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« L'America nella polvere.Cecità e impotenze »

Spalle al futuro

Post n°1469 pubblicato il 09 Gennaio 2021 da fedechiara
 

Plastiche metafore
A 'radiotremondo' è andato in scena il conflitto che divide il nostro tempo tra le ostinate 'spalle al futuro' che mostriamo e i balbettii informi e i suoni gutturali da cavernicoli mai evoluti di coloro che dibattono e si dibattono nella temperie culturale della 'guerra di religione' e gli epici 'scontri di civiltà' tra i Neanderthal islamici e i Sapiens-sapiens occidentali. E non è detto che la linea evolutiva del terzo millennio premierà questi ultimi, ahinoi.
Si dibatteva, infatti, accanitamente, sul tema del giorno: di guerre dichiarate e fanatismi un tanto al chilo di rappers imbecilli che sono accorsi ad arruolarsi sotto le bandiere del sedicente Califfato e sono tornati in patria, i marrani, per uccidere e fare le stragi comandate. E mentre andava in onda quell'avvilente dibattere e informare di guerre e assedi non petiti alla 'fortezza Europa' e ai liberi cittadini di una civiltà evoluta ma indifesa, l'audio di una difficile connessione tra alcune scuole di Roma e l'astronauta Cristoforetti dallo spazio si è intromesso e ha dato plastica metafora di quella dicotomia che ci avvilisce e imbruttisce: le stelle a cui faticosamente aspiriamo e, di sotto, il mattatoio folle e insensato dei Neanderthal assassini nelle terre dell'Occidente.
Si stava meglio quando si stava peggio e almeno il poema dantesco raccontava magistralmente - già nel Dugento – la sacra aspirazione umana di 'tornare a riveder le stelle' che oggi ci è negata, maledizione a loro.

09 gennaio 2015
Mala tempora currunt
Abbiamo un altro caso Salman Rushdie. Tocca a Michel Houellebecq di essere messo sotto protezione dei servizi segreti francesi e diventare un simbolo della 'libertà di penna' e pensiero in questo medioevo di ritorno che viviamo grazie all'importazione in Europa di centinaia di migliaia di immigrati di fede islamica. E lo stato di guerra in cui siamo precipitati dopo la strage di Charlie Hebdo è il contrappasso della 'pietas' e della compassione che abbiamo provato verso quei poveretti di 'rifugiati' che, nella cruda realtà delle cifre, erano meno del dieci per cento del totale e tutti gli altri, invece, immigrati economici o clandestini.
E il fatto che sia diventato politicamente poco corretto pronunciare o scrivere la parola 'clandestini' la dice lunga sulla auto censura che già abbiamo praticato e pratichiamo per tema di sollevare vespai e/o diventare bersagli dei fanatici assassini.
Ed ecco che la predizione letteraria di un presidente francese eletto da una maggioranza di figli dell'islam o 'fratelli mussulmani' che fino a ieri faceva sorridere oggi diventa questione rilevante di ordine pubblico e lo scrittore francese entra nell'ombra della sua stessa 'Soumission' che lo condanna a una vita blindata.
E che sia una guerra lo dimostrano le immagini di una Francia militarizzata e che riempie le strade di divise e uomini in armi, ma anche l'uccisione di una poliziotta in un rione meridionale di Parigi - col rischio concretissimo che certe periferie urbane 'melting pot' divengano territorio nemico dove intervenire solo militarmente. E Boko Aram, in Nigeria, ci conferma che è proprio l'Occidente e i suoi valori e i suoi modelli di vita che vanno distrutti e cancellati – e oggi si contano 2000 morti in una delle tante battaglie perse in partenza dall'imbelle governo nigeriano.
E ci vengono a mente le decisioni di inaudita durezza prese dal governo americano dopo la strage di Pearl Harbour contro gli immigrati giapponesi incolpevoli rinchiusi in campi di prigionia pur se sinceramente vocati all'integrazione nella loro nuova patria, ma erano decisioni precauzionali da tempo di guerra - e, se questa guerra che ci hanno dichiarato i fanatici assassini dell'islam radicale continuerà, forse gli strateghi dell'ordine pubblico delle nazioni dell'Occidente segneranno con matite
rosse le zone calde e a vigilanza speciale delle maggiori città.
Mala tempora currunt. Attrezziamoci.



 
 
 
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