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Mi piace il presepe. Embé?

Post n°2342 pubblicato il 03 Dicembre 2022 da fedechiara
 

Natale fatale, ferale. 03 dicembre 2015

Il Natale del nostro scontento si arricchisce ogni giorno che passa di notizie che ci fanno allargare le braccia e dire che non vi è davvero nessun rimedio alla confusione sotto al cielo degli uomini – e, a differenza di quanto pensava Mao tse dong in proposito, la situazione non è affatto eccellente.
E sapere che l'autocrate turco Erdogan e suo figlio in particolare trafficano e gesticono miserabili commerci petroliferi con gli uomini dell'Isis (o Daesh) che con il petrolio si comprano gli armamenti più sofisticati e potenti per la loro sporca e folle guerra all'Occidente fa cadere le braccia – e di più le fa cadere l'aver saputo, dagli esiti delle elezioni ultime scorse, che una maggioranza di turchi (che vogliono 'entrare in Europa') ne approva l'operato e si riconosce nelle nefandezze autocratiche contro la libera stampa di quest'uomo che la Nato e l'Europa tiene in palma di mano e lo difende per i miseri interessi di bottega e di contrasto contro l'azione geo strategica della Russia di Putin.
E in tanta confusione sotto al cielo come giudicare l'appalto che l'Europa liberale e accogliente ha dato a Erdogan, - quest'uomo spietato e cinico che non si arresta davanti a nessun scenario nella sua lotta mortale contro i curdi – l'appalto, dicevo, di fare fronte di contenimento/respingimento contro i profughi siriani che ambiscono di diventare cittadini europei, ma qualcuno di loro (ho scritto 'qualcuno', non 'tutti'!) - per chiara, maledetta incidenza statistica dei grandi numeri - partorirà figli e nipoti che si lasceranno incantare dalle bandiere dell'Isis o di qualche altro gruppo estremista e si faranno guerriglieri di una guerra interna alle nostre città spaventate e avvilite a tal punto da prefigurare una contrazione della già fragile crescita economica-zero virgola.
E il mitico Giubileo dell'umana misericordia che non c'è e non ci sarà per lungo tempo, ad onta del battage mediatico/pubblicitario di Francesco, già annuncia il suo flop di presenze prima di cominciare a causa degli annunci e dei timori terroristici.
Perciò, brava e buona (troppo buona?) gente, teniamoci caro il Natale del nostro scontento con tutte le caratteristiche che gli abbiamo dato e sono sedimentate nei secoli e negli anni recenti di bambinelli in cuna e presepi viventi e buoi e asinelli di ceramica e gli alberi - i Tannenbaum della tradizione nordica - addobbati di palle colorate e i panettoni e i canti mielosi, sempre gli stessi che ci hanno stufato negli anni scorsi e ci stuferanno in quelli futuri, ma oggi, in questi giorni e mesi di grande confusione sotto al cielo della violenza che regna sovrana, sono il segno distintivo di un nostro riconoscimento di cittadini che non si chiamano Abdul o Moahmed o Rashid che, se per una qualche ventura dovessero aversene a male, poverini, a scuola o nelle piazze dove si erigono gli alberi con sotto i presepi, seguano serenamente le loro tradizioni: le loro genuflessioni, i loro ramadan e i loro canti del muezzin e non interferiscano in alcun modo con le nostre.
A voi le vostre trombe, cari i nostri cittadini di importazione che siete fuggiti dalla fame e dalle guerre, a noi le nostre campane. E che suonino a distesa. Siamo in Occidente - dove voi avete chiesto ospitalità e l'avete, benevolmente, ottenuta, punto.
Un tempo parteggiavo per la rivoluzione russa, tu vedi il passo del gambero della Storia, e oggi mi tocca parafrasare Eduardo e il suo: 'Te piace 'o presepe!' Si mi piace. E' parte della mia storia e della mia identità e, pur non essendo credente, mi piace includerlo nelle collezioni dei musei dedicati alle tradizioni e andarli a vedere nelle città europee che visito e visiterò nel prossimo futuro. Così come ho visitato e visiterò i musei dedicati alle civiltà dell'Islam – quando ancora tra le due sponde del Mediterraneo si scambiava Arte e Civiltà e non 'barconi' infiltrati dai terroristi in pectore.
E' bene precisarle, queste cose, perché c'è chi, invece, le tradizioni e le culture degli altri, presenti e passate, oggi le abbatte coi picconi e i martelli pneumatici e mina i monumenti antichi col tritolo.
Fa tutta la differenza fra noi e alcuni di loro (troppi?), giova ricordarlo.

 
 
 
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