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Giovambatista Ricchieri (21-24)

Post n°713 pubblicato il 01 Dicembre 2014 da valerio.sampieri
 

Giovambatista Ricchieri (21-24)

I Colori.

XXI.

Se quando già dal Ciel partì l'Aurora,
Cinzia, rimiri il Sol, che adorno e cinto
Di viva luce il nostro Cielo indora,
Resta il tuo sguardo allor sorpreso e vinto.

Ma se un vetro angolare egli colora,
Si rifrangono i raggi, e ognun distinto
Palesa nell'opposto oggetto allora
Il bel natìo colore, ond'egli è tinto.

Non rifranto biancheggia il raggio, e intero
Dove muor non riflesso, ivi si stende
Privo tutto di luce il color nero.

Sorride, e gli occhi bruni, onde m'accende,
Cinzia volgendo a me, dice: È pur vero,
Che nel negro colore il Sol non splende?



L'Anima de' bruti.

XXII.

Cinzia, credesti già di sensi privo
L'ampio stuolo de' Bruti, e d'alma voto,
E che apparisse in lor tutto di vivo
Per le leggi immutabili del moto.

Ma vive in questi un luminoso attivo
Spirto motore, anche a' più Saggi ignoto,
Che in lor passò, come dal fonte al rivo,
Dal primo padre al figlio più remoto.

Egli, misto col sangue, per le vene
Va scorrendo dal core: ei sente, e pensa,
E della vita il corso egli sostiene.

In morte poi l'animatrice intensa
Viva fiamma sen' vola alle serene
Lucide vie dell'ampia sfera immensa.



Il Tempo.

XXIII.

Cinzia, da me brami saper, che sia
Il Tempo. Io dir nol so. Più che m'interno
Nelle tenebre sue, più l'alma mia
Resta sorpresa, e meno ognor ne scerno.

Questo solo di certo alcun potria
Dir, ch'egli è incomprensibile ed eterno:
C'era già, quando l'Universo uscia
Dal nulla al cenno del Fattor superno.

Presume altri saper la sua natura,
Perché del Sole e de' Pianeti al moto
In parti lo divide, e lo misura.

Così talun, perché d'un'Ente ignoto
La quantità ravvisa, ei si figura
Che in tutto allora al suo pensier sia noto.



Nello stesso soggetto.
(Il Tempo.)

XXIV.

Quindi, Cinzia, l'uman frale intelletto
Si confonde nel Tempo, e nol comprende,
Perché eterno, infinito; ed ei, che stretto
È in angusto confin, nulla ne intende.

Né chiaro il fa ciò, che si crede effetto
Di varie immaginate sue vicende.
È composta l'idea di questo oggetto:
Eppure inesplicabile si rende.

Egli non è, che il tutto rode e atterra,
Ma la cagion di tante ampie rovine
Son l'aria, l'acque, i fulmini, la guerra.

Egli il fuoco a' begli occhi, e l'oro al crine
Non rapisce, ma dentro a noi si serra
Il fier nemico, onde ogni cosa ha fine.

Giovambattista o Giovambatista Ricchieri
Tratto da: Rime filosofiche e sacre del Signor Giovambatista Ricchieri Patrizio Genovese, fra gli Arcadi Eubeno Buprastio (Genova, Bernardo Tarigo, 1753)

 
 
 
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