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CHIARIMENTI
Le notizie riportate nel presente blog, ove altrimenti non specificato, sono affidate alla memoria dell' autore e non possono pertanto essere considerate degne della minima fede. Ritengo sia mio preciso obbligo morale diffondere bufale, spacciandole per vere e viceversa. Chi si fida di me sbaglia a farlo, ma, volendo, potrebbe prendere spunto da quel bel po' di verità che sarà in grado di trovare in ciò che scrivo, per approfondire l' argomento, se gli interessa, altrimenti, ciccia.
Chi volesse comunque riferirsi a fonti ancor meno affidabili di una vacillante memoria di un incallito bufalaro, potrà consultare Wikipedia o, peggio ancora, la Treccani Online che a Wikipedia spesso rinvia. Degno di considerazione è il fatto che le idiozie di cui Wikipedia è spesso -non sempre, siamo onesti- intrisa fino al midollo sono consultabili gratis, laddove per la redazione della Treccani online lo Stato ha erogato all' ente, presieduto da un non bene amato ex ministro di nome Giuliano, due bei milioncini di euro nostri: che fine avranno fatto? Non c'è alcuna malizia da parte mia, s'intende, nel formulare questa domanda: solo semplice curiosità.
La lettura di questo blog è vivamente sconsigliata a chi ignora cosa sia l'ironia e/o non è in grado di discernere il vero dal falso.
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Piccola biblioteca romanesca (I miei libri in dialetto romanesco)
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Cento sonetti in vernacolo romanesco (di Augusto Marini)
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Il Dittamondo (3-09)
Post n°931 pubblicato il 28 Dicembre 2014 da valerio.sampieri
Il Dittamondo Di lá da l’Ambra, Aurelia ci aspetta: Aurelia dico a la cittá d’Arezzo, perch’era anticamente cosí detta. Ver è che questa mutò nome e vezzo, quando la prese Totila, che poi 5 arar la fece tutta a pezzo a pezzo. Le genti, che lá sono, al dí d’ancoi, pur ch’abbian di lor vita alcun sostegno, non curan di venir dal tu al voi. E sí son, per natura, d’uno ingegno 10 tanto sottil, che in ciò ch’ a far si dánno passan de gli altri le piú volte il segno. Per biada e per vin buon terreno hanno; l’Arno, la Chiassa, le Chiane e ’l Cerfone piú presso d’altri fiumi a essa vanno. 15 Donato dal gran drago è lor campione; godon di vagheggiarsi mura e fossi, come de la sua coda fa il pavone. Solino in prima e io apresso mossi, cercando com la gente si governa, 20 tra quelle strette valli e alti dossi. Noi fummo sopra il sasso de la Verna, al faggio ove Francesco fu fedito dal Serafin, quel dí che piú s’interna. Molto è quel monte divoto e romito 25 ed è sí alto, che ’l piú di Toscana mi disegnò un frate col suo dito. "Guarda, mi disse, al mare, e vedi piana con alti colli la Maremma tutta: dilettevole è molto e poco sana. 30 Lá è Massa, Grosseto e la distrutta Civita veglia ed èvi Populonia ch’ appena pare, tanto è mal condutta. Lá è ancor dove fu Lansedonia; lá è la Cava, dove andare a torma 35 si crede il tristo overo le demonia. E questo il manifesta, perché l’orma d’ogni animale lá entro si trova in su la rena e d’uomini la forma. Io dico piú: che qual fa questa prova, 40 che quelle spenga e pulisca la rena, se l’altro dí vi torna, ancor le trova. Lo suo signore, nel tempo che Elena fu per Paris rubata, si ragiona che con i Greci a Troia gente mena. 45 La è Soana e vedesi Mascona ed èvi Castro povero e men dico ch’a Bolsena si va da terza a nona. Queste cittadi e altre ch’ io non dico funno per la Maremma, in verso Roma, famose e grandi per lo tempo antico. De’ fiumi, che di lá piú vi si noma, sono l’Ombrone, la Paglia, la Nera e Cecina, che a la marina toma. Ma leva gli occhi da questa rivera 55 e guarda per le ripe d’Apennino, se vuoi veder piú la Toscana intera. Vedi il Mugello e vedi il Casentino a man sinistra, e vedi onde l’Arno esce e come va da Arezzo al Fiorentino. 60 Poi mira in vèr la destra come cresce Tever passando da Massa Trabara, per l’acque molte che dentro vi mesce. E guarda come porta la sua ghiara dal Borgo San Sepolcro in vèr Castello, 65 dove il Pibico entra e la Soara. E guarda come è grosso e fatto bello presso a Perugia e come a Todi china, dove Acqua fredda e il Chiascio va con ello. E guarda come per terra Sabina 70 * poi passa per Roma e vanne, a Ostia, a la marina. E nota: quanto da levante lassa si è fuori di Toscana, onde il Ducato in tutto, come vedi, se ne cassa. 75 Io so bene che quanto t’ho mostrato che la vista nol cerne apertamente per lo spazio ch’è lungo, dov’io guato. Ma quando l’uom, che bene ascolta e sente, ode parlar di cosa che non vede, 80 imagina con gli occhi de la mente". E io a lui: "Tanto ben procede lo vostro dir, che a me è cosí chiaro com’io v’avessi giá su posto il piede. Ma ditemi ancora, o frate mio caro, 85 se di Francesco ci è alcuna cosa da notar degna, per questo riparo". Menonne allora in una parte ascosa del sasso e disse: "Qui orava il Santo e vedi l’orme ove i ginocchi posa. 90 Altro non c’è; ma se brami cotanto veder de le sue cose, a Monte Aguto vedrai la cappa sua". E tacque a tanto. E io: "La cappa e ’l cappuccio ho veduto, che spense giá, girandola in sul foco 95 ch’ardea il castel, senza alcun altro aiuto. E vidi lá, che non mi parve gioco, di notte accesi infiniti doppieri, senza uomo alcun cercar tutto quel loco. Questo mise i signori in gran pensieri 100 di quel castel, ché, per uso, la morte sempre un ne vuol, quando appaion que’ ceri". E ’l frate a me: "Di cosí grave sorte in alcun luogo giá parlare udio; ma il creder m’era dubitoso e forte". 105 Cercato il monte ognor Solino e io e veduto la chiesa e gli abituri, raccomandammo que’ buon frati a Dio. Cosí scendendo que’ valloni oscuri, mille anni ci parea d’essere al piano, 110 sí poco lá ci tenevam sicuri. Chiusi, Farneta vidi e Chitignano e passammo in piú parti la Rassina, un fiumicello assai noioso e strano e dubitoso a qual suol si trassina. 115 |
Inviato da: Vince198
il 25/12/2023 alle 09:06
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