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Il Dittamondo (4-14)

Post n°1021 pubblicato il 11 Gennaio 2015 da valerio.sampieri
 

Il Dittamondo
di Fazio degli Uberti

LIBRO QUARTO

CAPITOLO XIV

Due son le Germanie, l’alta e la bassa: 
l’alta di sopra al Frioli si stende 
per Chiarentana e ’l Tirallo oltrapassa; 
la bassa lungo il Ren tutta s’intende. 
Molto sono i paesi grandi e ricchi; 5 
molto in tornei e in giostre vi si spende. 
Passati di Buemmia in Ostericchi, 
dissi a Solino: "Io ti prego, per Dio, 
che quanto puoi piú tosto te ne spicchi". 
"Perché?", rispuose. "È il paese sí rio?" 10 
"No, anzi è buon: ma Ridolfo e Alberto 
me ’l fan cosí spiacer dentro al cuor mio: 
ché l’uno e l’altro ti dico per certo 
ebbe lo ’mperio in mano e ciascun fue 
tal, ch’ogni suo ne rimase diserto". 15 
Usciti di Vienna sol noi due, 
prese la strada per veder Soapia, 
per lo molto valor che giá vi fue. 
Poi dimandai se di quella prosapia 
alcun possente e vertudioso v’era: 20 
ma non trovai chi bene il ver ne sapia. 
Di lá partiti, passammo in Bavera, 
onde fu il buon Namo e questa schiatta 
la piú gentil, che sia di lá, s’avera. 
Molto mi parve quella gente tratta 25 
d’amare e portar fede al suo signore, 
ne l’arme accorta e tutta bene adatta. 
Cosí cercando noi dentro e di fore, 
per Norimberg e Monaco sentia 
gittar sospiri e menar gran dolore: 30 
per ch’io mi volsi a la mia compagnia 
e dissi: "Ciò non è senza cagione". 
Ed ello: "Tu, che l’intendi, ne spia". 
Ond’io, udita la sua intenzione, 
cosí mi trassi accortamente presso, 35 
dov’era gente con poco sermone. 
* * * 
Isa passati, prendemmo la strada 
in vèr Messena, ch’è un buon paese 
e propio ch’assai v’han metalli e biada. 
Da Messena cittá il nome prese; 40 
l’Albia la bagna, che l’adorna assai: 
la gente v’è buona, bella e cortese. 
Veduti quelli, in Sansogna passai 
e tanto questa contrada mi piacque, 
che niuna di lá miglior trovai. 45 
De’ Greci questa gente udio che nacque; 
Atrodan, l’Albia, Solan e Visera 
con Linia vi passai e piú altre acque. 
Lá vidi pietre di questa maniera: 
c’hanno l’odore sí soave e buono, 50 
quanto fan le viole in primavera. 
Genti fortissime e fiere vi sono: 
e ciò provaro al tempo de’ buon Otti, 
i quai tra gli altri imperador ragiono. 
Le cittá, le castella e i lor ridotti 55 
cercato, mossi in vèr Franconia i passi, 
per que’ piú dritti e sicuri condotti. 
Bello è il paese e pien di gente fassi; 
Maganza è quivi, dove par che ’l Reno 
e ’l fiume Meno da lato le passi. 
Noi trovammo Toringia per quel seno, 
che vuol dir gente come torre dura: 
duri sono ai nemici e senza freno. 
Forte è la terra e l’aire sana e pura, 
chiusa da monti e di metalli piena, 65 
con ricchi armenti e con bella pianura. 
A Vestfalia ora la via ci mena: 
questa provincia è forte per li monti 
e ’l Reno e la Visera la ’ncatena. 
Piú altri fiumi vi sono con be’ ponti, 70 
sí come Lipia, Rura, e sonvi ancora 
per li lor boschi dilettevol fonti. 
Molto è la gente, che quivi dimora, 
accorta in arme e i cavalier si destri, 
ch’assai per loro il paese s’onora. 75 
Gran copia v’hanno d’animai campestri, 
forti cittadi e nobili castelli 
e frutti assai dimestichi e silvestri. 
Cosí cercando lungo il Ren per quelli 
paesi, a Trieves fui e fui in Cologna, 80 
dove sono i tre magi in ricchi avelli. 
Orsola v’è, che con quanto bisogna 
di fede a Cristo, con le vergin sue 
sostenne morte e non temeo rampogna. 
La terra è ricca e sí ben posta fue, 85 
che de l’altre, che sono a essa intorno, 
donna mi parve, e qui non dico piue. 
Pur tra’ German, come il Ren drizza il corno 
in verso il mar, trovammo piú contadi, 
li quai trapasso, ché a essi non torno. 90 
Io vidi molti fiumi senza guadi 
e’n fra gli altri piú nobile è la Mosa, 
che bagna di Brabanza le contradi. 
Questa è gente fiera e bellicosa 
contro a’ nemici e in fra lor si vede 95 
benigna assai, pacifica e pietosa. 
Per quel cammin, che piú dritto procede, 
passammo in Lottoringia e questa gente 
l’ultima de’ German quasi si crede. 
Da Lottario re, che anticamente 100 
ne fu signore, il paese si noma: 
di lá si dice e ’l nome me ’l consente. 
Li maggior fiumi, che ’l paese doma, 
è Mosa con Mosella e que’ passai; 105 
poi fui a Mes, ch’è di lá una Roma.
E quivi alquanto con Solin posai.

 
 
 
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