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Filosofiche sopraffazioni.

Post n°1322 pubblicato il 13 Agosto 2020 da fedechiara
 

 

Sono sopraffatto. Dalla 'legge morale in me' confusa più che dal 'cielo stellato sopra di me' (neanch'esso così chiaro per via dell'inquinamento luminoso). 
Trascuriamo per un attimo queste deliziose cartine interne ai baci perugina riferite al grande filosofo tedesco e proviamo ad applicare il concetto di libertà relativo alla legge morale di alcuni accadimenti recenti della scena pubblica planetaria.

Secondo Kant la legge morale è un dato di ragione, la troviamo bell'e confezionata dentro il nostro complicato gioco neuronico, non è un precetto esterno dettato da sedicenti profeti lontani nel tempo e riferito ad un inconoscibile Dio soprastante – che pure, bontà sua, ci riconosce liberi, secondo il controverso assunto del 'libero arbitrio' di cui godremmo e che sfida la sua divina onniscienza.

Ci corre l'obbligo, quindi, di supporre che, sia i manifestanti delle rovinose (fuoco e saccheggi) manifestazioni dei 'Black lives matter', sia gli infuriati islamici che hanno fatto 'fuoco e fiamme' a Bangalore affinché l'autore di un post contro Maometto venisse arrestato e punito severamente, sapessero che la legge morale dentro di loro vietava quei comportamenti distruttivi e violenti contro le leggi degli uomini e, se l'hanno fatto, è, forse, per invocare la superiore legge dei diritti fondamentali dell'uomo (i Black lives) e la legge divina di cui il Maometto si disse profeta, or sono millenni fa. Capite bene che non se ne va fuori, di questo passo.

Quale legge morale è superiore e quale inferiore in quei contesti? E, aggiunta post moderna di impianto illuministico, è lecito (e morale) dubitare delle 'verità rivelate' da sedicenti profeti di ogni tempo e latitudine e denunciarne l'eventuale falsità o dobbiamo sottostare a questi moti di piazza violenti che vorrebbero toglierci la libertà di esprimere il nostro pensiero critico qualchessia? 
Il dubbio filosofico (e politico) è di estrema attualità, considerati i fatti tragicissimi accaduti a Salman Rushdie dopo la pubblicazione del suo libro 'I versetti satanici' e il massacro di una intera redazione di laici incalliti a Parigi (Charlie Hebdo) da parte di due angeli vendicatori islamico-radicali.

E il dubbio che gli va a seguito è: se e quanto dobbiamo tollerare, noi uomini fedeli alle leggi, questo genere di insorgenze violente che nulla hanno a che fare con il democratico diritto a manifestare il proprio e l'altrui pensiero o se è bene fare come in Bielorussia e mazzolare 'comme-il-faut' i manifestanti violenti per ricordare loro che non tutta la libertà è lecita, bensì assoggettata alle leggi. 
Leggi degli uomini, ben si intende, che hanno valore morale e di vincolo fintantoché altre leggi, di altre maggioranze parlamentari, non intervengono a modificarle.

Questo avevo in animo di dirvi in questo afoso giorno di agosto 13 foriero di temporali e frane in montagna. 
Statemi bene e, se possibile, freschi. Aerare e rinfrescare i neuroni, pare li faccia funzionare meglio. (Facciamoglielo sapere anche agli infiammati islamici oggi in piazza a Bangalore.)

 

 
 
 
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