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Picchiabbò 012

Post n°473 pubblicato il 18 Settembre 2014 da valerio.sampieri
 

9. Qualunque bestia, quanno è intelligente fa la parte de Re senza di' gnente.

La matina appresso, a punta de giorno, uscì un nuovo editto. Siccome l'attacchini aveveno scioperato, er lavoro dell'appiccicatura fu fatto da un gruppo de signorine de la borgesia, che se presteneo sempre gentirmente pure quanno se tratta de fa' bene ar Paese.
Er nuovo editto diceva:

CITTADINI!
IMBANDIERATE LE FINESTRE!
ER NOSTRO AMATO SOVRANO, SUA MAESTA' RE PIPINO DECIMOSESTO, E' STATO RITROVATO MENTRE ANNAVA A GATTACCIA PE' LE SCALE D'UNA CASA POPOLARE.
CORETE TUTTI SOTTO A LA REGGIA PE' FAJE UNA DIMOSTRAZZIONE DE SIMPATIA.
ER GOVERNO.
P.S.: LI GATTI REQUISITI VERANNO RICONSEGNATI A DOMICIJO, DRENTO LE VENTIQUATTR'ORE.

Io ve vorebbe descrive quello che successe a Pipinopoli appena se sparse 'sta notizzia, ma nun m'abbasta l'anima de fallo. La gente che s'incontrava pe' strada piagneva, rideva, s'abbraccicava, se baciava. E canti e soni e balli ... Li cittadini, meno li repubbricani che s'ereno astenuti, pareveno che se fussero ammattiti da la contentezza e coreveno tutti verso la Reggia con un mazzetto de trippa in mano, strillanno: Evviva er Re! evviva la Reggina! Evviva Picchiabbò! Abbasso Doròtea! morte a la strega! evviva la forca! e via discorenno.

Er nano, intanto, d'accordo co' la Reggina, aveva pensato bene de mette er gatto sur trono con una catenella ar collo der piede, assicurata ar pirolo de la sedia con un lucchetto.
- Per adesso contentamose - disse sottovoce ar Maggiordomo Sartalaquaja. - Intanto bisogna fa' in modo che tutti quelli de la Corte aripijino er posto loro, su li scalini der trono, come se ce fusse er Re, propio lui, in persona, e er Governo seguiti a trattà l'affari de Stato cor gatto. Che ne dichi?
Sartalaquaja je rispose:
- L'idea è bona. Ma come farannp li ministri a fasse capì, se nun conoscheno la lingua de li gatti?
Picchiabbò, lì pe' lì, ciarimase male e diventò pensieroso. Ma nemmanco aveva fatto in tempo a riunì tutte le grinze de la fronte, che l'occhi je sbrilluccicorno. Dice:
- Ho trovato! Faremo un vocabbolario speciale pe' l'occasione. Li cittadini li chiameremo sorci o sorche seconno er sesso. Invece de governo, diremo trappola; invece de di' benessere sociale, diremo feghito e pormone.
Er maggiordomo chiese:
- E l'opinione politiche, come le chiameremo?
Picchiabbò rispose:
- Trippa.
- E l'ideali?
- Trippa, sempre trippa.
- E li sovversivi?
- Cani levrieri; perché so' quelli che ar momento bono abbajeno de meno e scappeno de più
.
- Che nome je metteremo a la massoneria?
- Segatura, perché serve a coprì le porcherie
.
E a la fede?
- Credenza de cucina.
- Benone! - fece Sartalaquaja - Sei propio un buffone geniale.
Picchiabbò fece finta che se l'era presa a male. Poi abbottò le ganasse, messe la panzetta in fora e rispose:
- Bada bene coe parli! Tu forse nun sai che oggi stesso, pe' via che ho ritrovato er gatto, so' stato nominato commennatore dell'ordine de la patacca de San Mucchione. Così prima facevo ride solamente er Re e adesso farò ride tutti.
- T'hanno fatto commennatore? dichi davero? - chiese er maggiordomo che ce magnava l'ajo perché aveva sessant'anni e era ammalapena cavajere - M'arillegro propio de core! Chi t'ha proposto?
- Nessuno.
- Questo significa che te la sei meritata sur serio. Bravo! Ma nun è er momento de perde er tempo inconcrudente co' le chiacchiere. Stasera stessa bisogna da' una gran festa co' l'intervento de l'ambasciatori de li paesi de fora. Bisogna dimostrà, a le potenze estere, che la Nazzione conserva gelosamente la tradizzione monarchica e se ne frega dell'aria cattiva e de quelli che je la tireno.
E la sera, defatti, doppo ch'er popolo s'era svociato pe' strada pe' dà' sfogo ar patriottismo, a la Reggia ce fu un gran ricevimento ufficiale con un buffè da leccasse le deta.

Trilussa
da "Picchiabbò", Edizione d'arte Fauno, Roma, 1927, pagg. 60-64.

Note:

annava a gattaccia = andava in cerca di femmine
sbrilluccicorno = brillarono
abbottò = gonfiò
ganasse = mascelle, guance
messe = mise
ce magnava l'ajo = era colto da invidia (simile a: ce pijava d'aceto; ce sformava)

 
 
 
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