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Il Dittamondo (4-22)

Post n°1051 pubblicato il 14 Gennaio 2015 da valerio.sampieri
 

Il Dittamondo
di Fazio degli Uberti

LIBRO QUARTO

CAPITOLO XXII

"Qual vuol esser Cristian perfetto a Dio, 
disse Solin, per veder belli essempli 
venga a Vignon, dove siam tu e io, 
e l’occhio al principale prima templi, 
poi a’ suoi frati digradando miri, 5 
come ciascun col ciel par che contempli. 
Qui vanno a piè con preghi e con sospiri, 
qui povertá si brama e porta in palma, 
qui con digiun s’affliggono i disiri; 
qui castitá, che santifica l’alma, 10 
qui caritade, qui speranza e fede, 
umilitá e veritá s’incalma. 
Qui tanto amor nel prossimo si vede, 
che ciascun quanto può piú si distrugge 
per farli quel che li bisogna e chiede. 15 
Ogni mondan diletto qui si fugge, 
e gola e simonia e vanagloria 
e gli altri vizi tutti s’hanno in ugge". 
Cosí mi disse, andando, la mia gloria. 
E io a lui: "Questo è sommo bene, 20 
s’egli han la vita di Cristo in memoria: 
ché, quando miro come si convene, 
vedo veracemente che per altro 
in questo mondo l’uomo a star non vene, 
che sol per acquistar, con questo, l’altro; 25 
e in acquistarlo non ci so piú modo 
che tener dietro a Lui divoto e scaltro. 
Ma qui di quel che di’ niente ci odo: 
non so se parli al modo di Ribi, 
che per antifrasis si sciolga il nodo". 30 
Ed ello a me: "Se tu vai e stai ibi 
dov’elli vanno e sono a concistoro, 
e gli occhi tuoi del loro pasto cibi, 
vedrai la santitá che regna in loro 
e del sesto Chimento udirai come 35 
ispese largamente il gran tesoro. 
Assai ci sono, a’ quali io non fo nome, 
che s’avessen da spender com’ebbe ello, 
che darebbon non men d’un sí bel pome". 
Qui si taceo e io allor favello: 40 
"Ora t’intendo e credo ciò che dici, 
mirando ai modi di questo e di quello". 
Ed elli ancor: "Figliuolo, ascolta quici 
e ciò ch’io dico, quanto puoi, rubrica, 
ché quel dir frutta c’ha vive radici. 45 
Ben so ch’a molti il mio parlar nemica; 
ma s’alcun ti si duol, rispondi: – Nota: 
non faccia l’uom, se non vuol che si dica –". 
Veduta la milizia sacerdota, 
cui piange Roma per la sua follia 50 
e de la terra ogni parte rimota, 
di lá partimmo e prendemmo la via 
per cercar la Guascogna e la Turona, 
le quai province son d’Equitania. 
Tra Piren monte e ’l fiume di Garona 55 
e tra ’l mare oceano si racchiude 
la contrada ch’attien tutta a Guascona. 
Silvestri, montuose, fredde e nude 
in molte parti vidi le sue rive, 
e in altre assai di belle ville e drude. 60 
La gente vi trovai, che quivi vive, 
bella del corpo, aldace e feroce, 
come Isidoro, Plinio e Erodoto scrive. 
Per la copia del vino, ond’è gran voce, 
vengono i mercatanti in quella parte, 65 
che poi il portan fuor de la sua foce. 
Questa provincia truovo in molte carte 
che da Vachea Vascona si dice 
e con Tolosa ancor confina in parte. 
E cosí ricercando le sue lice, 70 
vi trovammo Bordella sopra il mare, 
dove Garona perde ogni radice. 
Di lá partimmo, apresso, per trovare 
Turonia, ch’è un bel paese e grande; 
la terra ha buona e salubrima l’a’re. 75 
Per lo paese un gran fiume si spande: 
Ligio si noma e questo si vede 
pien di navilio, spesso, da le bande. 
Una cittá ne la contrada siede: 
Turona è detta, ch’è tanto vetusta, 80 
che prima a la provincia il nome diede. 
La gente grande v’è, forte e robusta, 
in opera benigna piú che in vista 
e coi vicini temperata e giusta. 
Tutta l’Equitania si chiude e lista 85 
tra la Narbona e ’l paese di Spagna 
e tra ’l mare oceano si regista. 
"A ciò, disse Solin, che non rimagna 
terra di qua, che non ti sia scoperta, 
è buon cercar per la minor Bretagna". 90 
Io fui in Gaunes, dove ancor s’accerta 
la morte di Dorins e la donzella 
che i levrier lassò al re de la Deserta. 
E fui ancora dove si novella 
che, combattendo, Artú Frolle conquise, 95 
acquistando i due regni e le castella. 
Poi vidi l’isoletta dove uccise 
Tristano l’Amoroldo e dove ancora 
Elias di Sansogna a morte mise. 
In Tintoil udii contare allora 
d’un’ellera, che de l’avello uscia 
lá dove ’l corpo di Tristan dimora, 
la quale abbarbicata se ne gia 
per la volta del coro, ove trovava 
quello nel quale Isotta par che sia. 105 
Per le giunture del coperchio entrava 
e dentro l’ossa tutte raccogliea 
e come viva fosse l’abbracciava:
e ciò di novo trovato parea.

 
 
 
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