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Il Dittamondo (5-06)

Post n°1086 pubblicato il 18 Gennaio 2015 da valerio.sampieri
 

Il Dittamondo
di Fazio degli Uberti

LIBRO QUINTO

CAPITOLO VI

"Poi ch’io ho sodisfatto al tuo disio, 
disse la guida mia, è buon tornare, 
dov’io lassai, al proposito mio. 
Questo monte, che sopra l’aire pare, 
si spicca da la rena e si distende 5 
in fine a l’oceano e al nostro mare. 
Di chiaro fuoco la notte risplende 
e piú ancor che dolcissimi canti 
d’ogni nuovo stormento vi s’intende. 
Scimie, struzzi, draghi e leofanti 10 
assai vi sono e alberi che fanno 
lana, onde si veston gli abitanti. 
Odorifere molto le foglie hanno: 
simili quasi sono a l’arcipresso 
e cosí alti e dritti suso vanno. 15 
L’erba euforbia ci si truova adesso; 
colui la nominò, che pria la trova, 
sí come io dico, del suo nome stesso. 
Quasi sopra ogni altra erba, il sugo giova 
a la vista de l’uomo e, piú ancora, 20 
ad ogni morso c’ha velen fa prova. 
Tra ’l monte e l’ocean gente dimora; 
fontane assai vi sono e folti boschi 
e dolci frutti vi si truova ognora. 
E perché bene il paese conoschi, 25 
Anatin fiume da quel lato corre 
dove sono animai non sanza toschi. 
E, s’io ti deggio i nomi lor comporre, 
Austo, Bamboto, Asana ippopotano 
e coccodrilli han piú, che ’l dir trascorre. 30 
Di verso noi guarda Gaditano 
e Belona, lá onde siam passati, 
questa gente che sopra ’l mare stano. 
Sette monti ci son che, se gli guati, 
sí forte l’uno a l’altro si somiglia, 35 
che Sefleti son detti o vuo’ tu ‘frati’. 
Dentro da questi, per tutto ci figlia 
uno e altro animal, diversi e tanti, 
che pare a chi li vede maraviglia". 
E qui mi ragionò de’ leofanti 40 
con quanta castitá usan lor vita 
e la pietá ch’egli han de’ viandanti; 
e sí come il figliuolo il padre aita 
a’ suoi bisogni e de’ padri la cura, 
c’hanno di lor cacciati in altre lita. 45 
"Questi risprendon presso a la natura 
umana, sopragiunse, e de le stelle 
la disciplina servan senza ingiura. 
E quando l’uno s’affatica in quelle 
cose ch’a lor bisogna, l’altro guarda 50 
che non li sopragiunga altre novelle. 
D’entrare in nave quanto può piú tarda 
e, se tu non li giuri del tornare, 
non piú che se dormisse la riguarda. 
Cauti in battaglia e ben si san guardare; 55 
se v’è ferito o stanco, il tengon sempre 
chiuso nel mezzo e lassanlo posare. 
E scriver puoi, se lor natura assempre, 
che con la coda l’uccide il dragone 
ed esso par che lui col carco stempre. 
Ciò che vive, figliuol, chi mente pone 
a lo stimolo suo, non è sí forte 
o vuoi signore o aquila o leone". 
Cosí, per quelle vie diritte e torte, 
fra me notando gia ogni parola, 65 
secondo ch’io l’udia belle e accorte. 
Giá eravamo usciti de la gola 
de la marina e lasciato a le spalli 
Sacara, Messa, Saffi e Gozola, 
e veduto ne’ monti e per le valli 70 
Sigani, dico, i Sigabri e i Sorsi, 
e Sessa e Valena correr per que’ calli. 
Dal mezzodí udio che senza forsi 
istanno i Gaulei e questa gente 
fino a l’Esperio oceano son corsi. 75 
Noi eravamo dritti a l’oriente, 
quando giungemmo di sopra a la Malva, 
un fiume grande, ruvido e corrente. 
Qui mi disse Solino: "Colui mal va 
che se ’l mette a guadar, ma chi ci trova 80 
nave o ponte la sua vita salva. 
E sappi ancor che per molti si prova 
che in fine a questa riva, ove noi semo, 
la terra di Tingi si stende e cova". 
Menommi, poi, dove passammo a remo 85 
ed entrammo tra’ neri, Mauri ditti: 
e mauro, in greco, nero a dire spremo. 
Sí presso a l’equinozio stanno fitti 
questi ed i Tingitan, de’ quai ragiono, 
che dal calor del sol sono arsi e fritti. 90 
Qui due cittadi anticamente sono, 
che fanno in Mauritana due province: 
Sitin, Cesara i nomi lor compono. 
A mezzogiorno Astrix vi è, che vince 
ogni altro monte (è chi ’l noma Carena) 95 
fuor d’Atalante, che di tutti è prince. 
Questo discerne la giacente rena 
da la feconda terra e qui passai 
col mio consiglio, che mi guida e mena. 
Similemente con lui mi trovai, 100 
di vèr settentrione, in su la proda 
del mare, ove son genti e terre assai. 
Vidi Bugea, che v’è di grande loda: 
questa nel mare Maiolica guata; 
e fui in Bona, che quivi s’annoda. 105 
Lettor, com’io t’ho detto altra fiata, 
quasi cambiato ha nome ogni contrada 
e qual piú e qual men cresce e dilata. 
Cosí tra questa gente par che vada, 
ch’egli han mutato nomi e si confina 110 
con altri fiumi e con altre strada: 
dico Morocco e Bellamarina 
ora comprendon questi due paesi 
ch’a dietro lasso, e dove ’l sol dichina,
secondo che tra lor contare intesi. 115
 
 
 
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