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Il Dittamondo (4-03)

Post n°985 pubblicato il 06 Gennaio 2015 da valerio.sampieri
 

Il Dittamondo
di Fazio degli Uberti

LIBRO QUARTO

CAPITOLO III

Fiso mirava per avere indizio 
se fosse in quella grande e ricca storia 
del magnanimo re alcun suo vizio. 
Ma, poi ch’io vidi ch’alcuna memoria 
di quel non v’era, mi volsi a Solino, 5 
che era il mio consiglio e la mia gloria, 
e dissi lui: "Livio, tu e Giustino 
e molti scrivon che costui fu vinto, 
che vinse il tutto, da ira e da vino. 
E qui non è intagliato né dipinto 
la mortal furia, che si vide in lui 
quando da questi vizi era sospinto". 
Ed ello: "Ciò ch’è scritto, di costui 
fu vero e propio, da sí fatti autori: 
e caro alfin li costò per altrui. 15 
Ma questo uso e natura hanno i signori: 
che vaghi son che si dica e dipinga 
le lor magnificenze e i loro onori. 
Similemente voglion che si stringa 
le labbra a ragionare i lor difetti 20 
e che d’udire e di veder s’infinga. 
Però, se a star con alcun mai ti metti, 
nel tuo parlar di loro abbi riguardo, 
perché i piú troverai pien di sospetti. 
E se vuoi dire che ’l buon re Adoardo 25 
fece del vero pagare il buffone, 
pagatol prima, se parve bugiardo, 
dico che di cotale opinione 
ne troverai men di diece tra cento": 
cosí seguio apresso il suo sermone. 30 
Io era a le figure tutto attento, 
quando l’altro mi disse: "In che t’abbagli? 
Non se’ tu d’esse ben chiaro e contento?" 
Rispuosi: "Sí, ma guardava gl’intagli, 
che son sí belli, che gli archi trionfali, 35 
ch’io vidi a Roma, non par che gli agguagli. 
Poi i porfidi e i marmi naturali 
che in San Lorenzo ha Genova, a la porta, 
sarebbon vili in vèr questi cotali". 
Ed ello a me: "È la tua vista accorta 40 
ch’alcun come topazio il volto ha giallo, 
l’altro ha la carne qual cenere smorta, 
e chi qual rubin rosso over corallo 
e tal par diamante o nera mora, 
qual bianco come perla over cristallo? 45 
Similemente ce ne vedi ancora 
in indaco color tratto a zaffiro 
e tal come smeraldo si colora". 
E io a lui: "Ben veggio chiaro e miro 
che isvariati sono in forma e in visi; 50 
ma la cagion perch’è saper disiro". 
Ed ello: "A ciò che, andando, te ne avisi, 
se cerchi l’universo tutto a tondo, 
è buon che com’è il ver qui ti divisi. 
Qui son le forme d’uomini secondo, 55 
e quelle di animali, com le vide 
costui, che miri qui, che vinse il mondo. 
Poi, come l’occhio tuo cerne e divide, 
di far la storia tanto bella e propia 
da diversi maestri si provide. 60 
Ma muovi i piedi omai, se tu vuoi copia 
di quei che sono nel quarto compasso 
e vedrai signorie cadere inopia. 
Io vidi, come mossi gli occhi e ’l passo, 
que’ re, che funno al grande testamento, 65 
tenere i regni, che nomar qui lasso. 
Li spregionati e ’l lor raunamento, 
superbia, invidia e avarizia 
parean cagion del gran distruggimento. 
Vedeva Olimpia a l’ultima tristizia 70 
forte e viril del cuor; quivi parea 
Cassander d’ira pieno e di nequizia. 
Quivi armato Eumenes vedea 
uscir di Cappadocia e come uccise 
Neoptolemus e i colpi che facea. 75 
Quivi era, apresso, come si divise 
Antigonus di Frigia e sí com’esso 
tradito Eumenes a morte mise. 
Quivi era come Leonato apresso, 
combattendo in contro a quei d’Atena, 80 
fu con la gente sua a morte messo. 
Seguia come fuor di Media mena 
Perdiccas la sua gente e come alfine 
in Egitto si sparse ogni sua vena. 
Seguia l’agguato e ’l bosco e le confine 85 
dove Antipater, morta la madre, 
morto rimase in su le triste spine. 
Vedea come piangea il suo buon padre 
Demetrius, ricordando il valore 
e le battaglie sue forti e leggiadre. 90 
Vedea vecchio morire a gran dolore 
Lisimacus: e questo parea degno, 
tanto crudel mostrava e senza amore. 
Vedea sí come a forza e con ingegno 
Nicanor morto giacea in su la terra 95 
e come Tolomeo si tollea ’l regno. 
Poi vidi scritto: "Dodici anni in guerra 
visse Alessandro e trentadue n’avea, 
quando morte crudel gli occhi suoi serra". 
Poi seguitar, dopo questo, vedea 100 
dico scolpito in lettere grece,
che da Adam fino a lui esser potea
quattro mila anni novecento diece.

 
 
 
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