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Antiche metafore e allegorie.

Post n°2507 pubblicato il 27 Marzo 2023 da fedechiara
 

Il Cavaliere, la Morte e il Diavolo.  - 27 marzo 2020
Possiamo ricorrere alle antiche metafore e allegorie per meglio rappresentarci i tempi grami che stiamo vivendo. La Morte non ha bisogno di spiegazione: è nei numeri, sempre più alti, dei contagiati morituri intubati nei reparti di rianimazione: un repulisti epocale di anziani che avrebbero potuto godere ancora di qualche altro anno o decennio di vita e sono falciati impietosamente dalla Contadina che pareggia sapientemente le erbe dell'umano prato.
E il diavolo chi è? Sappiamo qual è la sua mela tentatrice, offerta ai paesi di affaccio mediterraneo in gravissimo affanno respiratorio da corona virus: 'Lasciate andare quest'Europa ladra e assassina' - sparagnina anche in tempi di pandemia e le economie ferme al palo a motori spenti e l'impresa di Sisifo prossima ventura di risalire la china non appena il virus mostrerà la corda e darà segno di non sapere più condurre da par suo l'oscena danza macabra della strage planetaria.
O, di contro, non un diavolo, bensì una paciosa diavolessa sparagnina: quella Merkel che continua a tenere stretti i cordoni della borsa europea, alleata all'Olanda dell'etica protestante degli antichi mercanti e navigatori che sempre pensano al dopo: al macigno del debito a voragine che mai più pagheranno le formiche italiche e greche e spagnole perché 'chi ha dato, ha dato, ha dato e chi ha avuto, ha avuto, ha avuto, scurdammoce 'o passato'...'.
E il Cavaliere? Non certo Giuseppi, il furbo avvocato che si è tolto d'impaccio digrignando i denti nel corso della video conferenza dei capi di stato e di governo che avrebbe dovuto sciogliere gli odiosi impacci e i lacci europei dell'era dell'austerità che ci lasciamo alle spalle – e non ha firmato il Mes: il trattato economico finanziario che metteva, si, a disposizione una pacca di miliardi ai paesi in difficoltà, ma stringeva il cappio al collo dei carnefici della troika e delle loro misure lacrime e sangue, già imposte alla Grecia, una volta giunto il momento delle restituzioni.
E allora chi è il Cavaliere della metafora cinquecentesca? Non è Draghi, che si tiene in disparte e lontano dall'arena del presente s-governo dell'emergenza-corona virus perché 'nondum matura est' – e non vuole finire a fare il drago trafitto da san Giorgio nel momento in cui maturerà l'uva di un 'governissimo' che si assuma l'onere delle pesantissime decisioni per uscire dalla crisi economica peggiore dal dopo guerra ad oggi.
Lasciamo aperta l'incognita. Nei prossimi giorni, speriamo non mesi, si decanterà il miscuglio e la pozione fumante nell'antro dei maghi dei presenti medici politici che ci dicono e ripetono fino alla nausea in tivù che 'andrà tutto bene' e 'ce la faremo'. E apparirà, finalmente, sulla superficie della pozione non più fumante la limpida figura del Cavaliere in questione.
No, non il Cavaliere mascarato dei tre lustri di s-governo ultimi scorsi, che avete capito?
E neanche il 'Blaue Reiter' gioioso sognato dagli artisti espressionisti prima che la prima guerra mondiale disperdesse i membri del gruppo e montasse l'incubo della Morte nelle trincee e sui campi di battaglia – con finale in tregenda dei milioni di morti della 'spagnola'.
Abbiate pazienza. Ancora qualche giorno di pandemia galoppante e picchi ancora distanti e vi sarà sciolta la metafora. Intanto #restateacasa e godetevi la splendida incisione di Albrecht Durer.
Nessuna descrizione della foto disponibile.

 
 
 
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