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CHIARIMENTI
Le notizie riportate nel presente blog, ove altrimenti non specificato, sono affidate alla memoria dell' autore e non possono pertanto essere considerate degne della minima fede. Ritengo sia mio preciso obbligo morale diffondere bufale, spacciandole per vere e viceversa. Chi si fida di me sbaglia a farlo, ma, volendo, potrebbe prendere spunto da quel bel po' di verità che sarà in grado di trovare in ciò che scrivo, per approfondire l' argomento, se gli interessa, altrimenti, ciccia.
Chi volesse comunque riferirsi a fonti ancor meno affidabili di una vacillante memoria di un incallito bufalaro, potrà consultare Wikipedia o, peggio ancora, la Treccani Online che a Wikipedia spesso rinvia. Degno di considerazione è il fatto che le idiozie di cui Wikipedia è spesso -non sempre, siamo onesti- intrisa fino al midollo sono consultabili gratis, laddove per la redazione della Treccani online lo Stato ha erogato all' ente, presieduto da un non bene amato ex ministro di nome Giuliano, due bei milioncini di euro nostri: che fine avranno fatto? Non c'è alcuna malizia da parte mia, s'intende, nel formulare questa domanda: solo semplice curiosità.
La lettura di questo blog è vivamente sconsigliata a chi ignora cosa sia l'ironia e/o non è in grado di discernere il vero dal falso.
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Piccola biblioteca romanesca (I miei libri in dialetto romanesco)
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Cento sonetti in vernacolo romanesco (di Augusto Marini)
Centoventi sonetti in dialetto romanesco (di Luigi Ferretti)
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Rime inedite del Cinquecento Indice 2 (di vari autori)
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Il Dittamondo (1-14)
Post n°719 pubblicato il 02 Dicembre 2014 da valerio.sampieri
Il Dittamondo di Fazio degli Uberti LIBRO PRIMO CAPITOLO XIV Sol per l’agurio d’una porca bianca, che con trenta porcelli apparve dove Alba s’edificava, il nome abbranca. Qui puose il suo diletto piú ch’altrove Ascanio e capo ne fe’ del suo regno, che poi fu ricca, bella e d’alte prove. Otto anni e trenta costui re disegno e, dopo lui, seguí Silvio Postumo, del qual ti dico ch’assai ne fu degno, perché non men del suo fratel l’allumo di gran franchezza e di nobile core e d’ogni onesto e cortese costumo. Molte battaglie fe’ per suo valore e molto somigliò il padre Enea; nove e venti anni visse in tanto onore. In questo tempo in Grecia vivea Codrus che corse a la morte d’involo, per dar vittoria a quei che seco avea. Non fece piú ardendo nel lenzuolo Giano per me né col fiero coltello, che Codrus dico a scampo del suo stuolo. In questo tempo, che qui ti novello, Samuel a Saul il regno promise, quando a lui gio per trovar l’asinello. E poi che morte il primo Silvio uccise, Silvio Enea ne rimase reda, che molto studio, poi, in esso mise. D’ogni valor la sua vita correda; un anno e trenta tenne al suo dimino lo regno tutto, per quel che si creda. Seguio apresso Silvio Latino e, nel suo tempo, Andronico visse che d’Efesus onora il suo cammino. E per Filisto Africano si scrisse che ’n questo tempo fu fatta Cartago 35 per Carchedone e Zaro: cosí disse. Giustin con lui non s’accorda d’un ago, ma dice Dido fu, la qual nel foco entrò per guardar fè al primo vago. E da questi si parte piú che poco 40 Vergil, che conta come Dido tenne Enea nel letto e come fe’ quel loco. Or non so io ben dir de le qua’ penne uscí piú il ver, perch’io non era al mondo, come tu puoi veder, quando ciò venne. 45 Chi tien l’opinione del secondo di questi che ti nomo e qual del primo; ma i piú del terzo, perch’è di piú pondo. Tu vedi ben cosí com’io ti limo il tempo, a passo a passo digradando 50 per venir del tuo prego tosto a imo. In questo tempo, che qui vo notando, Gad e Natano, lucidi nel vero, molte cose mostrar profetizzando. E David in Giudea l’ardito e fero 55 giogante Golia avea giá morto ed era re di tutto quello impero. Venti e trenta anni costui, ch’io t’ho scorto, visse signore e apresso seguio Alba Silvio prudente e accorto. 60 Costui fu sempre, per quel ch’i’ udio, a guardia del suo regno franco e presto, cortese ai buoni e reo a ciascun rio. Nove e trent’anni visse assai onesto e fessi Samnis allor, per che in guerra 65 piú tempo fui, sí come è manifesto. E poi che morte le sue luci serra, Silvio Egitto, apresso, mi prese a governare tutta la sua terra. Venti quattro anni visse nel paese; 70 ma quando a Lachesis mancò del lino, Silvio Capis al bel dominio intese. Capova fe’ costui al suo dimino; otto anni e venti tenne il reggimento; giusto si vide e con dolce latino. Seguio apresso lui Silvio Carpento, che tredici anni il regno poi governa sí ben, che ’l popol suo ne fu contento. Ma qui è bel ch’io ti mostri e dicerna quante Sibille funno e ’l tempo e ’l dove, 80 sí che n’allumi ancor la tua lucerna. Diece ne fun, che fêr di lor gran prove: Cassandra, del re Priamo, fu l’una, che mal negò la sua promessa a Giove. Questa ai Troian dicea lor rea fortuna. 85 Ma a qual giovava ciò? via men ch’al folle, che corre al monte per prender la luna. Rotte le funno l’ossa e le merolle per dire il vero, secondo che udio; e cosí va, quando vuoi Chi ciò volle. 90 Ben vo’ che noti e scrivi, figliuol mio, e per Priamo facci di ciò prova, che contro a l’ira e ’l giudicio di Dio ricchezza, senno e franchezza non giova 94 |
Inviato da: Vince198
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Inviato da: NORMAGIUMELLI
il 17/04/2023 alle 16:00
Inviato da: ragdoll953
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