Nebbie e dintorni

Si, viaggiare.


Cachi (Argentina)  - 26 marzo 2019 -E gli ampi spazi degli altopiani ci fanno venire a mente il gran correre dell'Inca di vetta in valle nel suo ampio impero di alte quote e come tempri il fisico l'altitudine e l'aria rarefatta e come siamo capaci noi umani di straordinario adattamento, nel corso delle generazioni e le evoluzioni millenarie.E questa gran voglia di impero è una costante della storia dell'uomo: sopraffazione e imposizione manu militari della propria forza di popolo e cultura, ma anche, non sempre, integrazione e commistione di culture diverse - e convivenze durate secoli, ma spezzate dall'arrivo delle tre caravelle ondeggianti al largo e l'apparire sulle spiagge del mostro a cavallo vestito d'acciaio e munito di lunga spada che le vittime designate di un lontano olocausto dissero 'el Conquistador'.Ed è vero che la cultura dell'indio prevedeva l'addormentare i pargoli reali e dell'aristocrazia ubriachi nelle tombe di alta quota e il gelo che li congelava ancora vivi – e le mummie del museo di Salta sono impressionanti per avere ottimamente conservato carne e bulbi oculari e capelli, ma più le espressioni tristi di quei poveretti dalla brevissima vita che la loro religione diceva 'i fortunati', sacrificati agli dei potenti e provvedenti – e tuttavia la cultura del conquistador non sembra aver dato frutti migliori e condivisibili e credibili, con tutta quella schiera di santi e madonne nelle chiese vestiti come bambole settecentesche e il 'corpo e sangue' di Cristo transustanziato che ha sostituito i sacrifici umani che diciamo costumanze barbare e pagane.E via dalla città-monstre si respira l'universo e il silenzio è intessuto del canto dei venti che discendono le Ande e i villaggi sono apparentemente deserti: quinte cinematografiche di improbabili films 'western'; e i visi dei bis nipoti degli indios sono cotti dal sole e felici di abitare i paesaggi degli avi e sorridono al turista dell'industria nuova che garantisce un discreto 'desarollo' di trattorie e artigianato naif e tessuti di alpaca e vigogna: timidi camelidi che osservi brucare in lontananza il poco cibo che ruminano quieti - ed è immagine che commuove e intenerisce e dice il mondo ancora abitabile e gli ampi spazi vuoti che resistono, malgrado e oltre la spinta antropica che tutto asservisce e appiattisce e uniforma nelle orride croste urbane.
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