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piccole pieghe e grandi magie....
 
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Ammazzare il tempo e miracolosamente ritrovarlo...

Post n°525 pubblicato il 24 Ottobre 2016 da NoRiKo564

 

 

 

Quando le giornate di accorciano, l’autunno si appropria dei suoi spazi, restringendo i nostri, che diventano sempre più la casa, il suo tempore e un buon divano, mentre fuori piove e la luce del giorno è livida e poco rassicurante, chissà perché viene sempre voglia di fare un rapido giro nelle vecchie foto, così per cercare di metterle in ordine una volta per tutte.
Invece il proposito di mettere in “ordine” va a farsi benedire dopo la terza o quarta foto che prendi in mano, perché i ricordi arrivano e allora dietro quella foto ti racconti quella giornata, cosa stavi festeggiando, dov’eri e chi erano i personaggi intorno a te.
Dove non ti soccorre la memoria, vieni in aiuto la decana di famiglia (la mamma) che tra i tanti volti fotografati, tenta di farti una specie di albero genealogico, dal quale tu cadi inesorabilmente quando si passa alla fascia primo cugino di, cognato della moglie dello zio da parte di tuo padre oppure compare d’anello del fratello del nonno, quello emigrato in America ma che poi è tornato e si è comprato mezzo paese…

Insomma, non capisci più a che titolo siano parenti ma dietro ogni volto c’è una sequela di ricordi, storie e aneddoti…
Personalmente ho sempre preferito le foto in bianco e nero, forse perché sono le più antiche (oddio pure quelle del mio battesimo viste ore sembrano antiche…ergo pure io sono di fatto antica, invecchiata come una bottiglia di Barolo con tanto di polvere addosso), hanno un fascino che solo la patina del tempo lascia…

Abitatuati come siamo al digitale, al selfie fatto e rifatto,al photoshop, alle foto viste da un pc o dallo schermo di un cellulare, quelle stampate sulla vecchia carta ci sembrano oggetti d’antiquariato.
Perché diciamolo... si veniva sempre un po’ cosi’ cosi’, mica ce l’avevi il tempo di vederti subito ed eventualmente rifare la foto…i rullini erano da 12-24-36 pose, che quando le portavi a sviluppare, tutte le pagavi, pure quelle che ti era scappato il dito sul pulsante e ti eri fotografato le scarpe, il naso o qualsiasi cosa l’obiettivo in quel momento inquadrasse, quindi  andavi di parsimonia e vedevi di farti andare bene la foto al primo colpo, certe facce da ebeti ci venivano….che ora a riguardarle ci viene da sorridere, anche solo al pensiero di come si era allora, meno artefatti, meno tecnologi ma più spontanei e veri…

Certe emozioni non te le daranno mai certe foto di ora, precise alla perfezione, nitidissime nei loro milioni di pixel, ma così fredde dietro quel vetro luminoso....

 

 
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