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Rime del Berni 5-6

Post n°1185 pubblicato il 02 Febbraio 2015 da valerio.sampieri
 

5

CAPITOLO DEL DILUVIO

Nel mille cinquecento anni vent'uno,
del mese di settembre a' ventidue,
una mattina a buon'otta, a digiuno,
venne nel mondo un diluvio che fue
sì ruinoso che da Noè in là
a un bisogno non ne furon due.
Fu, come disse il Pesca, qui e qua;
io, che lo viddi, dirò del Mugello:
dell'altre parti dica chi lo sa.
Vulcano, Ischia, Vesuvio e Mongibello
non fecion a' lor dì tanto fracasso:
disson le donne che gli era il fragello,
e che gli era il demonio e 'l satanasso
e 'l diavolo e 'l nemico e la versiera
ch'andavon quella volta tutti a spasso.
Egli era terza e parea più che sera;
l'aria non si potea ben ben sapere
s'ell'era persa o monachina o nera;
tonava e balenava a più potere,
cadevon le saette a centinaia:
chi le sentì non le volea vedere.
Non campò campanile o colombaia;
in modo tal che si potea cantare
quella canzona che dice: "O ve' baia".
La Sieve fece quel che l'avea a fare:
cacciossi inanzi ogni cosa a bottino,
menonne tal che non ne volea andare.
Non rimase pei fiumi un sol molino,
e maladetto quel gambo di biada
che non n'andasse al nemico del vino.
Chi stette punto per camparla a bada
arebbe poi voluto esser altrove,
ché non rinvenne a sua posta la strada.
Potria cantar cose alte e cose nove,
miracoli crudeli e sterminati,
dico più di otto e anco più di nove:
come dir bestie e uomini affogati,
quercie sbarbate, salci, alberi e cerri,
case spianate e ponti ruinati.
Di questi dica chi trovossi a i ferri;
io ne vo' solamente un riferire,
et anco Dio m'aiuti ch'io non erri.
O buona gente che state a udire,
sturatevi li orecchi della testa,
ch'io dirò cosa da farvi stupire.
Mentre che gli era in ciel questa tempesta,
si trovorno in un fiume due persone:
or udirete cosa che fu questa.
Un fossatel che si chiama il Muccione,
per l'ordinario sì secco e sì smunto
che non immolla altrui quasi il tallone,
venne quel dì sì grosso e sì raggiunto
che costor duo, credendo esser da lato,
si trovorno nel mezzo a punto a punto.
Ivi ciascun di loro spaventato
e non vedendo modo di fuggire,
come sa ch'in tal casi s'è trovato,
vollono in sur un albero salire
e non dovette darne loro il core.
Io non so ben quel che volesse dire:
eron frategli e l'un, ch'era il maggiore,
abbracciò ben quel legno e 'n su le spalle
si fé salir il suo fratel minore.
Quivi il Muccion e tutta quella valle
correvon ceppi e sassi aspri e taglienti:
tutta mattina dàlle, dàlle, dàlle.
Furno coperti delle volte venti,
e quel di sotto, per non affogare,
all'albero appoggiava il viso e' denti.
Attendeva quell'altro a confortare,
ch'era per la paura quasi perso;
ma l'uno e l'altro aveva poco a stare,
ché bisognava lor far altro verso.
Se non che Cristo mandò lor un legno
che si pose a quell'albero attraverso:
quel dette loro alquanto di sostegno,
e non bisogna che nessun s'inganni,
ché 'n altro modo non v'era disegno.
A quel di sotto non rimase panni:
uscinne pesto, livido e percosso,
et era in ordin come un san Giovanni.
Quell'altro anche devea aver poco indosso;
pur li parve aver tratto diciannove,
quand'egli fu dalla furia riscosso.
Questa è una di quelle cose nuove
ch'io m'arricordi aver mai più sentita,
né credo tal ne sia mai stata altrove.
Buone persone che l'avete udita
e pur avete fatto questo bene,
pregate Dio che vi dia lunga vita
e guardivi dal foco e dalle piene.



