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Misteri e piagnistei

Post n°1499 pubblicato il 03 Febbraio 2021 da fedechiara
 

2 febbraio 2014  · Misteri e piagnistei

Ci sono i ' misteri di Parigi' però anche Venezia non scherza. Vedi il caso di quel cadavere di una ragazza iraniana trovato a galleggiare ignudo e con solo una collana indosso in un canale del Lido.
Un thriller degno dei romanzi di quell'inglese che vive in città e pretende di non essere tradotta in italiano per tema di querele o minacce, chissà.
Ma a frequentare un'emeroteca e spulciare le pagine di 'nera' fai scoperte che non credevi: che una modica quantità di morti ammazzati e di scippi e furti nelle case e nei negozi è entrata a far parte della 'normalità' cittadina e mina alla base la credenza che Venezia sia un'isola felice e niente di troppo spiacevole ti può accadere oltre allo stiparti come una sardina dentro i vaporetti e ricevere spintoni nelle calli stracolme dei carnevali e delle caldissime estati.
Leggenda metropolitana, quella della 'città felice', ribadita anche da un aristocratico un po' troppo sicuro di sé intervistato in un film-doc su Venezia: 'Veniceland', che alimenta il filone dei piagnistei inutili - tanto non si cambierà un filo nella trama del tessuto di questa città fittissima di turisti e grandi navi e nessun Mosè a salvarla dalle acque e nessuna 'buona amministrazione' che proponga idee condivisibili per il futuro.
E tra i 'misteri' di Venezia c'è l'evidenza dei troppi negozi passati di mano e gestiti da cinesi e bengalesi e sempre vuoti. Che, se passate per il mercato di Rialto, i fruttivendoli di colore non battono chiodo e restano aperti anche il pomeriggio, invano, e le domeniche.
Un commercio di pura sussistenza? Eppure comprano le licenze e pagano affitti non proprio miserabili - e i malevoli insinuano che siano attività di facciata e si azzarda perfino la parola 'mafia' che riciclerebbe i propri capitali sporchi per loro tramite.
E basterebbe un'indagine mirata della Guardia di Finanza per spegnere i 'boatos' e le malevole supposizioni, ma gli ispettori devono avere molto a caro la 'privacy' delle persone e delle aziende e da quelle caserme e uffici non si cava un ragno dal buco, né si trova un giornalista degno di questo nome che avvii un'inchiesta approfondita in merito, e restiamo con l'amaro in bocca per il fatto che chi ha ceduto le licenze lo ha fatto perché non si sopravviveva alla crisi dei consumi, ma quei dessi di colore e con gli occhi a mandorla invece si - e sarebbe istruttivo imparare da loro, se solo ce lo insegnassero e svelassero i loro 'misteri'.
E misterioso del pari è quel che succederà in via Piave, il nostro bronx metropolitano – dove i beni e gli immobili sequestrati a un boss cinese pare verranno risanati dal Comune e verrà avviato un piano di recupero e di nuova residenza. Suppongo di immigrazione, perché temo non sarà facile trovare gente indigena che si commetta in amorose convivenze in un quartiere ormai a maggioranza melting pot del più vario e diverso.
Chi vivrà vedrà, cari lettori – ed è certo che molto di quanto siete abituati a vedere nel resto del tempo che vi resta da vivere cambierà ulteriormente e in fretta. Fatevene una ragione.
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