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Il Dittamondo (4-21)

Post n°1047 pubblicato il 13 Gennaio 2015 da valerio.sampieri
 

Il Dittamondo
di Fazio degli Uberti

LIBRO QUARTO

CAPITOLO XXI

Ben puoi veder, lettor, se miri e palpi,
come per la Fiandra e Picardia
e per Parigi vegno a le nostre Alpi. 

Noi trovammo Borgogna, in questa via, 
che da’ borghi, che gli Ostrogotti fenno, 5 
Borgogna par che nominata sia. 
E piú novelle udio, che non impenno, 
del valor di Gerardo e di don Chiaro 
e d’Ulivieri la prodezza e ’l senno. 
Questa contrada è forte e fummi caro 10 
di visitare il beato Antonio 
dove, presso a Vienna, fa riparo. 
Molto è il luogo divoto e idonio 
e ’l Santo riverito; e questo è giusto, 
perché, vivendo, giá vinse il demonio. 15 
Acerbo, fiero si truova e robusto 
a chi ’l dispregia e benigno e pietoso 
a qual con fede il prega e con buon gusto. 
Partiti da quel Santo grazioso, 
passai la Sona con la scorta mia; 20 
poi mi trassi in Savoia senza riposo. 
Savoia in lingua nostra salva via 
vuol dire, però che salva la strada 
de l’Alpi, tra la Francia e Lombardia. 
Sicura, forte e buona è la contrada 25 
e la gente piacevole e cortese 
e franca con la lancia e con la spada. 
La guida mia la via diritta prese 
in verso Ciamberieri e poi passai 
* la e piú fiumi del paese. 30 
Nel Delfinato, dopo questo, entrai. 
Questa contrada è molto cara e bella 
e copiosa d’ogni bene assai. 
Ricche cittá e nobili castella 
si trovan sopra il lago di Losanna, 35 
che fa salmoni onde assai sí novella. 
Tra lor cosí per cattivo si danna 
il misero Giovanni lor Delfino, 
che rifiutò l’onor di tanta manna, 
com’è in Inferno papa Celestino, 40 
con dir: "Tal era che ingenerar potea 
signor, ch’a noi sarebbe caro e fino". 
* La ancor giá passato avea
e ’l Rodano, dov’esce fuor del lago, 
e di Provenza lo cammin prendea. 45 
Rodano cerca il bel paese e vago 
tra Gallia e Nerbona e nel mar sale 
sí ruinoso e fier, che pare un drago. 
Noi trovammo un romeo, andando, il quale 
io salutai ne la nostra favella 50 
ed el rispuose a me in provenzale. 
"Amic, fis ieu, sabetz de ren novella?" 
"Oc, respon el, ara la guerra es fort 
ab lo rei d’Aragon e de Castella. 
La terra ont arsa e degasté lo port: 55 
lo papa, o sos legatz, no y vale ren, 
car nus entr’ euz y puet trobar acort". 
"Frere, fis ieu, aquest crei veramen; 
mais tal se pens gazaingnar e jauzir 
que nau vencer porá son paubre sen". 60 
"Ancara oï, quant fui a Vignon, dir 
que l’ rei de Fransa a iuré lo passatge, 
mais pauc lui segront a mon albir. 
Lo reis de Cipre, qu’ es mout pros e satge, 
dedins Vignon a demoré plus jors, 65 
per orde metre e fin a cest vïatge. 
Aquest que monte? car le nostre pastors, 
l’emperador, ni aucun cardenal 
per l’amor Dieu a ce profer son cors". 
"Amic, fis ieu, monter porá gran mal, 70 
si paubremen se vuelha desveillier 
le chien qui dorm dedins son paubr’ estal". 
E lo romeus: "Ar laissam lo pensier 
a cels de Fransa e de Cipre, car crei 
que ben a temps s’en sabront conseillier". 75 
Poi disse: "A dieu siatz"; e mosse i piei. 
E Solin li rispuose: "Va con Dio, 
ché ben sai dir quel che tu vuoi e dèi". 
Cosí andando, la mia guida e io 
passammo Narbo, che parte Narbona 80 
da l’Italia, secondo ch’io udio. 
Gallia bracata per qualche persona 
questa contrada ancor si noma e scrive 
e Provenza anche, in parte, vi si sona. 
Buone cittá e porti per le rive 85 
de la marina sono e ricchi fiumi; 
accortamente e bello vi si vive. 
Lo paese, la gente e lor costumi 
a Italia somiglia e per antico 
di Roma amici i truovo in piú volumi. 90 
In fra l’altre cittá, Marsilia dico 
di quel paese ch’è di maggior loda 
e con gente piú fiera al suo nimico. 
Nizza, Tolon, Fiezur per quella proda 
passai con la mia guida e fui ad Arli, 95 
che de l’antico onor par ch’ancor goda. 
Lá vidi tanti avelli, ch’a guardarli 
un miracol mi parve, e la cagione 
a pena v’è chi ’l vero ben ne parli. 
Noi fummo sopra ’l Rodano a Lione 100 
e veduto Narbona e Monpuslieri; 
poi ci traemmo in verso Vignone,
però che quivi molto avea il pensieri.
 
 
 
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