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Rime inedite del 500 (XIV-3)

Post n°853 pubblicato il 18 Dicembre 2014 da valerio.sampieri
 

Rime inedite del cinquecento (Bologna, Romagnoli - Dall'Acqua, 1918)

XIV

[27 Di Diomede Borghesi]

Di Diomede Borghese Svegliato Intronato nel nascimento del gran Principe di Toscana.

 

Al nascer sì bramato, al nascer chiaro
Del nuovo Cosmo apri, natura, il seno
D'ampi tesori, e ratto il mar Tirreno
Converse in dolce il suo liquor amaro.
Lasciar' le Muse il Poggio amato e caro,
E nel Tosco superbo, almo terreno
Sciogliendo a note dilettose il freno
Sovra le stelle il regal germe alzâro.
Ben chinò l'Apennin l'altera spalla,
Anzi tempo squarciò l'umido velo
De l'atra notte folgorando il sole.
Riser Marte e Giunon, sorrise Palla,
Giove tonò dal manco lato, e 'l cielo
Arrise tutto a la Cesarea prole.

[28 Di Diomede Borghesi]

Di Diomede Borghese Svegliato Intronato

 

Mentre a bagnar Piroo ne l'onde amare
Cinto di nubi il gran pianeta scende,
E l'atra notte il manto umido stende
Non fregiato di stelle ardenti e chiare,
Su fiammeggiante carro il sole appare,
Che dolce in mille cor lampeggia e splende
E 'l lume spento col suo raggio accende
Sì ch'alto n'ha splendor la terra e 'l mare.
Non sa Teti pensar chi le notturne
Ombre ch'avean il dì scacciato allora,
Scuota dai campi fortunato intorno:
Ma de l'alta mia donna il viso adorno
Visto, e 'l sen vago e le sue mani eburne:
Ben può, disse, a costei ceder l'Aurora.

[29 Di Diomede Borghesi]

Di Diomede Borghese Svegliato Intronato nel medesimo nascimento.

 

Qual tu di vaghe membra, alte e leggiadre
Sembri Castore novo, altro Polluce,
E quel Dio ch'ebbe fulminata madre
Simigli, e chi dal Gange il dì n'adduce,
Tal frenando le voglie ingiuste et adre
Sarai di tutta Europa onore e luce,
Conforme agli avi tuoi, conforme al padre,
Che sovra i primi eroi s'alza e riluce.
Giungi pur lieto di Nestore agli anni,
E coi tuoi fatti aventurosi, illustri
Apriti il varco a la suprema gloria.
Che s'al desio m'impenna Euterpe i vanni,
In sacri versi a paragon dei lustri
Vivrà del tuo valor l'alta memoria.

[30 Di Diomede Borghesi]

Di Diomede Borghese Svegliato Intronato nel medesimo nascimento.

 

Aventurosa Italia, or godi e spera
Stender il braccio de l'imperio gïusto
Al freddo Scita, a l'Africano adusto,
E trionfar del mondo umile altera.
Ché 'l pargoletto heroe, speranza intera
Del Tosco saggio e valoroso augusto
Per lo calle di gloria, alpestre, augusto
Seguirà di virtù candida schiera.
Il novel Cosmo, che fia sculto in marmi
Come il suo generoso, invitto padre,
Ch'a procacciarsi onor sempre si accinse,
Barbare domarà superbe squadre,
Sì che in qual parte andrà volgendo l'armi
Ei venne (potrà dirsi), e vide, e vinse.

[31 Di Diomede Borghesi]

Di Diomede Borghese Svegliato Intronato nella morte della serenissima Duchessa di Savoja.

 

Non ha morte crudel furato quella
Candida perla, pretïosa e pura,
Onde Francia ed Italia in veste oscura
Troppo aspro il fato lagrimando appella.
Ma perché fur' virtuti accolte in ella,
Ch'ornar' d'eterni pregi arte e natura,
Il gran Tonante con mirabil cura
L'ha trasformata in sempiterna stella.
E 'l suo bel raggio, luminoso, ardente,
Che 'l ciel rischiara, e già d'invidia ingombra
Ciascuna ferma, o pur facella errante
Quà giù la via d'onor discopre a gente,
Che d'infermi pensier l'anima sgombra
Ver' l'immortalità drizza le piante.

[32 Di Diomede Borghesi]

Di Diomede Borghese Svegliato Intronato.

 

Hor che 'l gran padre e gran motor del cielo
L'alte di gloria a noi porte disserra,
E con la morte sua la morte atterra
Ch'avea nel primier uom vibrato il telo.
L'aurate chiome sue d'oscuro velo
(Quinci a Satan s'indice orrida guerra)
Cinge stupido il sol, trema la terra,
Fassi gelido il fuoco, ardente il gelo,
Ogni lauro si secca, e pino ed elce
Suda mesto l'avorio, e 'l bronzo piange,
E l'asprezza e 'l rigor perdon le pietre.
Sol tu, rigido cor, tu viva selce,
Che dovresti versar per gli occhi un Gange,
In così grave orror nulla ti spetre.

[33 Di Diomede Borghesi]

Di Diomede Borghese Svegliato Intronato nella morte della serenissima gran Duchessa di Toscana.

