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Rime inedite del 500 (XXVI)

Post n°898 pubblicato il 25 Dicembre 2014 da valerio.sampieri
 

Rime inedite del cinquecento (Bologna, Romagnoli - Dall'Acqua, 1918)

XXVI

[1 Di Giovanni Mahona]

Di m. Giovanni Mahona pisano

Se d'oro, o gemme, ornate le mie sponde,

Viator, non vedi, ben puoi onorarmi,
Ché sotto orrida terra e inculti marmi
Un ricco e bel tesor spesso s'asconde.

Francesco Accolto è qui, cui sì seconde
Fur le grazie del ciel, che degno parmi
Di farse udir con più soavi carmi
Che mai s'udisse cosa degna altronde.

Qua giù mostrasse appena; perché come
Loco degno di sé non vide in terra:
Tornosse in ciel là d'onde prima venne.

Piange hor il mondo, che non ch'altro il nome
Non seppe, et hor invan cercando l'erra,
Ché nol conobbe mentre seco il tenne.

[2 Di Giovanni Mahona]

Ne la stagion ch'ogni albero si spoglia
De la bella sua verde antica veste
Non penetrato ancor l'orrenda peste,
De' regii tetti havea l'altera soglia,

Quando non sazia ancor sua ingorda voglia
Del sangue afflitto de le ignote teste,
Disse: homai tempo è che mie cagne infeste
A più onorata e ricca preda scioglia.

E rimirando infra la turba scelse
Francesco Accolto, o nobile olocausto,
Che di vittima tal primiero felse.

Piangi tu, Roma, che di tante excelse
A' sacri tempii tuoi quel giorno infausto
Future spoglie la speranza svelse.

[3 Di Giovanni Mahona]

Francesco Accolto qui sepulto sono,
Già fulminato da celeste telo
Due volte, prima in fuoco, poscia in gelo
Tacito in questo, in quel con grave suono.

Ma questo morte, e quel mi die' perdono;
Così distratto il mio corporeo velo
Fu ne' verdi anni e meritai dal cielo
Di sempre lieta e immortal vita dono.

Non che mi spiaccia che di qui partita
Sia l'alma e giunta a più securo porto,
Per corre il frutto di mia onesta vita;

Ma uno stimolo sol meco ne porto
Ch'a mostrar mia virtù nel cor unita
Com'io sempre bramai, fu il tempo corto.

[4 Di Giovanni Mahona]

Dignissim'ombra, che d'intorno aggiri
Questa felice è glorïosa tomba,
Qui chiama hor quella candida colomba
Ch'al ciel volò con sì soavi giri.

Per ch'oda il suon di tanti alti sospiri,
Di cui quest'aere sì dolce rimbomba,
E senta hor questa, hor quella altera tromba
Sparger le lodi de' suoi bei desiri;

Si dirà bene ancor ch'assai men gisse,
Ch'a mezzo il corso che finir volea
Sol per lasciar di sé qui chiari esempii.

Che punto men del debito non visse
Se più vivendo acquisto non potea
Far di più ricchi e più famosi tempii.

[5 Di Giovanni Mahona]

Altera tomba, hor di pompose spoglie
Il cielo e tu superbi ornate il volto,
Poi che del caro mio signor Accolto
Tu 'l corpo tieni, et ei lo spirto accoglie.

Portate al tempio hor d'adempìte voglie
Il don promesso in ricchi drappi involto;
Io del mio cor, che seco mi fu tolto,
Lagrime porterò, sospiri e doglie.

Godete hor lieti, voi ch'io voglio in pene
Finir mia vita, che finir disio
Anzi di viver pur sempre mi piace,

Per pianger sempre il mio perduto bene
E per cantar, se degno ne son io,
Sue belle lodi, e nostra eterna pace.

[6 Di Giovanni Mahona]

Spirto gentil, ch'in sì tranquillo porto
Dopo grave fortuna lieto entrasti,
Perché il tuo servo, che qui sol lasciasti,
Di menar teco non ti fusti accorto?

Se quella fe' ch'io ti portai, e porto
In vita e 'n morte senza fin trovasti
E trovi ancor; veder puoi quanto errasti
Ch'io pur bramai teco esser vivo e morto.

Ma se pur qui vuoi tenermi anco, a questa
Man' che per sé medesma non arriva
Di tue alte lodi al segno, vigor presta.

Che s'io non ho di che sol pianga, o scriva,
Altro da far quà giù più non mi resta
Per cui sia degno senza te ch'io viva.

[7 Di Giovanni Mahona]

S'io pur potessi col mio basso ingegno
Far testimonio in versi allegri, o mesti
Del bel disìo che sempre in cor avesti
Non d'aquistar già sovra gli altri il regno;

Ma sol di fare a' buoni alto sostegno,
Exempio a' rei de' tuoi bei studii onesti,
I' direi ben con ragion: vuoi ch'io resti
Vivo di viver dopo te non degno?

Ma se in ciò vano ogni mio sforzo vede,
Signor, la tua pietà, n'altro so io
Onde aggradir ti possa ancor mia fede.

Prego ch'adempi il giusto mio desio,
O in ciel seco mi chiami a la mercede,
O qui trovi materia al servir mio.

Tratte da: Rime inedite del cinquecento (Bologna, Romagnoli - Dall'Acqua, 1918)
 
 
 
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Un blog di: valerio.sampieri
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