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Giovambatista Ricchieri (17-20)

Post n°709 pubblicato il 01 Dicembre 2014 da valerio.sampieri
 

Giovambatista Ricchieri (17-20)

Il Fulmine.

XVII.

Cinzia, lo struggitor sulfureo strale,
Che vaste moli in polve a terra stende,
Dalle squarciate nubi a noi non scende,
Ma ver l'alto dal suolo impenna l'ale.

Igneo spirto di solfo, aereo sale
Da i Venti si comprime, indi s'accende,
E scoppia in fuoco, e mentre in alto ascende,
Rovinoso le torri e i monti assale.

Così l'alato fulmine sonante
Dal terrestre vapor quaggiù si crea,
Se l'aria nuvolosa è men pesante.

Che poi dal Cielo a incenerir la rea
Empia gente lo vibri il Dio Tonante,
Son vani sogni della Plebe Achea.



Nello stesso soggetto.

XVIII.

Son vani sogni della Plebe Achea,
Che dalle nubi acquose il Dio Tonante
Vibri irato lo strale fulminante,
Che si temprò nella fucina Etnea.

Ma non è vana immaginata idea,
Che, mosso a sdegno il vero Dio da tante
Colpe, mostri il terror della pesante
Mano in punir l'iniqua gente e rea.

Il tremuoto, che scote e Torri e Tempj,
L'orribile fragor della saetta,
Son le voci, ond'ei parla al cor degli empj.

I nembi, l'aria avvelenata e infetta,
Le guerre, aspra cagion d'orridi scempj,
Sono i ministri della sua vendetta.



Il Flusso e riflusso del Mare.

XIX.

Quando con l'aurea luce il dì nascente
Dal Tauro i gioghi, e l'Eritreo colora
In quelle parti attratto è dall'ardente
Face del Cielo il nostro globo allora.

E quindi là si gonfia il Mar, che sente
L'impulso al primo aprirsi dell'Aurora;
E sceman sulle spiagge d'Occidente
L'acque, fin che sul Gange il Sol dimora.

Quando poi dal meriggio ei sferza l'onde,
Sotto i suoi raggi il mare incurva il dorso,
E nell'Indico sen s'alzan le sponde.

Così pur, s'oltra Calpe è già trascorso
Il carro luminoso, e a noi s'asconde,
Corre l'acqua, e ne siegue attratta il corso.



Nello stesso soggetto.
(Il Flusso e riflusso del Mare.)

XX.

Non è già solo il portator del giorno,
Che co i fervidi raggi, ond'egli accende
Il nostro globo, errante a lui d'intorno,
Attragga il mar, che sovra i lidi ascende.

Ma l'Astro ancor d'argentea luce adorno,
Che nel notturno oscuro Ciel risplende,
Muove l'onda, che or fugge, or fa ritorno
Con eterne immutabili vicende.

E perché più del Sole a noi dappresso
Nel suo corso la Luna errando gira,
Maggior moto è da lei nel mare impresso.

Cinzia, or tu fai ciò che a mill'altri inspira
Stupor, vedendo che dal lido istesso,
A cui l'onda tornò, poi si ritira.

Giovambattista o Giovambatista Ricchieri
Tratto da: Rime filosofiche e sacre del Signor Giovambatista Ricchieri Patrizio Genovese, fra gli Arcadi Eubeno Buprastio (Genova, Bernardo Tarigo, 1753)

 
 
 
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Data di creazione: 26/04/2008
 

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