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Il Dittamondo (2-27)

Post n°883 pubblicato il 22 Dicembre 2014 da valerio.sampieri
 

Il Dittamondo
di Fazio degli Uberti

LIBRO SECONDO

CAPITOLO XXVII

Trenta volte quaranta e venti piue 
d’anni correa, allora che ’l secondo 
buon Federigo incoronato fue. 
Costui si vide grazioso al mondo, 
largo, con bei costumi e d’alto core 5 
e ne la scienza sottile e profondo. 
E piú mostrato avrebbe il suo valore, 
non fosse stato Onorio e Gregoro, 
che mal seguiro in lui lo primo amore. 
Quel ch’io dico ora nota, e non sie soro, 10 
per dare asempro a molte lingue adre, 
che dàn crudei biastemie a’ figliuol loro. 
Nicola, biastemiato da la madre 
che non potesse mai del mare uscire,
convenne abbandonar parenti e padre; 15 
e poi, volendo il precetto ubbidire 
di Federigo, nel profondo mare 
senza tornar mai su si mise a ire. 
In questo tempo, che m’odi contare, 
Michele Scotto fu, che, per sua arte, 20 
sapeva Simon mago contraffare. 
E se tu leggerai ne le sue carte 
le profezie ch’el fece, troverai 
vere venire dove sono sparte. 
In questo tempo udii novelle assai 25 
de’ Tartari, di ch’io presi gran dubio, 
e gli Ungar ne sentîr tormento e guai. 
E certa sono, e qui nol pongo in dubio, 
che ’l danno m’era piú che la paura, 
non fosse stato il fiume del Danubio. 30 
Ben vo’ che ponghi a quel ch’or dico cura: 
solo per un cagnuol, ch’è una beffe, 
si mosse sdegno e guerra ch’ancor dura 
(se ’l sai non so) dica dal .P. all’Effe, 
tra i quai di Falterona un serpe corre, 35 
che par che ’l corpo di ciascuno acceffe. 
Oh quanto è saggio l’uomo, che sa porre 
freno a la lingua e a la mano ancora 
e che, per fallo altrui, sé non trascorre! 
In questo tempo appunto, ch’io dico ora, 40 
funno tremoti con sí gran fracasso, 
ch’assai Borgogna pianse e Brescia allora. 
E fu trovato nel centro d’un sasso, 
ch’era senza rottura intero tutto, 
un libro grande, d’assai bel compasso, 45 
dentro dal quale era, in breve costrutto, 
da Adamo fino al tempo d’Anticristo 
ciascuna profezia che porta frutto. 
E ne la terza parte ancor fu visto 
ebraico, greco e latino scritto: 50 
– De la vergin Maria nascerá Cristo.
E io, che sono in questo sasso fitto, 
sarò trovato al tempo che Ferrante 
re di Castella sie nomato e ditto –. 
Qui torno al mio signore, ch’un diamante 
d’animo fu, ch’oltra mar fe’ il passaggio, 
vincendo molto de le terre sante. 
E piú avrebbe fatto nel viaggio, 
se ribellato non li fosse stato 
il regno tutto, ch’era suo retaggio. 60 
Volsesi a dietro e, poi che tu tornato, 
tal lavor fe’ de’ molti che ’l tradiro, 
che non parve giustizia, ma peccato. 
E cosí venne di leone un tiro: 
morse la Vipera e la Capra e poi 65 
fece a Flaminea portar gran martiro. 
Fieri e forti funno i fatti suoi 
e videsi montare in tanta gloria, 
che ciascuno il temé di qua fra noi. 
E se non fosse ch’el fu a Vittoria 70 
per lo suo falconare in fuga volto, 
ancor farei maggior la sua memoria. 
Ma prima che da me fosse disciolto 
per colei che disfá ciò che s’ingenera, 
veduto avea trent’anni il suo bel volto. 75 
E perché veggi e pensi quant’è tenera 
questa rota, che l’uom monta e discende, 
e che ogni suo ben tosto s’incenera, 
qui vo’ che ponghi il cuore e che m’intende: 
sei figliuoli ebbe e ciascun grande e re: 80 
li tre di sposa e gli altri d’altre bende. 
E tutta questa schiatta si disfé 
e venne men con ogni signoria 
forse in venti anni, come udrai per me. 
Arrigo e Enzo n’andâr per una via; 85 
Currado, dopo il padre, visse forse 
due anni in Puglia con gran maggioria; 
Giordano e Federigo ciascun corse 
nuovo cammino; poi a Manfredi Carlo 
lo regno tolse e la morte li porse. 90 
Io so bene che quel che qui ti parlo 
è tanto scuro e breve, che fia grave 
d’intendere a ciascun senza chiosarlo. 
Al fine Corradino di Soave 
si mosse e andò in Puglia e fu sconfitto; 95 
poi fu tradito, preso e messo in nave. 
Dinanzi un poco a questo ch’io t’ho ditto, 
Fiorenza prese Pistoia e Volterra 
e poi fece al Pisan danno e dispitto. 
E tanto andò cosí di guerra in guerra, 100 
che fu la gran battaglia a Monte Aperti, 
ch’arricchio Siena d’arnese e di ferra. 
A ciò fu Farinata de gli Uberti 
col gran valore e col sottile ingegno, 
Giordan, Gerardo e molti in arme sperti; 105 
a ciò fu il Bocca del mal voler pregno 
e Razzante bugiardo e lo Spedito 
prosuntuoso, ingrato e pien di sdegno,
e ’l Tegghiaio nel consiglio male udito.

 
 
 
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