui la mano destra,
tanta allegrezza mi s'avventa al core
ch'io mi son per gittar dalla finestra.
Poi mi vo verso lui con gran furore,
correndo sempre e sempre mai gridando,
come si fa d'intorno a chi si more.
Poi ch'io v'ho visti, io vo considerando
vostre fattezze tutte, a parte a parte,
come chi va le stelle astrolagando.
Certo Natura in voi mise grand'arte
per far un animal cotanto degno
da esser scritto in cento millia carte.
La prima loda vostra, il primo segno
ch'io trovo, è quel ch'avendo voi gran testa
è forza che voi abbiate un grande ingegno;
la cagion per l'effetto è manifesta:
un gran coltel vuol una gran guaina
et un grand'orinale una gran vesta.
Segue da questa un'altra disciplina,
ch'avendo ingegno e del cervello a iosa,
è forza voi abbiate gran dottrina.
A me pare un miracolo, una cosa
che 'n tutti gli animal mai non trovossi
così stupenda né maravigliosa:
questa per un miracol contar possi,
e pur si vede e tutto il giorno avviene,
che voi sète meglior quanto più grossi.
Se così fussin fatte le balene
o' ceti o' lucci o' buovi o' lionfanti,
so che le cose passarebbon bene.
O pesci senza lische, o pesci santi,
agevoli, gentil, piacevoloni,
da comperarvi a vista et a contanti!
Ma per non far più lunghi i mei sermoni,
provar vi possa chi non v'ha provati,
come voi sète in ogni modo buoni:
caldi, freddi, in tocchetto e marinati.



8

Capitolo dell'anguille

S'io avessi le lingue a mille a mille
e fussi tutto bocca, labra e denti,
io non direi le laudi dell'anguille;
non le direbbon tutti i miei parenti,
che son, che sono stati e che saranno,
dico i futuri, i passati e' presenti;
quei che son oggi vivi non le sanno,
quei che son morti non l'hanno sapute,
quei c'hanno a esser non le saperanno.
L'anguille non son troppo conosciute
e sarebbon chiamate un nuovo pesce
da un che più non l'avesse vedute.
Vivace bestia che nell'acqua cresce
e vive in terra e in acqua, e in acqua e in terra,
entra a sua posta ove la vòle et esce,
potrebbesi chiamarla Vinciguerra,
ch'ella sguizza per forza e passa via
quant'un più con la man la stringe e serra.
Chi s'intendesse di geometria
vedrebbe ch'all'anguilla corrisponde
la più capace figura che sia.
Tutte le cose che son lunghe e tonde
hanno in se stesse più perfezione,
che quelle ove altra forma si nasconde.
E`ccene in pronto la dimostrazione,
ché ' buchi tondi e le cerchia e l'anella
son per le cose di questa ragione.
L'anguilla è tutta buona e tutta bella,
e se non dispiacesse alla brigata,
potria chiamarsi buona robba anch'ella,
ché l'è morbida e bianca e delicata,
et anche non è punto dispettosa:
sentesi al tasto quando l'è trovata.
Sta nella mota il più del tempo ascosa,
onde credon alcun ch'ella si pasca
e non esca così per ogni cosa,
com'esce il barbo e com'esce la lasca
et escon bene spesso anch'i ranocchi
e gli altri pesci c'hanno della frasca.
Questo è perché l'è savia et apre gli occhi,
ha gravità di capo e di cervello,
sa far i fatti suoi me' che gli sciocchi.
Credo che se l'anguilla fusse uccello
e mantenesse questa condizione,
sarebbe proprio una fatica avéllo,
perché la fugge la conversazione
e pur con gli altri pesci non s'impaccia,
sta solitaria e tien riputazione.
Pur poi che 'l capo a qualch'una si stiaccia
fra tanti affanni, Dio le benedica
et a loro et a noi bon pro ci faccia.
Sia benedetto ciò che le nutrica:
fiumi, fossati, fonti, pozzi e laghi,
e chiunque dura a pigliarle fatica.
E tutti quei che son del pescar vaghi
Dio gli mantenga sempre mai gagliardi
e per me del lor merito gli paghi.
Benedetto sia tu, Matteo Lombardi,
che pigli queste anguille e da'le a noi;
Cristo ti leghi e sant'Anton ti guardi,
che guarda i porci e le pecore e' buoi;
dìeti senza principio e senza fine
ch'abbi da lavorar quanto tu vuoi;
e tiri a sé tre delle tue bambine,
o veramente faccia lor la dota,
et or l'allievi che le son piccine;
i pegni dalla corte ti riscuota,
disoblighiti i tuoi mallevadori
e caviti del fango e della mota,
acciò che tu attenda a' tuoi lavori
e non senta mai più doglie né pene;
paghiti i birri, accordi i creditori
e facciati in effetto un uom da bene.

 
 
 
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Data di creazione: 26/04/2008
 

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