 

Tosto che sciolse dal corporeo velo
Inesorabil morte alma reale,
Raddoppiando la fama, e tromba ed ale
Così fe' risonar la terra e 'l cielo.
Fortuna armata di funereo telo
Il senno e la virtù repente assale,
E giunta è d'Imeneo la gloria a tale
Ch'ogni sua face si trasforma in gielo.
Il giogo di Parnaso ima e pallustre
Valle rassembra, e s'affatica invano
A recar Febo il dì chiaro e giocondo.
Morta chi fece l'Istro amico a l'Arno,
Ed al cui nome, al cui gran pregio illustre
Sarà picciol sepolcro Europa e 'l mondo.

[34 Di Diomede Borghesi]

Di Diomede Borghese Svegliato Intronato.

 

Dunque sì ratto la regal consorte
Del magno, generoso Etrusco Duce,
Cui valor vero al sacro monte adduce,
Il carro trionfale orna di morte?
Ahi! che parlo io? Ben son cadute, o morte,
Le glorie, ond'ebbe il mondo inclita luce;
Ma su viva e beata ella riluce
Ove non ha poter caso, né sorte.
Mentre che 'l duolo Italia amaro interno
Sfoga per gli occhi, e grave affanno e duro
Germania ingombra paventosa ed egra.
Talor preme Orïon, talora Arturo
L'Angela nuova e reverente allegra
Va sempre rimirando il Padre Eterno.

[35 Di Diomede Borghesi]

Di Diomede Borghese Svegliato Intronato nella morte della medesima a .... Miranda.

 

A che pur piange? A che sospiro e geme
Saggio, Miranda, il mio Granduca e vostro?
Che tai d'alta prudenza esempi ha mostro
Che 'l mondo il pregia, il riverisce e 'l teme.
Quella, che fu di Etruria e d'Austria speme
Materia illustre da purgato inchiostro;
Quella, che non di gemme, e d'oro, e d'ostro,
Ma s'ornò di virtù chiare e supreme.
Hor che spogliata del caduco manto
Puro diletto sempiterno prova
Fuor del nostro pensier soave e caro,
Dice ridendo: Il sospiro che giova?
Sgombrate, alto Francesco, il duolo e 'l pianto
Ch'ogni dolcezza mia volge in amaro.

[36 Di Diomede Borghesi]

Di Diomede Borghese Svegliato Intronato alla signora Bianca Capella.

 

O degna che tranquille, e dolci, e chiari
T'apran l'hore gran tempo i giorni, e degna
Che quanto in te valor s'annida e regna
Cantin poeti pelegrini e rari.
Di lor grazie i pianeti a l'altre avari
Comparton larghi a te, che 'l viso insegna
Porti d'amor, ch'a mercar gloria insegna
Sovrani pregi, avventurosi e cari.
I tuoi begli occhi, che rassembran soli
La BIANCA man d'avorio, e d'oro i crini
Fanno l'invidia lacrimar sovente.
Hor chi de l'alma vuol pura, eccellente
Giudicar le bellezze alte e divini,
Convien che contemplando al ciel sorvoli.

[37 Di Diomede Borghesi]

Di Diomede Borghese Svegliato Intronato.

 

Febo, de l'arbor tua sol bramo e chero
La foglia di che Amor fregia il GINEBRO;
Onde già noto a paragon del Tebro
Il CROSTOLO gentil se n' corse altero:
Ma che bramoso cheggio? Adunque io spero
(Se ben ti riverisco, amo e celebro)
Un pregio, al qual chi fece immoto l'Ebro
Non ebbe par, ne l'immortale Omero.
Hor poiché 'ndarno il cor sì alto aspira
Ch'a te sol deve il crin render adorno
La fronde, ch'ha virtù chiara e sublime.
Dammi ch'io narri in sempiterne rime
Come tra neve che faville spira
Fioriscon rose all'alma pianta intorno.

[38 Di Diomede Borghesiù]

Di Diomede Borghese Svegliato Intronato.

 

S'a me daranno in sorte unqua le stelle
Gir dove la mia donna illustre, altera,
Quando più il sonno agli animanti impera
Posa le membra delicate e belle.
Guardarò fiso il crine aurato, e quelle
Luci leggiadre, ond'è ch'ardendo impera,
E 'l bianco sen d'Amor gloria primiera,
E le man di mercè scarse e rubelle.
Ma nuovo ricercando alto diletto
Tra pochi gigli et odorate rose
Dolce rugiada andrò suggendo e grata.
Indi converso a più felice obietto
Dal tesor che natura invida ascose
La gemma involerò cara e pregiata.

[39 Di Diomede Borghesi]

Di Diomede Borghese Svegliato Intronato.

 

Dunque potrà temer la punta e 'l caldo
Di picciol ferro e fuoco animo altero
Ne i conflitti d'amor franco guerriero
E ne i maggior perigli ardito e baldo?
E non pur lo mio petto ingombro e caldo
Di cocente, amoroso, alto pensiero,
E non pur m'ange un colpo acerbo e fiero
Lo spirto ne i martir constante e saldo.
Ma cento piaghe al fianco egro e meschino
Ministran doglie e grave incendio e duro
A parte, aparte incenerisce il core.
Ben solcarà chi coraggioso il pino
Commette a l'ocean pieno d'orrore
Il placido Tirren lieto e securo.



Tratte da: Rime inedite del cinquecento (Bologna, Romagnoli - Dall'Acqua, 1918)

 
 
 
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Un blog di: valerio.sampieri
Data di creazione: 26/04/2008
 

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