6

CAPITOLO DEL CORNACCHINO O LAMENTO DI NARDINO
CANATTIERE, STROZZIERE E PESCATORE ECCELLENTISSIMO

O buona gente che vi dilettate
e piaccionvi i piacer del Magnolino,
pregovi in cortesia che m'ascoltiate.
Io vi dirò el Lamento di Nardino,
che fa ogn'or con pianti orrendi e fieri
sopr'al suo sventurato Cornacchino.
Quest'era un bello e gentil sparavieri
ch'e' s'avea preso e acconcio a sua mano
et avutone già mille piaceri;
egli era bel, grazioso e umano,
sicuro quant'ogn'altro uccel che voli,
da tenersel per festa a ignuda mano.
Avea fatto a' suoi dì mille bei voli;
avea fra l'altre parti ogni buon segno,
e prese già quarant'otto assiuoli.
Non avea forza, ma gli aveva ingegno,
o, come dicon certi, avea destrezza,
e 'n tutte le sue cose assai disegno;
tornava al pugno, ch'era una bellezza;
aspettava il cappell com'una forma:
in fine, gli era tutto gentilezza.
O Dio, cosa crudel fuor d'ogni norma,
che quando e' venne il tempo delle starne
e che n'apparse fuora alcuna torma,
appena ebb'ei comminciato a pigliarne,
che gli venne un enfiato sott'il piede,
appunto ov'è più tenera la carne,
sì come tutto dì venir si vede
a gli uccei così vecchi come nuovi,
che per troppa caldezza esser si crede.
Quel che si sia, comunque tu gli provi,
e' vien subitamente loro un male,
che questi uccellator chiamano i chiovi.
O umana speranza ingorda e frale,
quant'è verace il precetto divino
che non si debba amar cosa mortale!
Comminciò indi a sospirar Nardino
e star pensoso e pallido nel volto,
dicendo dì e notte: "O Cornacchino,
o Cornacchin mio buon, chi mi t'ha tolto?
Tu m'hai privato d'ogni mio sollazzo,
tu sarai la cagion ch'io verrò stolto.
Impiccato sia io s'io non m'amazzo,
s'io non mi metto al tutto a disperare".
Così gridava che pareva pazzo.
E come spesso avvien nell'uccellare,
che qualche uccel fantastico e restio
così 'n un tratto non volea volare,
e' s'adirava e bestemmiava Dio
e mordeasi per rabbia ambo le mani,
gridando: "Ove sei tu, Cornacchin mio?".
Di poi ha preso adirarsi co' cani,
e gli chiama e gli sgrida e gli minaccia
e dà lor bastonate da cristiani.
Ond'un ch'è suo (né vo' che vi dispiaccia),
c'ha nome Fagianin, ch'è un buon cane,
èssi adirato e non ne vuol più caccia,
e spesso spesso a drieto si rimane;
dicono alcuni che 'l fa per dolore:
un tratto e' va più volentieri al pane.
Vedete or voi quanta forza ha l'amore,
che insino a gli animali irrazionali
hanno compassion del lor signore:
queste son cose pur fiere e bestiali,
chi le discorre e chi le pensa bene,
che 'ntervengon nel mondo a gli animali.
Però, s'alcuna volta c'interviene
cosa ch'al gusto non ci vadi troppo,
bisogna tòrne al fin quel che ne viene;
ché si dà spesso in un peggiore intoppo
et è con danno altrui spesso insegnato
che gli è meglio ir trotton che di galoppo.
O buona gente ch'avete ascoltato
con sì divota e pura attenzione
questo lamento ch'io v'ho raccontato,
abbiate di Nardin compassione,
sì ch'e' non s'abbi al tutto a disperarne:
Dio lo cavi di questa tentazione.
Io voglio in cortesia tutti pregarne
che voi preghiate Dio pel Cornacchino;
dico a chi piace uccellare alle starne,
ch'è proprio un de' piacer del Magnolino.

 
 
 
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