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La storia che siamo e non vogliamo

Post n°1503 pubblicato il 07 Febbraio 2021 da fedechiara
 

  • La storia che non siamo e non vogliamo.
    E' vero che 'la storia siamo noi', come canta il Principe, ma non ne andiamo fieri.
    E se è vero che siamo scampati per un pelo alla mattanza della seconda guerra mondiale e ci chiamano 'i boomers' per via del grande balzo economico del dopoguerra è altrettanto vero che la superfetazione europea dei diritti umani e convenzioni di Ginevra applicati a pioggia e a sproposito mostra vistosissime crepe di convivenza civile - e le 'enclaves' nemiche nelle periferie urbane sono pronte ad esplodere per le mancate integrazioni e l'accoglimento senza riserve, da parte degli islamisti radicali, degli storici valori dell'Occidente evoluto.
    E stendiamo un velo pietoso sulla storia della politica italiana: di s-governi un tanto al chilo e moribondi già alla nascita di un cinquantennio di vera e propria infamia democratica.
    Una democrazia parlamentare, la nostra, nata sotto l'egida costituzionale di una resistenza ad oltranza e allo sfinimento dei nominati alle cadreghe di s-governo che pasticciano con alleanze improbabili e balneari o pandemiche e l'umiliante ricorso ai 'mercati delle vacche', spacciati per 'responsabilità', che avviliscono il senso delle parole 'dignità e 'schiena dritta' e causano agli elettori i mal di pancia e l'ira sorda contro coloro che si ostinano a negare valore alla pomposa definizione di 'popolo sovrano', la più bistrattata tra tutte.
    E le ragioni del Mattarella per negare il ricorso alle urne sono state contraddette pubblicamente da Sgarbi, all'uscita dalle consultazioni con Draghi, dicendoci che, ad onta della pandemia, voteremo per amministrative e comunali durante quest'altr'anno disgraziato – ed è a molti oscuro e inquietante quel suo ostinato trincerarsi dietro a governi di unità nazionale, osteggiando la via maestra del dare la parola agli elettori.
    E il titolo di giornale che meglio esprime l'avversità a questo ennesimo escamotage truffaldino di s-governo - di una pretesa 'unità nazionale' che mostrerà presto la corda a cui si impiccano i nostri eroi – è 'Il mucchio selvaggio', titolo del Manifesto.
    E un altro giornale azzarda la parola 'bolgia' e/o 'assembramento', vietatissimo in frangenti epidemici.
    E' una storia di lontana infamia costituzionale che continua, tragicamente, a maturare i suoi malati, bacati frutti di s-governo ed è una storia da cui prendiamo le distanze, una storia che 'non siamo noi', pervicaci oppositori di ogni fragile inciucio e sostenitori di un pieno riconoscimento di maturità politica agli elettori 'popolo sovrano'.
    Che venga il semestre bianco e ci consegni un altro capo dello stato capace di scrivere una diversa storia e migliore.
    Amen e così sia.

Insalate primavera.
Mai con...
Dovremo introdurre nella varietà delle categorie della politica l'espressione 'mai con...'
Mai con il pd (sic) dicevano i grilli al tempo dell'anti politica e dei fasti elettorali che li premiano tutt'oggi in parlamento malgrado il gradimento dimezzato e il timore di andare a una sola cifra nelle prossime elezioni (sotto il dieci, per intenderci).
E 'mai con' i sovranisti, mandano a dire dal Nazareno quelli del pd di s-governo, preoccupatissimi di dover cedere porzioni di potere e subire l'attacco della 'mossa del cavallo' di Salvini, ottimo giocatore di scacchi politici.
E ancora ricordiamo il 'mai con Draghi' dei grilli d'antan, che il Cielo ce li conservi, i pochi che ancora resistono e fanno opposizione alla sciagurata, ennesima contorsione di s-governo di coloro che dovevano 'aprire la scatoletta di tonno' parlamentare e oggi sono il piatto preferito alla mensa del Senato della repubblica, commisti col riso basmati de 'tutti insieme appassionamente'.
Praticamente una insalata primaverile. Buon appetito.
Potrebbe essere un'immagine raffigurante cibo

 
 
 
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