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Villa Gloria 06-10

Post n°471 pubblicato il 17 Settembre 2014 da valerio.sampieri
 

VI.

Dopo fatta 'sta prima operazione,
Lì, ce se fece notte in mezzo a fiume:
C'era nell'aria come n'oppressione
De fracico e 'na puzza de bitume:

Nun se sentiva che scrocchià' er timone
Pe' nun impantanasse ner patume;
E verso Roma, in fonno a l'estensione,
Se vedeva ariluce' come un lume.

Un lume che sur celo era 'n chiarore.
E lì pe' fiume, in quer silenzio tetro,
Fòr che l'acqua non c'era antro rumore.

E in fonno a la campagna, a l'aria quieta,
De notte, er cupolone de San Pietro
Pareva de toccallo co' le deta.

VII.

Sangue de la Madonna! Che nottata!
Quanno che m'aritorna a la memoria,
Me pare come un pezzo de 'na storia
Che quarcuno m'avesse arriccontata.

Avemio da stà' a Roma a fa' l'entrata
Pe' trovacce la morte o la vittoria,
E invece er giorno dopo a Villa Gloria...
Destino! Basta, sotto a la spianata,

A mezzanotte, in mezzo a la corrente
Se fermassimo p'aspettà' er chi-viva.
Aspetta, aspetta, aspetta... Gnente!... Gnente!

Riguardassimo bene de lì intorno:
Manco un'anima!... Annassimo a la riva.
Per aspettà' che se facesse giorno.

VIII.

E a l'arba fu smontato dar battello,
E piano piano, senza move' un deto,
Perché non se scoprisse er macchiavello,
S'agguattassimo drento in un canneto.

Dopo, Righetto fece cór fratello:
— Annate in cinque su pe' sto querceto,
E scannajate un po' pe' sto stradello
Si ce fosse un ricovero segreto;

Ché staremo a vedé' quer che succede;
Intanto lì ce se potrà rimane'
Finché quarcuno non se faccia vede'. —

E mentre annamio sopra, intorno intorno
Se sentiveno batte' le campane
De Roma, che ce daveno er bongiorno!

IX.

Pe' la macchia trovamo un frattarolo,
— Faccia a terra, per Cristo! — Poveretto!
L'intorcinamo drento ar farajolo
E j'appuntamo le pistole in petto.

E lì, ner mentre lo tenemio stretto,
Giovannino je fa: — Voi sete solo?
Dice: — Per carità, so' er vignarolo;
Mi' moje è annata a Roma cór carretto;

Io so' 'n povero padre de famija...
— Ce so' li papalini? — So' innocente...
— Fate la spia? — Me faccio maravija!

— Be', allora, dice, datece ristoro.
— 
E pe' fàcce pijà' pe' bona gente
Je fu pagata 'na moneta d'oro.

X.

E quer vecchio tremanno de pavura
Ce portò sopra ar monte, in d'un casale,
Che invece era 'n casino padronale
Dove che ce se va in villeggiatura.

Fu aperto. Visitassimo le mura;
E dopo avé' girato pe' le sale
E avé' visto che lì tanto er locale
Quanto la posizione era sicura,

Fu mannato a chiamà' l'antri de sotto;
Furno messi lì intorno l'avamposti,
E poi fu fatto un piccolo complotto:

E mannassimo a Roma, ar Comitato,
Uno, pe' dije che stamio anniscosti
Sintanto che non fosse aritornato.

Cesare Pascarella
Tratto da: "Sonetti", Nuova ristampa, Casa Editrice Nazionale Roux e Viarengo, Roma-Torino 1906

 
 
 
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