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Rime di Veronica Franco

Post n°761 pubblicato il 08 Dicembre 2014 da valerio.sampieri
 

Rime di Veronica Franco e brevi note biografiche

Le Terze rime di Veronica Franco ebbero una sola edizione nel Cinquecento (Venezia, senza indicazione tipografica, 1575). Una ristampa di esse (con una scelta di sonetti), per quanto scorretta, si ebbe solo nel 1912, curata da Gilberto Beccali e stampata a Lanciano dal Carabba. Di gran lunga migliore l'edizione del Salza (G. Stampa, V. Franco, Rime, 1912), che ha anche il pregio di radunare tutti i sonetti della Franco, che ci son pervenuti, e che erano fino allora sparsi in varie raccolte a stampa, fra cui ricorderemo le Rime di diversi eccellentissimi authori sulla morte dell'illustre signor Estor Marlinengo, conte di Malpaga ..., raccolte dalla signora Veronica Franco, s.n.t., 1575.

Indice sonetti e Terze Rime

I 16 sonetti di Veronica Franco

Terze Rime 1-2
Terze Rime 3-4
Terze Rime 5-8
Terze Rime 9-10
Terze Rime 11-12
Terze Rime 13-14
Terze Rime 15
Terze Rime 16
Terze Rime 17-18
Terze Rime 19
Terze Rime 20 (1)
Terze Rime 20 (2)
Terze Rime 21-22
Terze Rime 23-24
Terze Rima 25 (1)
Terze Rima 25 (2)

Brevi note biografiche di Veronica Franco.

Gli storici della letteratura italiana non sono stati troppo teneri con la Franco (1546-1591), famosa cortigiana di fine '500, definita sin nel titolo di alcuni volumi come "meretrice" e "prostituta", senza mezzi termini.
Misurata come al solito è invece la Bergalli Gozzi ("Componimenti poetici delle più illustri rimatrici d'ogni secolo" ... parte seconda, che contiene le rimatrici dell'anno 1575 fino al presente, Venezia, Antonio Mora, 1726), che si limita a lodarla in una righetta scarsa: "Veronica Franco Donna di gran talento Veneziana, fiorì del 1578. le sue Terze Rime vanno impresse senza nome di Stampatore. pag. 18".
Nel citato volume la Bergalli riporta tre poesie della Franco, mentre il sito Italian Women Writers riporta per intero il volume delle sue "Rime" (Bari, Laterza, ca. 1575), contenute anche in "Gaspara Stampa-Veronica Franco: rime", ed. Salza, 329-361, 380-386, Ed. Salza, Abd-el-Kader, 1875-1919.

Il noto ritratto di Veronica Franco (vedi mio post su questo blog) è di Jacopo Tintoretto (si presume eseguito nel 1575, custodito presso il Worcester Art Museum, Worcester, Mass).

Breve saggio su Veronica Franco

Verso la fine del secolo, quando all'imitazione petrarchesca si sostituì una poesia che cercava di aprirsi, pur tra tante sovrastrutture di maniera, ad aspetti più realistici, troviamo la cortigiana veneziana Veronica Franco (1546-1591), donna di grande intelligenza e buona cultura. Ella intrattenne numerose relazioni con nobili e letterati del suo tempo. Di lei rimangono, oltre a un gruppo di sonetti, le Terze rime e le Lettere familiari a diversi.
Il Tintoretto dipinse un suo ritratto e si dice che Enrico di Valois, prima di tornare a Parigi, per essere incoronato re di Francia col nome di Enrico III, si fermasse a Venezia proprio per esserle presentato.
Le Terze Rime si possono definire lettere in versi sui più svariati argomenti, ma soprattutto sull'amore, sulla gelosia, sul ricordo di luoghi cari all'autrice, come Venezia o la campagna di Fumane nella Valpolicella.
Lo stile della poetessa è decoroso, non convenzionale e, nella confessione dei suoi amori, venato da una schietta sensualità .
Audaci dovettero sembrare ai suoi contemporanei parole come quelle della poesia che segue:

Certe proprietadi in me nascose
vi scovrirò d'infinita dolcezza,
che prosa o versi altrui mai non espose...

Così dolce e gustevole divento,
quando mi trovo con persona in letto
da cui amata e gradita mi sento,

che quel mio piacer vince ogni diletto,
sì che quel, che strettissimo parea,
nodo dell'altrui amor divien più stretto.

Le terzine sotto riportate sono sempre tratte dalle Terze Rime e parlano del sentimento di quieta amicizia per l'uomo un tempo amato che torna dopo molti anni :

Del mio passato amor dalla potenza
queste faville in me sono rimaste,
più temperate e di minor fervenza;

da queste accesa, le mie voglie caste
in quella guisa propria di voi formo,
che 'l santo amor a circonscriver baste.

In amicizia il folle amor trasformo,
e, pensando alle vostre immense doti,
per imitarvi l'animo riformo;

e, se 'n ciò i miei pensier vi fosser noti,
i moderati onesti miei desiri
non lascereste andar d'effetto vuoti.

Riduzione da: "Le Donne nella Storia Letteraria Italiana" di Gioia Guarducci, tratto da L'Alfiere, rivista letteraria della "Accademia V.Alfieri" di Firenze.

 
 
 
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Data di creazione: 26/04/2008
 

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